“Mai più! Usi e abusi del Giorno della Memoria” del semiologo Ugo Volli: l’intervista

816
Giorno della memoria
Giorno della memoria
Ugo Volli
Ugo Volli

Ugo Volli è un semiologo, accademico, giornalista, autore e critico teatrale italiano. Professore onorario di Semiotica del testo all’Università di Torino, ha al suo attivo circa 200 pubblicazioni scientifiche e una quindicina di libri. In questi giorni è in libreria il suo ultimo lavoro letterario Mai più! Usi e abusi del giorno della memoria, Edizioni Sonda. Un testo breve, diretto e indispensabile, come tutti quelli che nascono dalla rapidità di trasmettere al lettore una verità storica e dolorosa, che, diversamente rischia di essere ostaggio di pregiudizi e contraffazioni dell’era contemporanea.

In questo libro ritrovo parte di me stessa, io, pioniera del Giorno della Memoria e ora grande disertatrice, non a caso, per le strumentalizzazioni che ho raccolto strada facendo, di città in città, di nazione in nazione, mai però quanto in Italia.

Ugo Volli, "Mai più! Usi e abusi del Giorno della Memoria"
Ugo Volli, “Mai più! Usi e abusi del Giorno della Memoria”

Ho cominciato con una Memoria rispettosa, discreta, sincera e l’ho vista sminuirsi di anno in anno, confiscata dall’opportunismo politico e prigioniera del protagonismo individuale di uno storico piuttosto di un politico; non è la quantità degli eventi che fa quella qualità che colpisce l’anima delle persone. Bisogna fare un distinguo tra tanto e ben fatto. Ben fatto non vuole significare bello, ma profondo, rispettoso e veritiero. Significa rivolgere mente e cuore a quello che è accaduto dagli anni ’30 fino al 27 gennaio 1945. La Memoria non è un accessorio moda che si può appaiare ad abbinamenti inopportuni. C’è questa tendenza vergognosa e inaccettabile che tenta di creare nuovi connubi storici, mescolando valore e ricordo con avvenimenti che non possono trovare alcun riferimento con il Giorno della Memoria. Il valore della Memoria è solo quello, per cui il giorno è stato Istituito con la legge n. 211 del 20 luglio 2000, artt. 1 e 2 successivamente  designato dalla risoluzione 60/7 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005, durante la 42ª riunione plenaria. La risoluzione fu preceduta da una sessione speciale tenuta il 24 gennaio 2005 durante la quale l’Assemblea generale delle Nazioni Unite celebrò il sessantesimo anniversario della liberazione dei campi di concentramento e sterminio nazisti e la fine dell’Olocausto. Punto.

A Ugo Volli chiedo in poche righe una sintesi del suo pensiero, non solo perché autore del libro “Mai più. Usi e abusi del giorno della Memoria”, perché profonde le espressioni più sottili e veritiere della lotta contro l’antisemitismo e della difesa di Israele, due fattezze inseparabili della stessa configurazione. Da buon amico, risponde:

“Stiamo all’argomento del libro. Bisogna chiedersi oggi se valga la pena di mantenere il Giorno della Memoria, criticata da molte parti. Io credo di sì. L’antisemitismo oggi si va espandendo, soprattutto nella forma di odio per Israele. I molteplici incidenti di uso abusivo dei segni della Shoà (la stella gialla, le divise a righe) per denunciare situazioni di disagio che non hanno il minimo rapporto e soprattutto alcuna gravità comparabile col genocidio degli ebrei, mostra un altro pericolo, la sua banalizzazione. C’è un terzo rischio, quello della confusione di tutti i genocidi e magari di tutti i disastri fino al Covid in un unico pasticcio, il cui solo insegnamento sarebbe la divisione dell’umanità in vittime e carnefici, con qualche santo che provvede ad aiutare i più deboli. Quest’analisi è superficiale e pericolosa. Ogni genocidio, ogni grande crimine storico, ha responsabili, condizioni culturali e interessi che l’hanno favorito e rischiano di riprodurlo: per la Shoà è stato l’antisemitismo, per il genocidio armeno la violenza di un imperialismo che non accetta di dissolversi e l’intolleranza islamica delle altre religioni. Bisogna usare le ricorrenze che ricordano questi crimini per studiarne la genesi e i rimedi, onde impedirne la ripetizione. Per La Shoà il meccanismo principale di difesa è oggi lo stato di Israele. Non si può essere davvero antinazisti se non si appoggia il diritto di autodeterminazione del popolo ebraico e dunque l’autodifesa di Israele.”

Secondo Ugo Volli vale la pena di ricordare il Giorno della Memoria, nel rispetto delle motivazioni per cui è stato istituito. La mia opinione è diversa perché spesso chi ricorda solo il 27 gennaio fuorvia: dovrebbe essere un giorno Istituzionale, dedicato al silenzio, alla riflessione e quel vissuto andrebbe ricordato tutti i giorni dell’anno.

Due opinioni diverse ma accomunate dagli stessi principi: da far sì che la non linearità diventi giuntura degli stessi sentimenti e degli stessi ideali.