Malore di una giudice al processo Bpvi durante la perizia del prof. Paolo Gualtieri (difese Zonin-Zigliotto): “baciate fatte con pochi, area grigia enorme”

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Gualtieri
Gualtieri al processo Bpvi

Al processo Banca Popolare di Vicenza è stato il giorno di Paolo Gualtieri, professore di Economia degli Intermediari Finanziari all’Università Cattolica privata di Milano, oltre che avvocato. Una consulenza tecnica portata dalle difese di Gianni Zonin e Giuseppe Zigliotto che ha richiamato nell’aula di Borgo Berga la presenza di un maggior numero di avvocati e giornalisti rispetto a quelle dei giorni scorsi.

La metodologia usata in questo caso ha avuto come obbiettivo una rappresentazione strettamente numerica, con oltre 122mila dati sulla base quelli forniti dai consulenti pubblico ministero. Una perizia complessa esposta dal professore con tecnicismi giuridici nelle pieghe dei diversi regolamenti bancari. Ma anche con alcuni passaggi presi dalle lunghe trascrizioni delle oltre cento udienze del processo Bpvi.

Alcuni presenti hanno lasciato l’aula già dopo un paio di ore, ma c’è da segnalare soprattutto in tarda mattinata il malore per la giudice a latere Camilla Amedoro dovuto ad un calo di pressione. Seduta sospesa dalla presidente del Collegio giudicante Deborah De Stefano che si è ritirata precipitosamente insieme ad Amedoro e all’altra giudice Elena Garbo, fissando la ripresa del dibattimento nel pomeriggio.

Il tema al centro dell’analisi del prof Gualtieri ha riguardato l’atto coordinato per il riacquisto azioni: “come ha dichiarato Carmelo Barbagallo in Senato, l’ex capo della vigilanza Bankitalia (ora nominato da Papa Francesco all’Autorità di Informazione Finanziaria in Vaticano ndr), in una banca popolare è normale che un soggetto sia allo stesso tempo finanziato e socio. Nelle Popolari si diventa soci non per guadagnare, ma per ottenere servizi: la logica non è finanziaria, ma di partecipazione”.

Gualtieri ha esternato diverse critiche al lavoro fatto dai consulenti tecnici di Bankitalia e

i numeri di Gualtieri

della Procura, sull’assistenza finanziaria e il nesso teleologico: “non c’è modo di verificare dagli atti del processo quanto ricorreva tra gli ordini e l’eseguito, i consulenti della procura nelle loro relazioni non hanno messo parametri temporali. Come si fa a dire di aver raggiunto la prova per un’assistenza finanziaria e la finalità del nesso teleologico per un atto coordinato portando esempi di 5 mesi o 10 mesi di distanza con importi di finanziamento modesto, anche per quanto riguarda gli aumenti di capitale“.

“L’area grigia – afferma il professore – è enorme, su molte posizioni avevamo nel nostro guppo di lavoro opinioni opposte, soprattutto per i tanti piccoli soci e le caratteristiche delle operazioni che hanno un’ampia soggettività. Avendo messo dentro tutto, il problema è che non si comprendono bene le caratteristiche. Secondo i consulenti dell’accusa i soggetti coinvolti aumentano, ma ci sono dentro tanti fisiologici che non rappresentano operazioni finanziate. Si tratta invece di un fenomeno molto concentrato, operazioni baciate sono state fatte con pochi. Ci sono anche dei piccoli, ma non nel numero che è stato descritto finora”.

“Si tratta – argomenta Gualtieri – di un fenomeno storico concentrato in 50 soggetti grandi dei quali 40 già le facevano dal 2012 e anche nel 2011, a causa dell’innalzamento dello spread. Si confonde lo sviluppo commerciale di campagne ai soci con le operazioni finanziate”.

“Tanti piccoli soci – continua – hanno detto di no alle operazioni baciate, secondo la nostra interpretazione dei numeri. Tutto l’errore è nelle posizioni piccole, il dottor Manni (ispettore Bce ndr) ha dichiarato che non si ricorda di aver trovato tanti reclami tra la clientela, poi quando le azioni sono passate a zero tutti hanno cercato di recuperare ovviamente”.

“Le prove di questo processo sono presuntive – conclude – bisogna mettere insieme altri elementi nelle aule giudiziarie”.