Maltempo, commenti dopo la grande paura: elogi ai bacini di laminazione e qualche frecciata all’Europa

561
Vicenza maltempo allagamenti stadio
Maltempo a Vicenza: dopo la grande paura, l'elogio dei bacini di laminazione che hanno scongiurato il peggio

Passata la grande paura, anche se i bollettini meteo non fanno dormire sonni tranquillissimi in regione, mentre la città di Vicenza fa i conti dei danni causati dallo straripamento del Retrone in alcuni quartieri e si lavora alacremente per prosciugare scantinati e ripulire strade, è già tempo di bilanci per capire come la città ha affrontato l’ondata di maltempo, che nonostante gli innegabili disagi e in alcuni casi devastazioni provocate, non ha avuto l’impatto drammatico del 2010.

Achille Variati, sindaco di Vicenza nel 2010, anno dell’alluvione

Lo ricorda bene l’europarlamentare Achille Variati, allora sindaco della città berica, che ha spiegato in una nota di aver seguito con apprensione, da Strasburgo, l’evolversi di quanto stava accadendo, riflettendo in particolare su tre concetti. Il primo, che fa eco a quanto sostenuto anche dall’attuale sindaco Possamai e dal presidente Regionale Zaia, è che «senza le grandi realizzazioni fatte dalla Regione, a partire dal bacino di laminazione di Caldogno, e per le quali mi ero io stesso battuto a lungo, o senza i tanti interventi fatti direttamente dal Comune per migliorare gli argini, oggi conteremmo danni molto peggiori.» Il secondo pensiero di Variati è che quanto fatto non basta, perché «l’estremizzazione dei fenomeni meteorologici porta a crisi rapide, intense, più difficili da prevedere, per cui serve investire ancora – e molto – per la messa in sicurezza del territorio.»

Infine Variati punta il dito sulla causa a monte di tutto questo, ovvero un territorio troppo sfruttato: “Quante altre giornate di tensione dovremo vivere – si chiede -, o quanti danni contare, prima di renderci conto che serve ridurre il nostro impatto ambientale, dalla cementificazione all’inquinamento al riscaldamento globale che acutizza questi fenomeni? Lo dico alla regione Veneto: è giusto chiedere lo stato di calamità, è giusto reclamare più risorse dallo Stato, ma è anche ora di rimboccarsi le maniche per affrontare una delle sfide più grandi del nostro tempo e del futuro – la sostenibilità.”

L'eurodeputato Sergio Berlato
L’eurodeputato Sergio Berlato

Il deputato italiano al Parlamento Europeo, on. Sergio Berlato (ECR – FDI) contrappone l’efficacia di bacini, rafforzamento degli argini e pulizia degli alvei a quanto prevede la nuova normativa europea: «La violenta perturbazione meteorologica avrebbe potuto provocare danni molto più ingenti se non si fosse investito in opere di prevenzione- sostiene Berlato -. La normativa sul “Ritorno alla Natura”, recentemente approvata dall’Unione Europea dalla maggioranza di centro sinistra, con il nostro voto convintamente contrario, vorrebbe abbattere argini e dighe per lasciare i corsi d’acqua liberi di scorrere e di inondare i territori circostanti, nel nome della pericolosa deriva ideologica animal-ambientalista. Con le elezioni dell’8 e 9 giugno 2024 – conclude – avremo l’occasione di riportare razionalità e buon senso in questa Europa».

Anche l’europarlamentare della Lega e membro del gruppo ID Gianantonio Da Re si rivolge all’Europa, presentando un’interrogazione alla Commissione europea affinché attinga dal Fondo di Solidarietà per il recupero dei danni causati dal maltempo in Veneto. «L’Europa ha la possibilità di dare il proprio supporto e non può certo tirarsi indietro – ha commentato l’eurodeputato – . I danni subiti per le piogge di questi ultimi giorni, specie nel Vicentino, sono ingenti ed è necessario ripristinare al meglio quanto prima la situazione». Come già accaduto in altre occasioni, aggiunge quindi Da Re: «si può attingere alle risorse economiche adeguate ed è per questo che ho chiesto alla Commissione la mobilitazione del Fondo di Solidarietà europeo da attivare quanto prima».

Chiara Luisetto (Pd), consiglio regione Veneto frane nel vicentino
La consigliera regionale Pd Chiara Luisetto

La consigliera regionale del Pd Veneto, Chiara Luisetto, nel riconoscere che Vicenza si è salvata dal disastro, ricorda che è necessario per il futuro intervenire anche sul Retrone. «Se infatti il bacino di laminazione di Caldogno ha indiscutibilmente salvato la città, i tanti allagamenti comunque subiti devono spingerci con spirito costruttivo a dare concretezza a quelle opere che già dal 2010 erano state individuate per mettere in sicurezza il bacino del Retrone. Dagli interventi sull’asta fluviale per il ripristino dell’assetto morfologico e l’eliminazione degli stati di criticità dei corpi arginali, a quelli sulla rete idraulica di bonifica e di scolo meccanico». Sono due le opere d’invaso importanti, secondo la consigliera Pd, una sul Torrente Onte (in comune di Sovizzo) e una sulla Roggia Dioma (nei comuni di Vicenza e Monteviale), per una capacità di laminazione totale di circa 1,1 milioni di metri cubi. «Bisogna poi – aggiunge Luisetto – realizzare la messa in sicurezza di un’area d’espansione naturale come quella di Sant’Agostino, che permetterebbe di invasare momentaneamente le acque portate dal Rio Cordano. Prevenzione è la parola chiave e ancora una volta ne abbiamo avuto le prove».

Anche il consigliere Giuseppe Pan (Intergruppo Lega – Liga Veneta), come Berlato, nell’elogiare quanto realizzato dall’amministrazione Zaia, critica le scelte UE. «Grazie al presidente Zaia e all’intervento dei Consorzi di bonifica – sostiene Pan – molti Comuni adesso sono al sicuro: sono stati realizzati 13 bacini dei 23 previsti, e a questi si aggiungono quelli avviati e quelli che a breve saranno completati. Abbiamo investito, in opere di difesa idrogeologica, 3,5 miliardi di euro; negli ultimi tre anni sono stati aperti 2.527 cantieri di difesa del suolo. A tutto questo si aggiungono ben 40 milioni di euro l’anno dedicati alle manutenzioni. Ora ci occorre un altro miliardo di euro per realizzare altre opere di difesa idrogeologica, che di fatto, per noi, sono degli investimenti sulla sicurezza in caso di precipitazioni intense.» Le condizioni climatiche, aggiunge ancora Pan, sono cambiate, le precipitazioni sono sempre più frequenti e violente, ed è necessario attivarsi per non farsi trovare impreparati, per non mettere a rischio i comuni, i paesi, le persone. «Ma mentre noi – conclude – pensiamo a proteggere le nostre case e i nostri concittadini, l’Europa pensa a lasciar scorrere i fiumi. Con l’approvazione della legge sul ripristino della natura si impone agli Stati membri di rinaturalizzare almeno il 30% degli habitat e chi va contro il ‘precetto verde’ rischia grosso. Ancora una volta l’UE dimostra un totale scollegamento dalla realtà».

Gli fa eco, con dichiarazioni sullo stesso tono Paolo Borchia, segretario provinciale della Lega Verona e vicesegretario della Liga Veneta, eurodeputato coordinatore ID in commissione ITRE e componente della commissione Trasporti al Parlamento europeo: «Se fosse per Bruxelles – sostiene Borchia -, il Veneto oggi sarebbe sott’acqua. La nostra regione si è salvata dall’ondata di pioggia di questi giorni grazie alle opere di contenimento: argini e bacini. Peccato che questa Europa, proprio con il voto a favore della legge sul Ripristino della Natura, si arroga il diritto di dare indicazioni sul ripristino di aree naturali – fiumi, aree agricole, aree a Natura 2000 ovvero le sponde dei corsi d’acqua – che potrebbero ostacolare la pianificazione di opere essenziali come le vasche di laminazione in Veneto. Purtroppo non è passata la nostra proposta (Lega-Gruppo ID) di rigetto di questo assurdo provvedimento: il testo, mal redatto e le cui norme hanno un impatto molto negativo sul sistema idrogeologico del Nord-est, è frutto della scellerata ideologia verde di Timmermans e compagni. In Europa assistiamo a imposizioni assurde impattanti per i nostri territori. Una cosa è certa, la prossima legislatura è vicina e se gli europei si sveglieranno si potrà rimediare ai numerosi danni dell’ideologia pseudo ambientalista di questa maggioranza».

Il deputato veneto della Lega Erik Pretto, intervenendo in Aula, insieme ai colleghi Giorgia Andreuzza, Ingrid Bisa e Dimitri Coin, ha sottolineato come Vicenza abbia affrontato una situazione potenzialmente distruttiva con danni importanti ma non paragonabili a quelli del 2010 grazie alla prevenzione, in particolare ai bacini di laminazione, la cui realizzazione non ebbe certo un iter facile: «Non fu facile ideare, progettare, finanziare e realizzare queste strutture, spesso contestate da chi, con profonda superficialità, è sempre pronto a dire no. Ma il buon amministratore sa di essere chiamato ad una visione di lungo termine, guardando ai grandi benefici del prossimo futuro piuttosto che alle piccole perplessità dell’oggi, e per questo dobbiamo ringraziare il Governatore Luca Zaia e la Regione del Veneto per aver avuto il coraggio di compiere scelte politiche determinanti. Questo è il nostro Veneto, che immagina e crea, lavorando con caparbietà: un esempio di buone pratiche di cui siamo assolutamente orgogliosi».

A margine, e con una visione più ampia, si pone il comunicato di Chiara Garbin, Coordinatrice Nazionale della Protezione Civile di FareAmbiente, sul tema “Eventi eccezionali e gestione del territorio”. In riferimento non solo a quanto appena accaduto a Vicenza, ma ai tanti eventi estremi che sono sempre più frequenti nel territorio italiano, Garbin suggerisce che i comuni non debbano solo gestire le emergenze climatiche, ma considerare le tematiche ambientali, territoriali e di protezione civile come una priorità quotidiana, passando quindi da un approccio reattivo a uno proattivo. «La gestione del territorio – dice Garbin – non può essere una questione isolata, ma deve coinvolgere una visione a lungo termine e sinergica. I comuni, in quanto unità amministrative più vicine alla comunità, possono svolgere un ruolo cruciale nel plasmare uno sviluppo sostenibile. Ciò implica considerare non solo la pianificazione urbana e la gestione delle risorse, ma anche l’educazione ambientale e la sensibilizzazione della comunità. Il cambiamento climatico è oggi un fatto incontrovertibile e gli eventi eccezionali sono la normalità, per questo dobbiamo costruire un domani più resiliente. È il momento di passare dall’analisi del problema alle azioni concrete.”