
Ieri, 15 marzo 2025, a Roma si sono svolte due manifestazioni contrapposte che hanno evidenziato le tensioni politiche e sociali riguardo al piano “ReArm Europe” e alle spese militari dell’Unione Europea.
In Piazza del Popolo, decine di migliaia di persone si sono riunite per una manifestazione pro-Europa, promossa dal giornalista Michele Serra. L’evento di Roma mirava a riaffermare i valori fondanti dell’Unione Europea e a sostenere l’unità del continente in un momento considerato critico per l’istituzione. L’evento mirava a riaffermare i valori fondanti dell’Unione Europea e a sostenere l’unità del continente in un momento considerato critico per l’istituzione. Tra i partecipanti, oltre a intellettuali, artisti e sindacalisti, erano presenti esponenti di vari partiti del centro-sinistra, tra cui la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, e il leader di Azione, Carlo Calenda. I manifestanti hanno sventolato bandiere europee e ascoltato interventi che sottolineavano l’importanza della democrazia e della coesione europea
Contemporaneamente, in Piazza Barberini, sempre a Roma, centinaia di manifestanti si sono radunati per protestare contro il piano di riarmo dell’Unione Europea. La manifestazione, organizzata da Potere al Popolo, Rifondazione Comunista e altre associazioni, ha visto i partecipanti esprimere la loro opposizione alle crescenti spese militari e al coinvolgimento dell’Italia in strategie belliche.

Durante la protesta, i militanti del Fronte Comunista (FC) e del Fronte della Gioventù Comunista (FGC), che hanno sfilato con uno striscione recante lo slogan «Contro riarmo e spese militari: no alla guerra imperialista!», hanno inoltre esposto cartelli che accusano i membri di governo Meloni e opposizione di centro-sinistra, oltre a Ursula von der Leyen, di essere “guerrafondai”.

I comunisti, che hanno scandito slogan contro la permanenza dell’Italia nell’Unione Europea e nella NATO, hanno, infine, diffuso il seguente comunicato: «L’UE ha annunciato il piano “ReArm Europe”: 800 miliardi per il riarmo, sottratti a sanità, istruzione e spesa sociale. Anche in Italia, il Governo Meloni aumenta le spese militari da 33 a 70 miliardi, allineandosi ai diktat NATO e USA, mostrando per l’ennesima volta la sua natura antipopolare e guerrafondaia.
Nella contro-manifestazione sono state bruciate bandiere dell’Unione Europea e sono stati esposti striscioni con slogan come “Non un euro per la loro guerra” e “Basta spese militari. Casa, scuole e ospedali”. I manifestanti hanno anche accusato le istituzioni di promuovere politiche imperialiste a scapito dei bisogni sociali dei cittadini.
Queste due manifestazioni parallele hanno messo in luce le profonde divisioni esistenti in Italia riguardo alle politiche europee di difesa e al ruolo del paese nello scacchiere internazionale. Da un lato, una parte della popolazione sostiene l’unità europea e le iniziative volte a rafforzare la posizione dell’UE nel mondo; dall’altro, gruppi politici e sociali esprimono preoccupazione per l’aumento delle spese militari e per l’allineamento dell’Italia a strategie considerate imperialiste, chiedendo invece maggiori investimenti in settori come la sanità, l’istruzione e il welfare.
Le manifestazioni di ieri a Roma rappresentano un chiaro segnale della necessità di un dibattito pubblico approfondito sulle scelte di politica estera e di difesa dell’Italia, nonché sulle priorità di spesa pubblica, in un contesto europeo e globale in continua evoluzione.