“Manifesto per la Nuova Scuola”: 15 punti programmatici su cui converge anche “Agorà. Filosofia in Piazza”

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Azioni programmatiche degli estensori del Manifesto per una Nuova Scuola
Azioni programmatiche degli estensori del Manifesto per una Nuova Scuola

Pubblichiamo di seguito alcuni importanti punti programmatici elaborati dal gruppo “La Nostra Scuola”, condiviso dall’associazione culturale “Agorà 33” e, nella sostanza, anche dal “Manifesto dei 500”. L’associazione si era già distinta per aver stilato un “Manifesto per la Nuova Scuola”, firmato anche da diversi docenti universitari e da intellettuali, tra cui Alessandro Barbero, Luciano Canfora, Chiara Frugoni, Carlo Ginzburg, Edoardo Lombardi Vallauri, Vito Mancuso, Dacia Maraini, Ana Millan Gasca, Tomaso Montanari, Filippomaria Pontani, Adriano Prosperi, Massimo Recalcati, Salvatore Settis, Gustavo Zagrebelsky, che mira a fare della scuola un’istituzione pubblica che possa dirsi autenticamente democratica, formativa, inclusiva e interculturale, così come recita la nostra Costituzione e come auspicano i documenti di carattere internazionale.

Noi di “Agorà. La Filosofia in Piazza” ci siamo occupati, a vario titolo, indipendentemente dagli estensori del Manifesto, sin dal 2020 di questi temi, perché siamo convinti che negli ultimi anni, dietro una serie di emergenze che imponevano decretazioni d’urgenza senza dibattito parlamentare democratico, la deriva della scuola sia stata evidente, sotto gli occhi di tutti, soprattutto di chi l’ha vissuta dal suo interno. Abbiamo cercato di documentare tale deriva in numerosi articoli (di cui segnaleremo i link tra i 15 punti programmatici degli estensiori del Manifesto), nonché in maniera più organica in un volume dal titolo Scuola pubblica e società (in)civile.

Ora, crediamo che l’occasione delle elezioni sia propizia affinché davanti al bivio, davanti al displuvio storico che preannuncia la débacle della scuola pubblica oppure la sua rinascita, si possa imboccare la strada giusta. Vogliamo risposte concrete dai politici che oggi si affannano per le loro improbabili alleanze, ma vogliamo anche che la classe docente – umiliata, offesa, tradita – forte dei suoi 850.000 voti, che possono arrivare a 1 milione, considerati tutti i lavoratori della scuola, si renda conto del suo potere politico e si possa presentare come una categoria compatta, in grado di proporre alternative concrete, anziché subire le riforme di accademici e universitari che hanno lentamente demolito la scuola pubblica.

Queste le 15 richieste prioritarie avanzate dagli autori del Manifesto per la Nuova Scuola, che nella sostanza anche Agorà. La Filosofia in Piazza condivide:

1) Revisione urgente delle norme per la costituzione delle classi (limite di 20 alunni per classe), con particolare attenzione ad una REALE riduzione della numerosità degli alunni in presenza di alunni con disabilità, senza vincoli di bilancio. Una didattica di qualità infatti può esistere solo attraverso la possibilità di dedicare più tempo a ogni singolo alunno (La scuola tra crescita intellettuale e sviluppo economico: sul paradigma pedagogico neoliberista del Ministro Bianchi);

2) Abolizione immediata della “Scuola di Alta Formazione” (prima che sopravvengano costi di creazione/gestione), che sostituisce un vero aggiornamento culturale con una para-formazione burocratizzata e che è stata introdotta contro il parere motivato di chi nella scuola lavora, dei sindacati di categoria, delle stesse commissioni parlamentari, attraverso la forzatura del decreto legge e del voto di fiducia: (Formazione dei docenti e valutazione meritocratica: l’ossessione inconcludente dei Ministri della Pubblica Istruzione; Riforma Scuola Bianchi: reclutamento e aggiornamento docenti, Scuola di Alta Formazione nelle mani di soggetti privati);

3) Definizione chiara delle funzioni, dei limiti e dei costi dell’INVALSI (vedasi rapporto Corte dei Conti), nella prospettiva della sua abolizione e del ripristino di forme di valutazione attinenti al reale lavoro scolastico (La retorica di una presunta riforma della scuola tra meritocrazia e scarsi investimenti);

4) Individuazione di modalità di reclutamento fondate sulla preparazione culturale e sostegno al libero aggiornamento dei docenti. Gli insegnanti non hanno bisogno di essere “addestrati” o “riaddestrati” a metodologie didattiche o a visioni totalitarie della pedagogia imposte dalla burocrazia ministeriale: hanno invece bisogno di individuare le priorità culturali ed educative verso cui indirizzare volta per volta l’aggiornamento delle proprie conoscenze, condizione indispensabile per realizzare appieno il principio costituzionale della libertà d’insegnamento: (Insegnanti a crocette al posto di educatori: il Ministero dell’Istruzione sblocca il concorso per docenti di Emanuele Follenti);

5) Superamento di un apparato para-aziendalistico (dirigente manager, mobility manager, middle management e simili) del tutto incongruente rispetto alla natura e agli scopi dell’istruzione pubblica (Il “docente esperto”, l’ultima trovata di un governo dimissionario per distruggere la scuola);

6) Abolizione immediata dei PCTO a favore di percorsi volontari di stage fuori dall’orario scolastico con parere decisivo dei consigli di classe (L’alternanza scuola-lavoro è il fallimento dei Licei. Precarietà, flessibilità e resilienza; Giovani contro sfruttamento e PCTO, destre europee a favore: bocciato emendamento UE contro tirocini non retribuiti);

7) Potenziamento degli insegnamenti disciplinari di base, con l’aumento del numero delle ore curricolari (Discipline STE(A)M nella scuola: la fine della cultura umanistica e letteraria);

8) Introduzione stabile della figura professionale dell’insegnante L2 (lingua italiana per i non madrelingua), in considerazione dell’aumento progressivo degli studenti stranieri nelle nostre scuole;

9) Reclutamento di psicoterapeuti qualificati per sportelli d’ascolto a disposizione ogni giorno di studenti, personale scolastico, famiglie, vista l’enorme crescita dei fenomeni di disagio giovanile e la necessità di sciogliere i nodi relazionali che possono crearsi all’interno del contesto scolastico (Una generazione privata della serenità: sugli squilibri psicologici ed evolutivi della DaD di Sabrina Germi);

10) Ripristino della commissione esterna agli esami della scuola secondaria di secondo grado (Esame di Maturità 2022 senza tema di italiano: la deriva della nostra lingua parte dal suo mancato esercizio di Emanuele Follenti);

11) Trasformazione delle ore di educazione civica e ambientale in insegnamento disciplinare, affidato a insegnanti realmente qualificati;

12) Seri investimenti nell’edilizia scolastica, cominciando da quella che è in questo momento una priorità, la possibilità cioè di arieggiare e ventilare le classi;

13) Rafforzamento dell’orizzonte nazionale dell’istituzione scolastica, “organo costituzionale della democrazia” e non insieme di progettifici, contro qualunque ipotesi di “autonomia differenziata”. In prospettiva, abolizione della legge 107 e riflessione del legislatore sui profondi danni provocati dalle norme che hanno introdotto la cosiddetta “autonomia scolastica”. Dopo venticinque anni, è chiaro a chiunque si occupi di scuola che un ripensamento dell’impianto dell’ “autonomia” è assolutamente indispensabile (Il Ministro Bianchi chiede più digitale, studenti e studentesse chiedono più scuola pubblica: la Quarta rivoluzione industriale di Big data; Piano Estate del Ministro Patrizio Bianchi per la Scuola: il vuoto di impegni come horror vacui di Teodoro Custodero);

14) Revisione degli stipendi del personale scolastico, che restituisca quanto perso nei molti anni di mancato rinnovo contrattuale, anche per ripristinare la credibilità sociale di una scuola che sia una priorità per il futuro delle nuove generazioni;

15) Elaborazione di un codice deontologico per tutti coloro che si occupano di scuola a livello dirigenziale, amministrativo, politico che, oltre all’esplicito divieto di trarre qualunque vantaggio personale dalla propria attività, imponga il rispetto nei confronti della professionalità dei docenti e la tutela della loro immagine pubblica, dopo un periodo in cui anche ai più alti livelli si sono sentite espressioni come “oppositori ideologici”, “fannulloni”, “addestrare”, “riaddestrare”. Sarebbe importante anche che le forze politiche prendessero l’impegno di scegliere come prossimo ministro dell’Istruzione, dopo le esperienze non esaltanti degli ultimi anni, una personalità di alto profilo culturale, che conosca a fondo la scuola e i suoi problemi.

L’auspicio è quello di abbandonare ogni differenza ideologica e tutti i protagonismi personali al fine di creare rete con i colleghi e le colleghe del Manifesto per la Nuova Scuola e con le altre associazioni di categoria per poter far sentire la progettualità di cui noi docenti siamo portatori.

Di Michele Lucivero e Andrea Petracca.


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a cura di Michele Lucivero

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