?Per mantenere alcune promesse che difficilmente garantiranno una crescita dell?economia, il Governo ha messo una grave ipoteca sulle prospettive di sviluppo del nostro Paese. Uscire dall?impasse nella trattativa con l?Ue evitando la procedura d?infrazione era essenziale, ma farlo usando le ?solite? e famigerate clausole di salvaguardia sull?Iva è una pessima scelta, che rischia di avere conseguenze disastrose sui consumi?. Sergio Rebecca presidente della Confcommercio di Vicenza – in una nota stampa – guarda con preoccupazione alle scelte del Governo sulla Legge di Bilancio.
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Se è pur vero che il pressing della Confederazione ha permesso di evitare aumenti dell?Imposta sul Valore Aggiunto nel 2019, ritrovarsi questa ?spada di Damocle? ancora pendente nel 2020 (con l?aliquota che passerebbe dal 22% al 25,2%) e nel 2021 (con l?aumento previsto al 26,5%) non risolve un problema essenziale del Paese: far ripartire la fiducia nel futuro da parte di consumatori e imprese e di conseguenza rilanciare i consumi interni.
Se dunque sui singoli provvedimenti della Finanziaria il giudizio di Confcommercio Vicenza è al momento sospeso, in attesa di vedere nei particolari tutte le misure che verranno adottate, sulla questione IVA le critiche sono già ?ad alzo zero?. ?Pensare che ad ogni acquisto effettuato più di un quarto del valore finisca in tasse è scandaloso ? afferma il presidente Rebecca ?, qui rischiamo di aprire ?un?era glaciale della spesa?. E in un Paese dove i consumi interni valgono l?80% del Pil il rischio recessione è dietro l?angolo. Certo ? aggiunge -, ora si affrettano a promettere che alla fine non si farà ricorso alle clausole di salvaguardia, ma non fanno altro che aggiungere incertezza ad incertezza. In fondo, diciamola tutta, chi può sapere se questo Governo sarà ancora lì a fine 2019 per neutralizzare questi improvvidi aumenti delle tasse??.
Per Confcommercio Vicenza, poi, aver ipotizzato un incremento dell?aliquota del 10% portandola al 13% è ancora più deleterio per l?economia italiana poiché colpisce in particolare un settore, quello del Turismo, che rappresenta una delle poche voci positive del nostro Paese: ?Questo aumento rischia di danneggiare la competitività del settore rispetto alla concorrenza estera, con Paesi che già oggi applicano regimi Iva ancor più agevolati?, rincara il presidente Rebecca, che si chiede: ?Quale potrà essere la programmazione dei grandi tour operator sull?Italia se c?è anche solo l?ipotesi che i prezzi aumentino almeno del 3% nel 2020? Qui ci bruciamo già una parte di quella crescita che il Governo ha previsto per far quadrare i conti?. Crescita, tra l?altro, su cui si punta proprio per la quadratura dei conti e per non far scattare gli aumenti Iva. Un bel corto circuito economico.