Il leghista Roberto Marcato, attuale assessore allo Sviluppo economico del Veneto, ha reagito ai dati impietosi conseguiti dalla Lega nel corso delle elezioni politiche del 25 settembre 2022 che hanno sì sancito una vittoria di coalizione, ma che anno anche mostrato numeri in forte calo per il Carroccio.
La Lega non è più primo partito in Veneto, come riportato in un nostro precedente articolo, e gli stessi vertici del partito hanno analizzato l’esito delle urne con toni agrodolci Salvini, e toni amari il governatore Zaia (leggi qui).
“La Lega – ha detto Marcato all’agenzia DIRE – deve immediatamente organizzare il congresso e riaprire spazi di confronto, tornando a interpretare il territorio. Se ciò non avverrà qualcuno dovrà prendersi la responsabilità di aver ucciso un sogno.
Quando ho visto i risultati definitivi mi è venuto male perché che ci fosse una flessione lo sapevamo tutti, ma che in Veneto Fratelli d’Italia ci doppiasse e ci sorpassasse il Partito democratico francamente non me lo aspettavo. Salvini stesso una settimana fa a Verona ha detto che il nostro obiettivo era il primato in Veneto. Ora vedere un risultato del genere non sta né in cielo né in terra”.
La reazione al voto è quindi “un dolore assoluto – aggiunge Marcato – perché io a questo partito ci tengo da morire. Ma c’è anche rabbia, perché in realtà da tempo io chiedo i congressi, chiedo una dialettica interna, chiedo di riappropriarci dei nostri temi, chiedo di essere più attivi sui temi dell’autonomia, del federalismo, delle partite Iva e secondo me un tracollo così si poteva evitare”.
Allora, cosa è realmente andato storto. “Evidentemente – commenta ancora il leghista – non abbiamo saputo interpretare il territorio e anche sul tema autonomistico qualcuno ha pensato che bastasse parlare di autonomia una settimana in campagna elettorale per far dimenticare ai veneti l’insuccesso su quel fronte”.
Può essere un cambio di leadership il sistema per venirne fuori, un po’ come sulla sponda dem, con il segretario Letta che ha annunciato che traghetterà il PD al congresso e che non si ripresenterà per guidarlo.
“Io ho qualche dubbio – dice allora Marcato -, perché il partito oggi è strutturato da commissari che sono stati messi da Salvini. Quindi immaginare che i commissari siano critici e facciano una critica vera la vedo un po’ dura.
Spero che chi non è commissario nominato dal federale possa avere la lucidità per un confronto: io non chiedo chissà quali cose astronomiche, io chiedo il confronto. Ora non c’è possibilità di trovare il luogo per confrontarsi, abbiamo bisogno di fare il congresso: serve il congresso e devono essere fatti tutti i congressi provinciali e regionali. Ma non fra sei mesi, un anno, due anni. Perché se andiamo avanti così tra sei mesi, un anno, due anni siamo tutti morti. Bisogna farlo subito il congresso, immediatamente, è una necessità vitale.
Se non si cambiano i fattori, perché dovrebbe cambiare il risultato? Cosa pensiamo, che improvvisamente la Lega inizia a macinare consenso, perché? Non è così che funziona. Bisogna capire cosa è successo e mettere in atto tutto quello che serve per continuare ad essere interpreti del territorio: noi siamo il sindacato del territorio”.
Nella sua ultima dichiarazione, Marcato non lesina una bordata a Salvini. “In certe parti d’Italia – ha detto – abbiamo visto quale era il radicamento. Basta sventolare la possibilità di un reddito di cittadinanza per prendere i voti. Noi dobbiamo prenderci i territori che siamo in grado di interpretare e rappresentare.