Marcella Di Folco, attivista trans omaggiata con una rotonda in Arcella a Padova

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Marcella Di Folco
Marcella Di Folco; credits: wikipedia

A Padova, nel quartiere Arcella, la rotonda tra le vie Aspetti e Vanzo è dedicata a una donna transessuale diventata donna negli anni in cui il concetto di transessualità non esisteva ancora. Si tratta di Marcella Di Folco, attivista LGBTQI+ e attrice di Fellini, Antonioni e Zeffirelli. Padova diventa così l’unica città nel Veneto e la seconda in Italia a dedicare un luogo a una persona transessuale (l’altro luogo è una piazza a Bologna, che porta anch’essa il nome di Marcella Di Folco) con un gesto forte a favore dell’inclusività.

L’infanzia di Marcella

Marcello nasce a Roma il 7 marzo 1943 in una famiglia in cui il padre fascista picchia e sottomette la madre. Fin da piccolo è curioso, inquieto e precoce tanto da consumare le prime esperienze all’età di otto anni. Già durante la fanciullezza intravede nella sorella Lilly la proiezione di ciò che avrebbe voluto essere, ma solo durante l’adolescenza maturerà la consapevolezza definitiva.

Orfana (da questo momento il femminile è d’obbligo) di padre all’età di dodici anni, Marcella si trasferisce dai Parioli a Largo Preneste. Negli anni seguenti studia al liceo scientifico e sperimenta una sessualità libera e sfrenata, accompagnandosi a coetanei e adulti. Viene soprannominata “Canna vuota” per la sua fisicità e andatura femminea e all’età di sedici anni si avvicina all’ambiente gay, in particolare quello che gravitava intorno a “il Pipistrello”, locale gay molto in voga tra anni ’50 e ‘60.

L’adolescenza di Marcella

A causa dalle difficoltà economiche Marcella abbandona gli studi liceali e parte per il militare, un’esperienza dura e umiliante che la segnerà profondamente. Rientrata a Roma trova lavoro come portiere presso l’Hotel Rivoli. È il periodo della Dolce Vita, con personaggi famosi che passano le nottate al Café de Paris in via Veneto. Dal 1965 Marcella comincia a lavorare al Piper, locale gestito da Bornigia e Crocetta. Qui conosce Renato Zero (amico storico di Marcella), Gabriella Ferri, Michelangelo Antonioni, Patty Pravo, Mia Martini… e altri professionisti dello spettacolo come i coreografi Franco Miseria e Franco Estill; negli stessi anni si avvicina anche all’ambiente del cinema frequentando il teatro Ambra Jovinelli e il cinema Volturno.

La consapevolezza della propria diversità

L’età della consapevolezza della propria diversità per Marcella è quella dei 27 anni: «si cominciavano a vedere le prime trans battere per strada, e magari ti fermavi a parlare e scoprivi una realtà che neanche immaginavi. Ho capito che c’erano delle possibilità anche per me, tuttavia la percezione esatta di ciò che ero l’ho avuta solo quattro o cinque anni prima dell’operazione.» Al “Paradise”, noto locale, assiste a uno spettacolo della compagnia di travestiti del Carrousel de Paris. «Stando a stretto contatto con quelle artiste presi coscienza del fatto che esisteva una realtà transessuale fuori dal marciapiede, mi resi conto per la prima volta che c’era la possibilità di esserlo senza prostituirsi».

Marcella di Folco

Il cinema

L’incontro casuale con Federico Fellini, colpito e affascinato dalla sua fisicità atipica, segna l’inizio per Marcella di una brillante carriera cinematografica. Nel 1969 debutta al Teatro Cinque di Cinecittà nel Fellini Satyricon (nel cast è presente anche l’amico Renato Zero). Lavora altresì con Fellini e Zeffirelli. «Ho girato film fino all’80 e tutto è finito quando ho cambiato sesso. La mia carriera avrebbe potuto essere brillante, (…) ma la mia priorità era e restava quella di operarmi e sapevo che, da trans, non avrei avuto più possibilità di lavorare.»

L’operazione di Marcella

Per racimolare la somma necessaria all’intervento Marcella lavora per tre anni come operatrice intercontinentale presso l’Italcable e dal ’74 inizia a sottoporsi alle cure preliminari presso l’ospedale Fatebenefratelli pagando un ticket di 500 lire. In particolare, seguita da un endocrinologo e da una psicologa comincia l’assunzione di antiandrogeni per inibire il testosterone. Nell’agosto 1980 si opera a Casablanca e, divenuta ufficialmente Marcella Di Folco (sebbene per la carta d’identità dovrà attendere il 1984), si dedica alle prime battaglie politiche all’interno del MIT, il Movimento Italiano Transessuali.

Simbolo transessualità

Il trasferimento a Bologna

Nel 1986 lascia Roma e si trasferisce a Bologna. In questa città inizia per Marcella un periodo molto duro in cui, non riuscendo a trovare un lavoro per via della sua transessualità, per fronteggiare la grave condizione economica decide di prostituirsi. Nel 1988 Marcella diventa presidente del MIT e fonda un consultorio per l’identità di genere (poi assimilato ufficialmente dall’A.S.L. di Bologna). Importante, appassionato e costante anche il suo impegno in politica.

Nel 1990 viene eletta consigliera circoscrizionale del quartiere bolognese di Saragozza; nel 1995, al fianco del gruppo politico dei Verdi, viene eletta consigliera comunale di Bologna; nel 1997 assume la carica di vicepresidente dell’ONIG (Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere); nel 2000, grazie alle sue battaglie, ottiene l’istituzione della Commissione “Diritti per l’Identità di genere”; gli anni tra il 2001 e il 2006 la vedono adoperarsi in diverse candidature, l’ultima in ordine di tempo quella per il Senato della Repubblica (circoscrizione Emilia-Romagna, Verdi). Il grande primato di Marcella è quello di essere stata la prima donna transessuale nel mondo a ricoprire una carica pubblica. Nel 2014 la sua storia è stata narrata dal regista Simone Cangelosi nel film documentario Una nobile rivoluzione (presentato al Torino Film Festival).

La morte

Ha vissuto i suoi ultimi giorni nella struttura dell’Hospice Bentivoglio, poco fuori Bologna. I suoi funerali sono stati celebrati il 10 settembre 2010 a Bologna nella chiesa di Sant’Antonio da Padova. Don Giovanni Nicolini l’ha omaggiata con queste parole: «La sua vita l’ha portata a condividere il dolore e l’esclusione dell’uomo. Ha sopportato tante discriminazioni. Prego perché Marcella, che ha abbattuto tanti muri, ci aiuti a fare altrettanto.»