Una delle pagine sportive più belle della storia vicentina, è rappresentato dalla conquista, nel 1997, della Coppa Italia. Uno straordinario successo che, a distanza di ventidue anni, vive indelebile nella mente di tutti gli sportivi, il momento più alto, sportivamente parlando, della città di Vicenza. Da molti definita “favola”, il successo della squadra di Guidolin fu costruito col duro lavoro, progredendo costantemente anno dopo anno, arrivando fino a Stamford Brigde, nella tana del Chelsea di Vialli e Zola che iniziava il suo lungo cammino verso l’elite del calcio mondiale.
L’Avioncito, via Montevideo, atterra a Vicenza: è amore a prima vista
Quel Vicenza, quindi, non fu frutto del fato e dell’improvvisazione. E la conquista della Coppa Italia non avvenne per demeriti altrui, ma per la straordinaria unità di intenti tra società, squadra e guida tecnica. Mattoncino dopo mattoncino, giorno dopo giorno, il successo giunse al termine di tre anni meravigliosi, iniziati con la promozione in Serie A e proseguita, l’anno seguente, con una comoda permanenza nella massima serie. La stagione successiva, però, fu quella che consacrò Vicenza nell’olimpo del calcio italiano, grazie ad uno splendido ottavo posto (47 punti), impreziosito dalle vittorie contro le tre grandi del calcio italiano: Milan, Juventus e Inter. Il piccolo Lanerossi,di fatto, era l’unica compagine in grado di dar fastidio alle cosiddette sette sorelle. E la vittoria della Coppa Italia, proprio in quella stagione, fu la meravigliosa ciliegina sulla torta.
Gli attaccanti, nella maggior parte dei casi, sono i calciatori che, al pari dei fantasisti, fanno brillare il cuore e la mente dei tifosi. E quel Vicenza, al centro dell’attacco, poteva vantare una prima punta possente e combattiva, proveniente da una terra, l’Uruguay, famosa per il carattere indomito e battagliero dei propri abitanti: Marcelo Otero. Dopo aver mosso i primi passi nel calcio professionistico con la maglia del Rampla Juniors, l’Avioncito, come veniva soprannominato in patria, spiccò il volo con la maglia del club uruguagio più famoso e prestigioso: il Penarol de Montevideo. Con la maglia giallonera, Otero disputò tre campionati uruguaiani, vincendo altrettanti titoli nazionali.
Copa America, Coppa Italia e il poker di Firenze: momenti epici della carriera di Otero
Gli osservatori del Vicenza, alla ricerca di un attaccante in grado di reggere l’onda d’urto della Serie A appena conquistata, gli misero gli occhi addosso. E nell’estate del ‘95, durante la Copa America, capirono, concretamente, di avere fra le mani un attaccante di grande valore. Otero, infatti, fu uno dei protagonisti assoluti di quella manifestazione, che vide trionfare l’Uruguay grazie anche al suo fondamentale apporto, testimoniato anche dalle reti messe a segno contro Bolivia (quarti di finale) e Colombia (semifinale). L’impatto di Marcelo con la Serie A fu estremamente positivo: 12 goal che contribuirono alla salvezza della squadra biancorossa. Otero, come tutta quella fantastica compagine guidata da Guidolin, si consacrò definitivamente nella stagione successiva, quella, per l’appunto, della vittoria in Coppa Italia: nonostante non venne mai convocato nel finale di stagione, mise a segno 13 reti oltre ad elargire innumerevoli sponde, imprescindibili nello sviluppo del gioco offensivo di quel Vicenza. Fra i momenti epici, le quattro reti segnate al Franchi di Firenze, un poker degno dei migliori casino sites, restano nel cuore di tutti i calciofili vicentini.
La terza stagione in biancorosso, però, non fu altrettanto entusiasmante. Il rapporto con Guidolin non fu più idilliaco, complici anche le scelte tecniche del tecnico veneto, che gli preferiva Pasquale Luiso come riferimento offensivo. Una stagione opaca, condita da due sole reti in campionato ed un goal, a Roda, nei quarti di finale della Coppa delle Coppe. Otero scese in campo, per soli otto minuti, anche a Stamford Bridge, nell’ultimo atto europeo del Vicenza Calcio. Una fugace apparizione, però, che non cambiò l’esito di quel match, il cui destino fu deciso, ad un quarto d’ora del termine, dalla marcatura di una leggenda del calcio gallese, Mark Hughes. L’ultimo anno di Marcelo fu, perlomeno a livello personale, decisamente migliore. L’Avioncito raggiunse, nuovamente, la doppia cifra realizzativa, grazie anche al cambio della conduzione tecnica. I dieci goal messi a segno, però, non bastarono a garantire la permanenza nella massima serie. La carriera di Otero, di fatto, terminò in quel momento. Gli ultimi anni sul rettangolo verde, infatti, furono contraddistinti da cocenti delusioni. Ma nel cuore dei tifosi del Lane, Marcelo è ancora l’ariete di quell’indimenticabile Vicenza.