Più i giornali perdono lettori, più parlano di politici senza elettori. Senza mai domandarsi se non ci sia per caso un nesso causa-effetto (Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio). È come se un irrefrenabile impulso suicida o un mortifero algoritmo imponesse uno spazio fisso per personaggi e argomenti che stanno sulle palle a tutti o non fregano niente a nessuno. Una tassa da pagare, anzi da far pagare agli sventurati che ancora si trascinano in edicola sperando di avere in cambio qualche notizia.
La prelibatezza più in voga è l’intervista giornaliera a tal Renzi, il cui successo sui media è inversamente proporzionale a quello nelle urne. Da un mese, quotidianamente intervistato da maggiordomi e cameriere, ripete che il divieto di prendere soldi da governi extraeuropei è “ad personam” contro di lui, infatti “Berlusconi non l’avrebbe mai votato” (fece solo 80 leggi ad personam: esempio azzeccatissimo), insomma una “norma sovietica” e “sudamericana” (notoriamente l’Unione Sovietica era in Sudamerica).
E nel personale di servizio nessuno interrompe mai il pianto greco per obiettare che: 1) il divieto per i senatori vale già per i deputati italiani ed europei; 2) se colpisce solo lui è perché c’è un solo parlamentare in tutt’Europa che si fa pagare dal regime criminale saudita di bin Salman: lui.
Un altro imprescindibile desertificatore di urne e di edicole è Paolo Gentiloni (parlandone da sveglio). L’altro ieri campeggiava sul Corriere con foto “mentre lascia l’ufficio di Bruxelles” e titolo: “Il centrosinistra e lo scettro del ‘Federatore’. Le carte in mano a Gentiloni”, che “tornerà a parlare”, è “una riserva della Repubblica”, ha un “curriculum poderoso” e si porta su tutto: “federatore” del centrosinistra o del centro, sempreché qualcuno voglia farsi federare da lui, “premier” e persino “punta di diamante” di qualcosa.
Casomai qualche lettore fosse sopravvissuto, ecco il sommario da ko: “Delrio lancia Comunità democratica con Prodi e Ruffini”, ma pure “padri nobili come Castagnetti” (mai più senza), insomma “Delrio chiede una maggiore accoglienza e spazio, nel Pd o anche fuori dal Pd” (una sciarada: non si vede perché un deputato del Pd come Delrio dovrebbe chiedere accoglienza nel Pd né a chi si dovrebbe rivolgere per avere accoglienza fuori dal Pd).
Onde evitare che altri ectoplasmi si adontino, Rep svela “Chi conta a Bruxelles: Euronews promuove Draghi e Letta” (ormai sono citati in coppia, come Ric e Gian). È il vantaggio della post-democrazia: i voti sono un handicap. Anche Macron sceglie i suoi premier trimestrali esclusivamente fra i senza voti: meno ne hai, più sei bravo. E pure bello. Rep segnala “la somiglianza di Bayrou con Richard Gere”. Un fico spaziale. Ma mai come Renzi, Gentiloni, Delrio e Castagnetti, che sono sputati Brad Pitt.
Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano