Marea antifascista, video-racconto del corteo con… assembramento. Ma non per i selfie

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In pochi si aspettavano, tra cui gli stessi organizzatori, una partecipazione tanto massiccia alla manifestazione antifascista di giovedì sera a Vicenza. Dopo il nostro primo servizio quasi in tempo reale, sopra un breve video racconto della serata che ha prodotto numerose polemiche (qui la dichiarazione del vicesindaco Tosetto, dato che Rucco era fuori sede) anche sull’assembramento. Che effettivamente c’è stato, trasgredendo alle regole, ma almeno è stato fatto per difendere un principio costituzionale come l’antifascismo. E non per fare selfie.

É dai tempi delle mobilitazioni No Dal Molin che non si vedeva una manifestazione così imponente e numerosa contro le politiche dell’amministrazione comunale“, fanno sapere dal Centro sociale Bocciodromo, promotore dell’iniziativa antifascista, ma alla quale hanno aderito, senza bandiere, anche i partiti del centrosinistra e alcuni sindacati.

“Il primo maggio – ricordano – quando l’emergenza covid-19 era in una fase ben più acuta, li abbiamo visti manifestare in campo Marzio forzando anch’essi, con la presenza dell’assessore regionale Elena Donazzan la quale ora invoca ipocritamente e strumentalmente denunce e sgomberi, il divieto di assembramento e di manifestazione”.

A corto di argomentazioni politiche, gli esponenti locali di centrodestra, dalla Lega a Fratelli d’Italia passando per la Donazzan, spostano il discorso pubblico dal piano dei contenuti politici alle accuse “personali” al corpo collettivo del Centro Sociale. Tva Vicenza poi, ci mostra l’ira e l’indignazione di alcuni commercianti del centro, cercando di fare passare il solito messaggio che è colpa delle manifestazioni se non ci sono clienti e gli affari non vanno come dovrebbero“.

“Siamo consapevoli – conclude il Bocciodromo – della legittima preoccupazione sulle prospettive, sulla sostenibilità di queste attività economiche e soprattutto delle condizioni di lavoro dei dipendenti, già prima estremamente precarie ed intermittenti, ma forse bisognerebbe avere il coraggio di dire che le cause di questa situazione difficile vanno individuate nella criminalizzazione della “movida”, intesa come bisogno di socialità ed aggregazione giovanile, e nelle politiche sul decoro e la creazione della città vetrina”.


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