E’ Preside dei Licei di Valdagno. Ha un passato importante nella politica comunale. E come donna deve convivere con un problema di salute, che ci ha raccontato con coraggio. Si tratta di Maria Cristina Benetti, che non smette mai di combattere e di essere un esempio di forza e determinazione per studenti, cittadini e persone di qualsiasi età. In esclusiva per noi, si racconta a tutto tondo.
Lei è Preside dei Licei di Valdagno. Com’è il mondo della scuola oggi? Come si sta evolvendo rispetto al passato? Quali nuove sfide devono affrontare i ragazzi?
“La scuola è una realtà complessa, è uno spaccato della vita quotidiana e della società che ci circonda con tutte le stesse problematiche, i disagi, le contraddizioni e le esperienze meravigliose. Rispetto al passato la scuola si fa carico di tutto ciò che riguarda i ragazzi, e non solo per quanto riguarda l’apprendimento. Non si limita a trasmettere nozioni e chiederle indietro al momento della verifica, ignorando il contesto personale, familiare, culturale, come accadeva ai miei tempi. Oggi si motiva alla conoscenza tenendo conto degli stimoli a cui sono sottoposti gli studenti, dei loro apprendimenti informali e non formali, della trasversalità delle discipline, degli stili cognitivi in continua evoluzione a seguito dell’utilizzo delle tecnologie. I ragazzi devono acquisire competenze che consentano loro di sapere e volere mettersi continuamente in gioco, di adattarsi a realtà lavorative e culturali in cambiamento continuo e veloce, di imparare e re-imparare, di leggere la realtà, perché devono affrontare un’epoca in cui il posto fisso sarà solo il tormentone del film di Checco Zalone”.
Lei ha un passato nella politica comunale della città. E’ stata consigliere e capogruppo di Scegli Valdagno nel precedente mandato Acerbi (2014-2019), assessore all’istruzione, cultura e pari opportunità nel secondo mandato Neri (2009-2014), assessore alle politiche giovanili, comunicazione, pari opportunità, gemellaggio, volontariato nella seconda parte del primo mandato Neri (2007-2009) Come ha vissuto l’esperienza politica?
“Non ne volevo sapere quando l’ex Sindaco Alberto Neri mi ha chiamato proponendomi l’incarico di assessore esterno, mi ha rincorso da dicembre a marzo… poi non ricordo bene come è andata, ma a marzo ho iniziato. Non è stato semplicissimo, ero assolutamente estranea alla macchina amministrativa e ho dovuto studiare molto per capire come muovermi. Sono stata fortunata perché sono entrata in una Giunta in corsa ma l’affiatamento è stato immediato e notevole, come pure la fiducia riposta in me. Dopo le preoccupazioni e le paure iniziali, condividendo ogni singola scelta con il Sindaco Neri e con la Giunta, ho scoperto quanto è bello lavorare e impegnarsi per la propria città. Quindi nel 2009 e nel 2014 mi sono confrontata con il voto dei miei concittadini, e la risposta delle urne mi ha riempito di soddisfazione e di orgoglio per il riconoscimento del lavoro svolto.
Difficile decidere cosa raccontare, troppe cose, troppi eventi, troppe scelte, troppi incontri, troppe emozioni. Non è sempre stato facile, anzi. E’ significato rinunciare a tanto della mia vita privata, anche perché ho un brutto carattere e quando mi prendo un incarico ci metto tutta l’energia e l’impegno che ho, dò il mio massimo (anche se magari il mio massimo può essere poco per qualcuno, ma quello è…). Certo una cosa mi è ora ben chiara: non sono tagliata per fare politica, perché non riesco a non dire quello che penso, non mi faccio tirare per la giacca e, sia nel mio lavoro che come amministratore, ho sempre trattato le questioni dei miei amici allo stesso modo di quelle delle persone che incontravo per la prima volta, e questo a volte… non piace”.
Come donna lei ha anche un trascorso di malattia, alla quale sta tenendo testa alla grande. Se la sente di raccontarcelo? Da cosa deriva la sua grande forza d’animo? Dalla dedizione al lavoro? Dalla famiglia? Cosa le dà tanta forza?
“Eh… dal 29 maggio 2017, giorno della mammografia annuale a cui sono solita sottopormi, tutto è cambiato, è iniziato il tutto, una specie di tunnel dove sono entrata e in cui i tempi e gli impegni erano scanditi dal Centro Donna-Breast Unit. Sono eccezionali, ti affidi e vai avanti.
La mia meravigliosa compagna di stanza Daniela, che purtroppo è mancata (nonostante la sua forza la “bestia” se l’è portata via), e le parole di un medico che la sera precedente, venuto nella mia stanza e vedendomi molto seria mi ha detto: “Di che cosa si preoccupa, domani a quest’ora i tumori (erano tre) non ci saranno più!”, la vicinanza degli affetti, la presenza di mia sorella hanno fatto sì che il 19 luglio entrassi in sala operatoria incredibilmente serena. A fine agosto ero già a scuola per gli scrutini delle verifiche dei sospesi.
Quando, dopo la tormentosa attesa degli esiti dell’istologico, il dott. Graziano Meneghini il 7 settembre 2017 mi ha detto “Lei è una donna fortunata”, io gli ho creduto e questo è bastato a ripagarmi di mesi di sofferenza e angoscia: niente necessità di svuotamento ascellare, cicatrice quasi invisibile, niente chemio, solo radio e tamoxifene per 5 anni, nessun danno permanente, controlli semestrali. Ok, l’antitumorale mi crea ritenzione, sono ingrassata, sono piena di doloretti e ogni tanto cado… ma tant’è, frattura del ginocchio a parte… va tutto bene, sono qui, ho ripreso la mia vita di sempre, certo, mi stanco di più ma forse è anche l’età, no?
La forza? Lei è proprio sicura che io sia così forte? Non è stato facile, non lo è stato neanche per la mia famiglia e per il mio compagno Simone, che mi è sempre stato vicino. Ho avuto bisogno di tutti loro e tutti loro sono stati eccezionali con me. Ho avuto e ho alti e bassi. La mia carissima nipotina, che al tempo aveva 7 anni, rinunciava ai suoi giochi e passatempi estivi per starmi accanto durante la mia convalescenza: è stata meravigliosa ed energizzante, con lei non si può non sorridere e non rasserenarsi, è semplicemente un gioiello, un continuo raggio di sole nella vita di tutti noi.
Certo il mio lavoro è totalizzante, non puoi esserci a metà, non puoi avere la testa altrove, non saprò mai se ho fatto bene a tornare subito o se sarebbe stato meglio prendermi i tempi di riposo che mi erano stati consigliati. Ma non si tratta di un lavoro come un altro, non ci sono i supplenti dei dirigenti, e lei sa che le reggenze hanno creato non pochi problemi negli anni passati, quindi ho ritenuto di tornare presto e fare del mio meglio”.
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