Mariella Cavallaro vuol riportare in alto la pallavolo femminile biancorossa con il Vicenza Volley.

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Mariella Cavallaro
Mariella Cavallaro

(Articolo da VicenzaPiù Viva n. 6, sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr).

Nel 2001 l’aveva già chiamata il presidente della Minetti ma era in dolce attesa.

Nella pallavolo veneta è un’istituzione, una garanzia tinta di rosa che tra esperienza e competenza ha vissuto tante avventure nella sua regione e non smette di inseguire nuovi traguardi. Stiamo parlando di Mariella Cavallaro, padovana e attuale coach di Vicenza Volley in B1 femminile dove con la società del presidente Andrea Ostuzzi insegue il sogno-play off delle beriche. “Sono nata con la passione dello sport trasmessa da mio padre – racconta Mariella di se stessa -. Ho iniziato con l’atletica arrivando ad allenarmi e gareggiare con la campionessa Gabriella Dorio ma sul più bello ho dovuto smettere per problemi fisici. Mi sono sempre divisa tra studio e volley conseguendo una triennale in radiologia e una quasi laurea magistrale in economia (mancherebbero 4 esami) e tutto sempre lavorando ed allenando, si perché la mia vita da giocatrice di pallavolo è stata breve, solo qualche anno arrivando ad essere nella rosa di una serie B padovana. La passione per l’insegnamento ha avuto il sopravvento e mi sono dedicata alla carriera di allenatrice. Devo dire che per fare quello che ho fatto molto lo devo alla mia famiglia che mi ha supportato nelle scelte e mi è stata vicina, non sarei arrivata dove sono senza il loro supporto e la mia passione è diventata anche la loro. Per il resto mi divido tra il lavoro nella radiologia universitaria di Padova, i ragazzi del primo anno della triennale di radiologia, la pallavolo e la famiglia con un figlio. Rimane veramente poco per qualsiasi altra cosa».

Stagione 1995
Stagione 1995

“Da ragazzina – racconta Mariella riavvolgendo ora il nastro della propria carriera – giocavo da centrale, ma fin da giovanissima ho seguito un corso allenatori; a 21 anni ho conseguito il terzo grado a Norcia, nel 1989, risultando una delle più giovani se non la più giovane a poter allenare in serie A. Avevo iniziato con una Prima divisione maschile a Padova nelle cui fila giocava Leo Morsut (poi approdato in A1), che adesso ha una brillante carriera di ricercatore in America. Poi sono passata al femminile, dove ho guidato a Codevigo una delle primissime formazioni under 18 impegnate in serie D, una rarità all’epoca. Queste giovani hanno fatto molto bene e questo mi ha permesso di diventare selezionatrice provinciale Fipav Padova dal 1996 al 1999. Nel frattempo, ho conosciuto la serie B1 come seconda a Sarmeola e al Petrarca: studiavo l’avversaria di turno oltre a essere responsabile tecnico del settore giovanile, ruolo che ho sempre portato avanti nelle esperienze da vice. Poi venne la prima esperienza da primo allenatore in B1 al Sartori Petrarca Padova e proprio alla mia prima esperienza con quella maglia abbiamo subito festeggiato la promozione in A2 nel 1999-2000. Il libero era l’allora sedicenne Isabella Zilio, poi approdata nelle nazionali giovanili azzurre e in prima squadra a Vicenza”. Quindi Mariella Cavallaro svela un aneddoto. “All’epoca non c’erano programmi computerizzati o scoutman per rilevare le statistiche, si lavorava con le cassette VHS, la tattica veniva scritta a mano, le traiettorie disegnate. Segnavi i minuti esatti delle azioni per fare rivedere in video le situazioni in cui erano presenti determinate rotazioni o azioni ed era tutto un avanti-indietro con il telecomando.

Stagione 2003-2004
Stagione 2003-2004

Per lo scambio delle cassette tra club c’era la spedizione rigorosamente fatta il lunedì, anche se c’erano i furbi che te la spedivano il martedì… Talvolta capitava di trovarti fisicamente a metà strada al lunedì per lo scambio, mentre le società più ricche inviavano persone a filmare la partita interessata”.
Altra curiosità che oggi farebbe scalpore: “Alla Petrarca Padova c’erano tanti sport di importanza nazionale sotto la stessa egida, una società gestita dai gesuiti; alle riunioni dei presidenti potevano essere presenti solo maschi e noi che eravamo la squadra femminile con un’allenatrice donna e una presidente donna (Giovanna Sartori) non potevamo partecipare”.
Il presente si chiama Vicenza Volley, ma il rapporto con la città berica sarebbe potuto iniziare ben prima. “Nel 2001 l’allora presidente della Minetti, Giovanni Coviello, mi chiamò per allenare la seconda squadra, quella giovanile del Vicenza in B1 dove tra le atlete c’era anche “Moky” De Gennaro, mentre la prima militava ai vertici in A1. Io però ero incinta e dovetti declinare la proposta”. Dopo aver partorito, sono arrivate esperienze alla Megius Padova partendo dalla B1 e quella di selezionatrice regionale femminile del Veneto, seguendo anche le nazionali giovanili azzurre in alcuni stage quando i tecnici erano Davide Galli, Marco Mencarelli e Angelo Lorenzetti.
Ancora Padova, poi, questa volta declinato al maschile: “Ho avuto la possibilità di fare l’assistente in A1 a fianco di Mauro Berruto, allenando anche in prima persona l’under 20”. Dal 2007 ancora volley rosa padovano con il Valsugana di Adriano Bilato, Micromeccanica (B1 dal 2007 al 2009), Policart Juvenilia (B1, 2010/2011) e Pool Patavium, progetto giovanile tra il 2011 al 2013. “Questa avventura mi ha dato tante soddisfazioni, lavorando su ragazze che poi sono approdate in A o B: in generale non poche ragazze o ragazzi che
ho allenato hanno avuto traguardi importanti raggiungendo anche le nazionali giovanili”.
Si arriva all’ultimo decennio: “Dopo la stagione a Le Ali Padova B1, nel 2017-2018 è arrivata la chiamata di Vicenza, che mi era rimasta nel cuore.

2008, Valsugana, B1
2008, Valsugana, B1

Il progetto nuovo mi ha colpito e ho detto sì al presidente Andrea Ostuzzi senza avere la garanzia che fosse B2 o B1, così ha fatto anche Elena D’Ambros, libero storico dei primi anni di questo progetto. Abbiamo iniziato con un quarto posto con una squadra costruita all’ultimo in B1, poi abbiamo centrato il secondo posto in Coppa Italia organizzata in casa e arrivati alla finale play off. Nell’anno stoppato dal Covid mi sono concentrata sul settore giovanile iniziando a muovere i primi passi da direttore sportivo, ruolo dove poi nella stagione successiva ho festeggiato la promozione in A2, mentre in panchina c’era Luca Chiappini”. Il resto è storia recente, con due anni da ds nella seconda serie nazionale e quest’anno il ritorno in panchina in B1.
“Mi mancava allenare – confessa Mariella – Ci avevo riflettuto anche prima quando era mi arrivata la proposta dalla nazionale iraniana. Quest’anno a Vicenza volevamo fare un anno
tranquillo tra persone che già si conoscevano, il presidente Ostuzzi ha spinto affinché accettassi di tornare in panchina, anche se tra impegni familiari e professionali oltre al volley, che occupa anche 2 allenamenti al giorno, è dura e si finisce di lavorare anche di notte a volte”.

Under 20 Pallavolo Padova
Under 20 Pallavolo Padova

Una donna alla guida di un gruppo femminile ad alto livello: raro, sicuramente, anche se per la vecchia Minetti erano già passate, oltre a Patrizia Carlan, anche figure famose come Simonetta Avalle e Manù Benelli. Difficile? “Un tempo lo era ancora di più, c’era lo stereotipo dell’allenatore maschio burbero per ottenere risultati, ma non mi piaceva: non mi sembrava possibile fosse l’unico modo per vincere. Ora sono cambiate le generazioni, è un po’ meno difficile per una donna allenare una squadra femminile e, se trovi un gruppo che capisce, puoi avere grandi soddisfazioni. Tutt’ora alleno un gruppo che mi regala ottime sensazioni, io cerco di lavorare molto nel capire le sfumature psicologiche di ogni ragazza e di creare un ambiente in cui si sta bene”.
Un pregio e un difetto da coach?
“Sono molto meticolosa, preparo ogni dettaglio dei match ed è un aspetto che ho imparato a Padova in A1 maschile. Mi piacerebbe fare molta più tecnica, ma mi rendo conto che con gruppi di grandi non è performante curare solo questo aspetto. Confesso che mi piacerebbe
fare ancora più sedute di allenamento, ma sto capendo che c’è il rischio che le ragazze arrivino stanche alla partita: sto lavorando su me stessa anche su questo”.
Allora, vista la storia di (multi)impegno di Mariella, oltre che ricordare i fasti passati, non c’è che da puntare a quelli futuri per i quali sta lavorando l’attuale club.