Il Comune di Tortora proporrà ricorso alla Corte di Appello di Catanzaro per l’azione di risarcimento danni nel processo Marlane Marzotto (cfr “Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante” di Giorgio Langella, collana Vicenza Papers, ndr)). La decisione è stata presa dalla Giunta comunale dopo che, a novembre 2019, la Corte di Cassazione ha rispedito le “carte” a Catanzaro per la determinazione del risarcimento richiesto dall’ente, unica parte civile ricorrente.
La Giunta ha dunque autorizzato il sindaco, Pasquale Lamboglia, a proseguire l’azione giudiziaria nel procedimento penale, partito nel 2010, sui tumori che hanno colpito, spesso uccidendo, gli operai dell’ex fabbrica tessile di proprietà della Marzotto e sull’inquinamento di una vasta area industriale a pochi metri dal mare calabrese.
A novembre dello scorso anno – lo ricordiamo – la Cassazione si era espressa sul ricorso ordinario circa una precedente sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro che, nel 2017, aveva sentenziato riconoscendo il reato di disastro ambientale nel suo elemento oggettivo, ma assolto gli imputati per la Marlane Marzotto per assenza dell’elemento soggettivo.
Nel dettaglio, la Cassazione aveva dichiarato inammissibile il ricorso della parte civile Comune di Tortora nei confronti di Pietro Marzotto, nel frattempo deceduto, ma anche annullato la sentenza impugnata dall’ente nei confronti di tutti gli altri imputati e rinviato al giudice civile competente per valore in grado di appello.
Aveva inoltre dichiarato inammissibile il ricorso del Procuratore generale e quello del responsabile civile Marzotto Spa, condannato quest’ultimo al pagamento delle spese processuali e della somma di 3mila euro in favore della cassa delle ammende.
“Annullata per gli effetti civili la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Catanzaro”, aveva commentato a caldo Lucio Conte, avvocato del Comune di Tortora oltre che di molti familiari degli operai Marlane Marzotto ammalatisi o morti per tumore.
“Si apre un nuovo scenario – aveva poi aggiunto il legale – che dovrà essere risolto dalla Corte d’Appello civile di Catanzaro cui la Suprema Corte ha trasmesso gli atti.
La I Sezione ha dichiarato inammissibile il ricorso proposto dalla Procura Generale di Catanzaro e dalla Marzotto Spa, mentre ha disposto l’annullamento della sentenza impugnata da parte della sola costituita parte civile Comune di Tortora nei confronti di tutti gli imputati, ad esclusione di Pietro Marzotto, deceduto.
Ha quindi rinviato il procedimento dinanzi al giudice civile competente per valore in grado di appello per le statuizioni civili, quindi per la determinazione del risarcimento dei danni richiesto dal Comune di Tortora, unica tra tutte le parti civili presenti nel processo a proporre ricorso.
Pertanto, ad avvenuto deposito delle motivazioni della sentenza da parte della Corte di Cassazione, si richiederà che la Corte d’Appello di Catanzaro ponga la parola fine a questa parte della vicenda con la richiesta del risarcimento di tutti danni danni subiti dalla condotta di tutti gli imputati e dei responsabili civili Eni Spa e Marzotto Spa.
La vicenda penale dei dirigenti della Marlane non è affatto finita, perché ancora si registrano cicatrici serie sulle persone e sul territorio, tant’è che il procedimento è ancora in corso dinanzi alla Procura della Repubblica di Paola, con nuovi accertamenti e nuovi approfondimenti (Marlane bis, ndr)”.
All’esito del giudizio di Cassazione, il primo cittadino di Tortora aveva espresso soddisfazione: “Il mio sogno – aveva detto Lamboglia – è che su quei terreni, una volta bonificati, si realizzi un parco verde intitolato a tutti gli operai che sono deceduti per colpa di quella fabbrica”.
“Abbiamo resistito a tutte le pressioni – si era inoltre lasciato sfuggire – e anche alle lusinghe avanzate dai responsabili civili”, riferendo di un incontro avvenuto con gli emissari di Eni e Marzotto.
Non l’unica “particolarità” della vicenda, visto l’abbandono della costituzione di parte civile del Comune di Praia a Mare (ovvero l’ente sul cui territorio amministrato sorge ancora la fabbrica un tempo di Marzotto, ndr) e delle centinaia di operai ammalati e parenti di quelli deceduti a seguito di separate trattative.
Tutto questo nell’ambito del Marlane Marzotto I che – è doveroso riportarlo – si è concluso con assoluzioni per gli imputati, ex dirigenti Marzotto e quadri della fabbrica tessile di Praia a Mare, dai reati penali contestati nei due gradi di giudizio celebrati.
In particolare, nel secondo grado erano stati assolti dalle accuse ancora rimaste in piedi dopo il processo di Paola: disastro ambientale e rimozione o omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro.