“La crisi climatica minaccia sempre di più la montagna. Quanto accaduto ieri sul ghiacciaio della Marmolada ci dimostra che non c’è più tempo da perdere. La montagna sta collassando e sta diventando sempre più fragile”. A dirlo è – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente in merito a quanto avvenuto ieri, mentre sono ancora in corso le operazioni per l’identificazione delle vittime e per la ricerca di chi ancora manca all’appello.
“Di fronte a questo scenario – prosegue -, l’Italia deve accelerare il passo sulle politiche climatiche dove è in forte ritardo, approvando al più presto l’aggiornamento del piano nazionale integrato energia e clima agli obiettivi del Repower Eu e un piano di adattamento al clima.
Servono allo stesso tempo scelte energetiche coraggiose che puntino con forza e vigore sullo sviluppo delle rinnovabili, snellendo definitivamente gli iter autorizzativi dei nuovi impianti, senza continuare ad investire su gas e perdere tempo sulla realizzazione di nuove centrali nucleari. A tal riguardo il nostro auspicio è che l’europarlamento, che si sta riunendo per il voto in plenaria, bocci l’attuale tassonomia verde che considera gas fossile e nucleare come fonti energetiche sostenibili”
Legambiente, sull’argomento, ricorda i dati di Carovana dei ghiacciai, la propria campagna che insieme al Comitato Glaciologico italiano dal 2020 monitora lo stato di salute dei ghiacciai alpini. E afferma: “Il ghiacciaio della Marmolada, tra il 1905 e il 2010, ha perso più dell’85% del suo volume. Nell’ultimo decennio si è assistito ad una accelerazione dei fenomeni della fusione glaciale. La linea di tendenza che sino al 2000 consentiva di prevedere un esaurimento nell’arco di un secolo si è successivamente modificata tanto da far presagire la scomparsa del ghiacciaio entro i prossimi 15-20 anni”.
“I ghiacciai alpini sono in codice rosso – spiega Vanda Bonardo, responsabile nazionale Legambiente Alpi – Nell’ultimo secolo hanno perso almeno il 50% della loro superficie. Di questo 50%, il 70% è sparito negli ultimi 30 anni con un’accelerazione inaudita negli ultimi anni. La combinazione tra clima mite e mancanza di neve dell’inverno 2021/2022 sommati alle alte temperature di questi giorni costituiscono una sorta di tempesta perfetta per la montagna rendendola molto più fragile e pericolosa”.