Masolo (Europa Verde): “Caccia, sull’Italia piomba il rischio della Corte di Giustizia”

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Renzo Masolo caccia Acquedotto anti-Pfas Montagnana
Renzo Masolo

Pallini al piombo, caccia in zone protette e violazione delle direttive europee alla base delle contestazioni della Commissione europea”. Sono le parole del consigliere regionale di Europa Verde Renzo Masolo che spiega: “Ora il Governo ha due mesi di tempo per porre rimedio, pena il deferimento presso la Corte di Giustizia europea.

Da Bruxelles – prosegue il consigliere vicentino – è arrivata un’importante tirata di orecchie all’Italia: le motivazioni sono semplici quanto prevedibili. Infatti, l’Italia ha agito, non rispettando la direttiva Uccelli, autorizzando la cattura e la caccia di specie animali anche in zone protette. Inoltre, anche l’utilizzo di pallini da fuoco contenenti piombo nelle zone umide o nelle loro vicinanze per proteggere gli uccelli acquatici, l’ambiente e la salute umana, non è conforme alle disposizioni del regolamento Reach. Il tutto ha avuto inizio da una segnalazione della Lipu. Ora la Commissione europea ha inviato un parere motivato al nostro paese, in attesa di azioni concrete”.

“Tutto questo era prevedibile – sottolinea il consigliere – ciononostante prosegue la love-story tra Governo, o la nostra Regione, e le lobby della caccia. Una love-story che rischia di creare un divorzio, in salsa venatoria, tra Italia e Europa. Noi Verdi, e faccio mie in questo senso anche le parole dell’eurodeputata Cristina Guarda, denunciamo da sempre questo atteggiamento, ma evidentemente sono necessarie le bacchettate dall’Europa per ristabilire il buon senso. Una seconda procedura d’infrazione è stata avviata per la mancata prevenzione e gestione della diffusione della formica di fuoco (Solenopsis invicta), come richiesto dal regolamento sulle specie aliene invasive”.

“Insomma – conclude Masolo – rischiamo di sterminare le specie autoctone con norme lassiste sulla caccia, mentre non facciamo abbastanza per bloccare le specie aliene invasive, che sono una delle cinque principali cause di perdita di biodiversità in Europa e nel mondo”.