Il “massacro” di lavoratori continua: 60 morti in 25 giorni di governo M5S-PD-LeU, 540 decessi in totale. Sicurezza è al primo posto?

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Assemblea SIS Pedemontana lotto 1
lavoratori in assemblea

I dati aggiornati al 30 settembre sono, se possibile, ancora più disastrosi. Tra le ultime ore del 29 settembre e ieri, infatti, sono morti nei luoghi di lavoro 5 lavoratori. Il totale da inizio anno a ieri sera sale a 540 decessi. Significa che nei due mesi di agosto e settembre i lavoratori morti nei luoghi di lavoro sono 127 e in 25 giorni di esistenza del governo M5S-PD-LeU, sempre nei luoghi di lavoro, i decessi sono 60.

Articolo 21 riporta una lista di morti sul lavoro. Nella premessa si scrive che “è molto probabile che le morti sul lavoro siano persino di più”. Ebbene, non solo è possibile ma così è.

Dai dati dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro (di Carlo Soricelli che non mi stancherò mai di ringraziare per il prezioso e grande lavoro che sta facendo da 12 anni) che è fonte certa ed autorevole che conta tutti i morti sul lavoro e non solo gli assicurati INAIL, si apprende che sono 1104 considerando anche quelli in itinere.

Ora non è che si pretende che il nuovo governo risolva questo problema subito, in tempo reale, ma si che ponga la questione della sicurezza sul e del lavoro al primo posto dei temi da affrontare e risolvere. Invece si parla e si discute d’altro. Certo, c’è la proposta del ministro Speranza che, forse, qualcosa smuoverà, ma la fiducia sta calando mentre contemporaneamente crescono silenzio e indifferenza.

Allora, leggete i nomi della lista riportata nell’articolo segnalato all’inizio. Leggeteli uno a uno e pensate che tutte quelle persone non ci sono più perché uccise mentre lavoravano. Abbiate coscienza che, chi doveva agire, si è dimenticato di loro. Sappiate che oltre a quei nomi ci sono altre 230 persone che sono morte lavorando.

Infine un appello, non si lascino soli i pochi che (singole persone, piccoli partiti e sindacati, testate giornalistiche locali) stanno facendo qualcosa, magari anche solo a livello di informazione. Ci si impegni con loro a portare avanti quella che è una battaglia (anzi, una guerra) per cambiare lo stato di cose presente.

Perché senza trasformazione di sistema questa battaglia, come quella sul clima, resterà solamente una testimonianza, importante, certo, ma sterile.

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Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.