Il Consiglio Comunale di San Pietro Mussolino (Vi) ha in questi giorni approvato una mozione che “impegna il Sindaco e la Giunta comunale a non procedere all’iscrizione anagrafica di bambini/e nati/e a seguito di maternità surrogata, vietata da apposita norma penale, in quanto figli/e di coppie che si sono avvalse di questa pratica”.
E’ evidente dalle dichiarazioni del Sindaco alla stampa la natura propagandistica di questa deliberazione: “La mozione è proposta dai vertici di Fratelli di Italia e adottata da vari amministratori sul territorio nazionale”, che si evince altresì dalla stessa approssimazione del testo della delibera.
Ci risulta incredibile che si confonda la trascrizione dell’atto di nascita con l’iscrizione all’anagrafe comunale, e che a sostegno di questa scelta venga citata una sentenza della Corte Costituzionale del 2017, superata dalla sentenza nr. 33 del 2021.
La Corte Costituzionale ha infatti sancito che il diritto del minore a vedere tutelato e riconosciuto il suo “status familiare” e quello a non essere discriminato non possano in alcun modo essere ignorati, affidando al legislatore il compito di bilanciarli con l’esigenza di non promuovere una pratica al momento illegale.
Non ci risulta che un Consiglio Comunale, oltretutto eletto in questo caso senza che si fossero presentate liste concorrenti, possa elevarsi a legislatore.
Sappiamo benissimo che il centro della questione della maternità surrogata non è la difesa delle donne dallo sfruttamento, ma la discriminazione delle coppie omogenitoriali; la delibera riguarda infatti i certificati di nascita di bimbi e bimbe inequivocabilmente frutto di gestazione per altri: i certificati di nascita non indicano la tecnica di concepimento ed è chiaro che in una coppia formata da due uomini non può esserci che gestazione surrogata.
Allora la nostra domanda al Sindaco è: Come intende Egli verificare? Ha per caso intenzione di ordinare test del DNA per ogni iscrizione richiesta, anche da una coppia eterosessuale? Vuole sottoporre ogni madre a visita ginecologica per assicurarsi che abbia partorito?
Discriminare bambini e bambine perché partoriti/e da madri surrogate che hanno agito secondo coscienza, o perché figli di coppie omosessuali è un’operazione fortemente squallida e decisamente pericolosa.
La gestazione per altri (GPA) è una questione seria e delicata e non ha bisogno di sparate propagandistiche.
Nel rispetto dei principi fondamentali della Costituzione è necessario che il legislatore intervenga quanto prima per evitare che il destino di tanti bambini e bambine sia appeso al filo dell’arbitrarietà delle aule di un tribunale o, peggio, affidato alle scelte di cialtroni che conoscono un unico linguaggio, quello della discriminazione.
Silvia Conca, responsabile nazionale Politiche LGBTQ+ e Intersezionalità PRC
Silvia Stocchetti segreteria provinciale PRC – Vicenza