Quando Matteo Renzi ha lanciato il suo movimento politico Italia Viva ha sparso rassicurazioni a destra e a manca sulle sue intenzioni assolutamente positive. Nessuno tra i suoi alleati doveva temere nulla.
Il fatto è che il politico fiorentino non è più una novità nel panorama nazionale (qualità questa sulla quale un protagonista può contare una sola volta nella propria carriera politica), anzi in pochi anni si è avuto modo di conoscerlo abbastanza. L’uomo sicuramente ha molte doti (bisogna vedere se tutte sono tali!): acume politico, scaltrezza, spregiudicatezza, grande velocità. Non ci pare che nel suo profilo ci sia però la dote dell’affidabilità, di tener fede alla parola data e dunque di mantenere le promesse e di essere affidabile nelle relazioni … anzi … se per caso il Matteo ex Pd ti promette che con lui puoi stare tranquillo, beh … comincia a preoccuparti. E, infatti, da giorni il premier Conte ha iniziato a guardarsi alle spalle. Il famoso hastag #staisereno, diretto a suo tempo a Enrico Letta, ha fatto scuola.
E più passano i giorni e più i suoi alleati si accorgono che con Renzi c’è poco da star tranquilli. Non passa giorno che non butti se non una bomba, un petardo nel cortile vicino, con il risultato sicuro di avere i riflettori su di sé. Ecco allora il dubbio vero: l’ex premier sembra avere un unico fondamentale obiettivo: sé stesso. Per carità, senza ambizione in politica non fai molta strada, ma è oramai chiaro che tutte le motivazioni addotte dal Matteo fiorentino per giustificare l’abbandono del Pd sono parziali … il motivo fondamentale è che lui non riesce a stare in seconda fila, lui non può essere uno dei protagonisti, deve essere IL protagonista. Del suo disegno politico si capisce ancora poco… le mosse sono dettate più dalla volontà di richiamare l’attenzione su di sé che dall’aver chiaro il progetto politico da perseguire. Certo, fino ad ora, non sta emergendo una potenziale (e promessa!!!) forza moderata e di equilibrio del quadro politico, anzi. Matteo Renzi ha bisogno dello scontro per esaltare la propria posizione, persegue sistematicamente la semplificazione, cerca lo slogan facile che colpisca l’immaginario collettivo. In questo senso è molto più simile all’altro Matteo di quanto possiamo credere.
E chissà che non ci ritroviamo tra qualche mese i due al Papeete a prendere un mojito servito da Luigi Di Maio. La politica italiana, d’altronde si sa, non finisce di stupirci!.