“Matteo Salvini all’inizio ha tradito il centrodestra passando armi e bagagli con il nemico giurato 5Stelle ed ora tradisce gli alleati di governo passando armi e bagagli con l’opposizione. Questo signore salta da una parte all’altra secondo le sue personali convenienze senza alcun riguardo per il Paese e gli Italiani“: così scrive a VicenzaPiu.com un lettore, L. S., che conosciamo come certamente non di sinistra riferendosi al divorzio del leader della Lega da Di Maio e al suo riabbraccio con Berlusconi e Meloni.
E Luigi Di Maio? Se solo vogliamo fare cronaca senza esprimere commenti ricordiamo che ad inizio legislatura il M5S cercò il Pd come primo possibile, anche se non amato, alleato se non altro per molte possibili assonanze sociali trovando, però, in quel partito allo sbando (ora come allora?) un muro ad ogni possibile accordo.
Se oggi, quindi, una qualche considerazione va fatta, ebbene Salvini scelse i 5S per andare al potere e ora vira sulla sua area di provenienza per motivi che il nostro lettore definisce da “campagna elettorale permanente per se stesso denigrando l’altra parte e dimenticandosi che ha giurato di rappresentare tutti gli Italiani e non solo i leghisti“, mentre Di Maio, “tradito” dall’alleato di necessità torna a valutare la soluzione originaria e più naturale, quella di una convergenza almeno sui temi di base (un nuovo contratto in cui siano preservati i punti fermi del M5S) con i democratici o con quelli che ci staranno.
Ricordate le due diverse situazioni e visto che in politica le scelte spesso sono pragmatiche (si fa oggi quello che ieri sembrava improponibile o, meglio, impraticabile come dimostrò l’accordo contrattuale stesso tra Lega e Movimento 5 Stelle) ora la questione si sposta dalle scelte di coerenza, per le quali i pentastellati, sia pure tra mille sofferte contraddizioni, non sfigurano di certo con i leghisti, a quelle di affidabilità.
Se Di Maio ha scelto di fidarsi di Salvini, prendendo così visto l’esito finale dell’unione contro natura, ora il leader pentastellato con i galloni riaffidatigli da Grillo, non potrà più sbagliare compagno: Renzi, quindi, no, ma sì Zingaretti, già di fatto alleato con i 5S in Regione Lazio.
Se andasse in porto questa operazione con un respiro, però, non limitato a combattere nel breve MusSalvini ma per affrontare strutturalmente il decadimento dell’Italia, quel volpone del fondatore del Movimento farebbe bingo salvando il Paese dai barbari e il Pd… da Renzi.
A cui, in questa ipotesi, anche i più fedeli faranno, pragmaticamente, “ciao, ciao”.