Medici di base Veneto, carenza e risposte: il punto dell’assessore Lanzarin

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Manuela Lanzarin

La carenza di medici di base che si registra in Veneto è comune a tutta Italia e figlia di tanti fattori tra cui la Pandemia Covid-19. Questo in sintesi quanto esposto oggi da Manuela Lanzarin, assessore alla Sanità della Regione Veneto, nel corso di un punto stampa convocato per fare il punto sulla medicina territoriale.

“Non abbiamo mai nascosto – ha detto – che esista una situazione di emergenza per quanto riguarda i medici di base, ma è un problema che attanaglia tutta Italia e che si è acuito dopo la fase calda del Covid. Come Regione stiamo mettendo in campo tutte le contromisure possibili e anche tutte le Regioni italiane, con una lettera del Presidente della Conferenza delle Regioni Fedriga al Ministro Schillaci, hanno chiesto di riprendere celermente il confronto su un documento che abbiamo inviato a giugno con proposte per interventi sia emergenziali che strutturali”.

La questione coinvolge anche le opposizioni, il Pd Veneto in particolare che ieri ha terminato di esporre una ricerca commissionata sul tema (di cui abbiamo scritto qui) e che proprio con l’assessore Lanzarin ha più volte polemizzato. Per lo studio, nella carenza dei medici di base, pesano i pensionamenti e l’invecchiamento della popolazione, ma per i dem pesa anche il mancato avvio del concorso per la formazione di nuove forze fresche (leggi qui), tema questo caro anche alla Federazione Italiana Medici di Medicina Generale veneta.

“L’ultimo corso di formazione specifica in medicina generale 2022-2025 – ha perciò ribadito Manuela Lanzarin -, che sarà bandito entro dicembre in concomitanza con tutte le altre regioni italiane, utilizza anche i fondi provenienti dal Pnrr, che producono 66 borse, da aggiungere alle 160 di finanziamento ordinario regionale per il primo anno. Altre verranno finanziate non appena definito il riparto nazionale derivante dal cosiddetto decreto Calabria.

A proposito – ha poi aggiunto – va ricordato che la Regione Veneto ha deciso di utilizzare tutte le risorse messe a disposizione, compreso il contributo per le spese di organizzazione, e che non abbiamo mai rinunciato né a un finanziamento né a un posto per la formazione”.

Come emerso dallo studio commissionato dai democratici veneti, in regione ci sono 586 zone carenti, “che però si ridurranno a 346 grazie al bando rivolto ai medici per la loro copertura, che si chiude il 15 dicembre prossimo e che ha già ricevuto 250 domande”, ha riferito l’assessore alla sanità veneta.

Ad affiancarla nel corso del punto stampa c’era il direttore generale Luciano Flor che ha precisato: “Per zona carente si intende che in un determinato ambito è venuto a mancare il medico, ma ciò non significa che tutti i cittadini di quella zona rimangano senza assistenza, anzi. Le persone in zona carente vengono assistite con varie modalità: inserendole in un medico che ha accettato di portare il suo massimale di pazienti da 1.500 a 1.800 o affidandole a medici temporanei e/o sostituti come i medici che stanno frequentando gli anni di specializzazione, affiancati da un tutor.

In questo modo si stima che circa il 70% delle persone in zona carente abbiano comunque assistenza. Per le rimanenti, l’attesa di averne uno è stimata da pochi giorni a poche settimane, durante le quali, per ogni necessità, anche di semplici certificazioni, è a disposizione la guardia medica.

Per il prossimo futuro, la Lanzarin ha anche annunciato un tavolo di confronto con i medici di base “nel quale ragioneremo di un modello assistenziale generale per tutto il territorio, sulla base delle necessità dello stesso, area per area. Vogliamo portare avanti un lavoro comune e condiviso, base per le scelte migliori che andranno fatte”.

Infine, una considerazione: “A livello nazionale – ha detto ancora Manuela Lanzarin – vanno trovate risposte a una professione che non è evidentemente più appetibile come un tempo, lavorando sui carichi di lavoro, sugli aspetti incentivanti, sulla burocrazia che grava sui medici, sulla qualità della vita”.

In conclusione, a giudizio dell’assessore alla sanità veneta “la situazione è di emergenza, ma non drammatica come da alcune parti la si vuole descrivere. Oggi abbiamo in attività 2.766 medici di medicina generale. Dal 2023 al 2025 sono previsti 462 pensionamenti (calcolati sull’età di 70 anni prevista per la categoria), ma nello stesso periodo i corsi di formazione triennali in atto diplomeranno 589 nuovi medici”.