Medici di Famiglia (Fimmg) scrivono al Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, chiedendo un incontro per discutere della necessaria riorganizzazione del settore. La richiesta giunge oggi dopo alcune dichiarazioni riportate dalla stampa veneta sull’argomento spinoso dell’emergenza dovuta alla carenza di medici di base.
Premettendo l’importanza del ruolo dei medici di famiglia, Zaia ha detto: “Ci vogliono anzitutto i medici di base. Noi nelle graduatorie dei posti ne abbiamo 607, ma, legittimamente, scelgono altri tipi di incarichi”.
E ancora: “Nelle graduatorie regionali, nel 2021, erano 663 in graduatoria ma non avevano dato la disponibilità, compresi quelli in zone carenti di assistenza. Nel 2022 invece 607. Noi nel 2022 ne abbiamo assunti 101 e ce ne servirebbero appunto 607. Sono iscritti alle liste e se tutti accettassero l’incarico, noi saremmo a posto”.
Oltre che sulle questioni numeriche il presidente Zaia ha anche sottolineato la bocciatura del Governo alla Legge regionale in materia. Ovvero la 12, grazie alla quale si voleva far entrare in servizio, pur se sotto tutor, gli specializzandi medici al terzo anno.
“Leggiamo con sconcerto e apprensione le interviste di Zaia di oggi. Due sono i punti sui quali dobbiamo come cittadini, come politici e come medici, confrontarci immediatamente – afferma in una nota Maurizio Scassola, segretario regionale Fimmg Veneto -.
I dati che Zaia ha presentato devono essere modificati drasticamente da due elementi. Il primo è rappresentato dalle dimissioni dei colleghi che frequentano il corso triennale di Medicina Generale: abbiamo ormai superato il 30% di dimissioni che si somma a una graduatoria regionale che ormai è solo virtuale e non rappresenta più alcuna riserva professionale disponibile.
Il secondo elemento è dato dal fatto che la fascia prepensionabile dei medici di Medicina Generale ammonta a ben 656 MMG su un totale di 2.937 attualmente attivi. Quindi, entro il 2025 andrà in pensione il 20,1% dei medici di famiglia che assistono attualmente quasi un milione di veneti. Desidero essere ancora più franco: molti medici già oggi stanno andando in prepensionamento prima dei 68 anni.
Questi semplici dati sommati ai problemi di assistenza e cura di una popolazione sempre più anziana, fragile fisicamente e psichicamente, che continua ad aumentare negli accessi agli studi dei medici di fmaiglia, delinea un quadro non più emergenziale, ma ultra-emergenziale.
Dai dati in nostro possesso – aggiunge Maurizio Scassola – emerge chiaramente come siano le Province di Belluno e di Rovigo quelle che subiranno la maggior carenza di medici di famiglia. Aree disperse e già fragili dal punto di vista socioeconomico che si troveranno in ulteriore, grave sofferenza.
Ricordo, anche, come sia in atto un cambio generazionale che non segue lo sviluppo previsto. I giovani medici hanno ben altre opportunità di lavoro, come Zaia ha ben segnalato, e stiamo vivendo uno straordinario cambiamento di genere: la professione si sta femminilizzando.
Anche per tutto questo, sul fronte della Medicina Generale, il Veneto ha bisogno di modelli organizzativi nuovi, dignitosi, protettivi che permettano ai medici di famiglia di curare i cittadini con adeguato personale di supporto e in ambienti degni di uno dei sistemi sociosanitari, per il resto, migliori al mondo. Queste mie poche precisazioni devono essere integrate da un’analisi demografica accurata della popolazione veneta, dall’individuazione dei nuovi bisogni della popolazione e dall’individuazione delle priorità in un orizzonte a medio e lungo termine definito.
Da queste poche e forse frettolose riflessioni – conclude il segretario veneto della Fimmg – nasce la necessità di un immediato incontro tra le rappresentanze della medicina generale e la politica della Regione Veneto. Tutto questo, ancora, con lo spirito costruttivo di un cittadino veneto orgoglioso della storia della propria Regione e che vuole partecipare all’ulteriore sviluppo dell’assistenza e della cura della nostra popolazione”.