Medici veneti in agitazione: le ragioni esposte dalla FIMMG pronta anche a proclamare lo sciopero

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Medici veneti

La FIMMG regionale Veneto, rappresentativa dei medici veneti, per la seconda volta in pochi anni, ha proclamato lo stato di agitazione e l’eventuale chiamata allo sciopero della professione.

“Lunghi mesi di silenzi e di dialogo interrotto. L’assenza di un progetto chiaro di riforma dell’Assistenza Primaria per il Veneto, risorse incluse. Qualche sporadico incontro, all’apparenza più per prendere tempo che per affrontare davvero le criticità. Tempo e pazienza che, però, ormai si sono esauriti

Una scelta sofferta per strumenti che, è bene sottolinearlo, non sono affatto congeniali alla FIMMG, non solo un sindacato, ma soprattutto un’associazione professionale che ha fatto della progettualità e dello sviluppo delle cure primarie nell’interesse dei veneti la propria missione, portando la Regione ad essere, nel campo della Medicina Generale, un esempio per tutto il Paese. 

Purtroppo, da troppo tempo, questo rapporto si è incrinato. La medicina di famiglia non trova più l’attenzione dovuta nonostante la grave crisi che l’Assistenza Primaria sta vivendo, a causa della colpevole mancanza di programmazione regionale che ha ricadute inevitabili a livello delle singole aziende sanitarie. I rischi che si profilano all’orizzonte sono concreti:  sempre più cittadini potrebbero restare senza medico di famiglia e già ora vengono meno due baluardi della medicina  generale, il rapporto fiduciario e la prossimità. 

FIMMG Veneto e i medici veneti non sono rimasti zitti in questo lungo periodo: hanno richiamato continuamente l’attenzione della Regione con proposte e progetti per affrontare il futuro, secondo le nuove e crescenti necessità d’assistenza di una popolazione dai bisogni  complessi e che invecchia; documenti e proposte presentati a tutti i livelli, dirigenti, funzionari, V commissione del Consiglio  regionale, Giunta regionale. 

A questo sforzo sono corrisposte solo strategie dilazionatorie e incontri che si sono rivelati tattiche per prendere tempo e non  affrontare realmente le criticità. A partire dalla volontà di non rendere coerente un Accordo Integrativo regionale con il nuovo  Accordo Collettivo Nazionale, esecutivo dal 28 aprile 2022; punto di partenza fondamentale per l’evoluzione organizzativa  dell’Assistenza Primaria. 

Istituzioni regionali latitanti ma subito pronte a deliberare iniziative, su cui la parte medica è stata tenuta costantemente in  disparte, se non all’oscuro. Gli esempi sono tanti: dal documento che definisce i requisiti di autorizzazione all’esercizio e  accreditamento istituzionale delle cure domiciliari all’ultimissima DGR n 2/CR del 10 gennaio 2023 che in modo intempestivo  corre all’attuazione del DM 77, delibera che sta suscitando perplessità e necessità di revisione a livello governativo. Un percorso che, ormai è chiaro, corre dritto verso la privatizzazione delle cure domiciliari. 

Ed è proprio questo, a nostro avviso, il vero motivo del mancato coinvolgimento della Medicina Generale nelle decisioni con  un’azione regionale che punta a modificare il ruolo giuridico dei medici di famiglia anche attraverso la realizzazione  dell’autonomia differenziata. Rendere dipendente il medico di Medicina Generale, anche da soggetti privati, è un passaggio  fondamentale per realizzare la privatizzazione anche delle cure domiciliari. 

La Regione, inoltre, sembra assecondare una drammatica diaspora dal servizio pubblico verso attività libero professionali o  convenzionate, causata, anche in questo caso, da una colpevole mancata programmazione e dalla scarsa valorizzazione della  professione medica. La ripresa zoppicante e problematica dell’attività assistenziale distrettuale e ospedaliera grava ora ancora di  più sui medici di famiglia con carichi di lavoro insostenibili e un’attività burocratica divenuta inaccettabile. Nessun reale provvedimento di sostegno ai medici di medicina generale è stato attuato. Si è gettato solo fumo negli occhi  con provvedimenti per niente incisivi, come l’aumento di massimale a 1.800 scelte a fronte di una sola 1 ora e mezza in più a  settimana di personale di segreteria.  

Sono stati, invece, resi operativi i RAO che si stanno rivelando per ciò che sono: per il cittadino un ostacolo all’accesso alle  prestazioni, per il medico un’ulteriore complicazione burocratica. 

Drammatica poi la situazione della Continuità Assistenziale (Guardia Medica) dove vengono accorpate sedi – se non quando  proprio chiuse – privando interi territori di assistenza notturna, prefestiva e festiva e utilizzando poi i fondi che avanzano non  per potenziare “quello che resta”, ma per finanziare i contratti libero professionali nei pronto soccorso.

E attenzione meritano anche l’informatizzazione e il fascicolo sanitario elettronico incagliato nelle inefficienze di Azienda Zero.  L’unica proposta è il gestionale unico della Medicina Generale: un tentativo per distruggere anche l’ultimo valore ancora in  piedi di una stagione che ha prodotto, primi in Italia, la ricetta totalmente dematerializzata, ancora non eguagliata da nessun  altro territorio. 

Quale può essere il futuro dei Giovani Colleghi in questo quadro? Un indicatore significativo è la perdita di giovani durante il  Corso Triennale per il conseguimento del Diploma e la rinuncia alla Medicina Generale dei giovani diplomati che scelgono altre  soluzioni professionali. 

La protesta dei medici di FIMMG Veneto non è, dunque, “contro” qualcuno, ma “per” tanti: per tutti i cittadini che si vedranno  privare di fatto, e sempre di più, di un diritto fondamentale sancito dalla Costituzione, il diritto alla salute. Oggi comincia un’era nuova: si apre una stagione d’incontri con i cittadini, con le associazioni dei pazienti, con i pensionati e  soprattutto con i sindaci per spiegare la nostra preoccupazione e sperare così di ritrovare quell’ascolto e quell’attenzione che  ha contribuito a fare eccellente la Sanità nella nostra Regione”.