(Articolo da VicenzaPiù Viva n. 8, sul web per gli abbonati).
Dopo aver visto nel numero precedente a grandi linee quali sono le caratteristiche del territorio vicentino sotto il profilo della conservazione degli edifici di epoca medievale, possiamo ora passare a prendere in considerazione otto aree, che sono state individuate non sulla base di una scelta arbitraria, ma grazie alla presenza di comuni caratteristiche e stilemi degli edifici sacri di ognuna di esse. La prima di queste è quella che si trova immediatamente al di fuori del territorio propriamente cittadino che, per sua natura, costituisce un’isola a sé nel panorama dell’architettura sacra medievale.
Tra tutte, l’area che possiamo definire con un termine moderno della prima cintura, non ha in realtà particolari e significative comunanza stilistiche, ma si caratterizza naturalmente per l’influsso che proveniva dalla presenza in città di maestranze qualitativamente superiori a quelle del territorio, ma anche per la presenza di una committenza di maggiore rilievo e dal contatto con le classi signorili e nobiliari che, per propria natura, vedevano nella costruzione di un edificio sacro lo strumento attraverso il quale mettere in mostra da un lato il proprio ruolo sociale e dall’altro il mezzo per affermare sul territorio una potenza di natura politico-economica.
L’esempio forse più importante sotto questo punto di vista è quello dell’abbazia di Sant’Agostino, posta non lontano dal centro cittadino, ma nel cuore di un territorio rurale in grado di apportare alle famiglie che ne vollero la costruzione – attirando anche maestranze di grande rilievo con esperienze padovane e riminesi – una solida base economica fornita dalla coltivazione della terra. Accanto a questi momenti di straordinaria importanza sotto il profilo ecclesiastico, politico, economico e, non ultimo artistico, il territorio vicentino è stato in grado di produrre edifici apparentemente minori, maggiormente legati alle comunità rurali che molto spesso ne hanno patrocinato la costruzione, ma che hanno nel tempo sottolineato la capacità degli artisti locali di progettare manufatti artistici di assoluto interesse.
Tra questi ricordiamo in primis la chiesa dedicata a s. Martino, situata nella parte nord della periferia cittadina: un edificio che tradisce origini antiche (VIII-IX secolo) e che nel tempo ha subito, come molti altri, evidenti rimaneggiamenti, ma che ancora è in grado di mostrare il valore di alcune decorazioni che ne dovevano arricchire l’immagine.
A Costabissara poi ecco la chiesa di S. Zeno, le cui origini appartengono ai primi secoli del medioevo, anche se la facies difficilmente oggi ci permette di leggerla come essa doveva essere, soprattutto dopo i corposi restauri, che erano tuttavia inevitabili a seguito delle precarie condizioni statiche. Chiese che rimandano a un passato ricco di cultura e sensibilità e che sono talvolta in grado di regalarci sorprese eclatanti. Come quando, durante un sopralluogo per verificare le condizioni della chiesa di S. Zeno emerse una figura di santo (s. Zeno) che, opportunamente restaurata, oggi è visibile nel piccolo, ma affascinante, Museo accanto alla Biblioteca Civica del paese.