Riprendo in mano un libro che ho letto su Aldo Moro. Proprio oggi che ricorrono 42 anni esatti dal ritrovamento del suo corpo privo di vita la mattina del 9 maggio 1978, adagiato sotto una coperta nel bagagliaio di una Renault 4 in Via Caetani a Roma. Sul retro del libro, nella copertina, si legge una citazione ricorrente tra le pagine che recita: “Datemi un milione di voti e toglietemi un atomo di verità e io sarò perdente”.
Parole tratte da una lettera che Moro inviò dalla prigionia al deputato democristiano Riccardo Misasi. Parole decise, lucide, che non sono certo attribuibili a una persona incapace di intendere e di volere, come invece si è cercato di far crede nei primi giorni del rapimento appena queste lettere, dal covo delle Brigate Rosse, iniziavano ad essere recapitate a giornali, ministeri e compagni di partito del segretario della Dc. In queste poche parole colpisce come un uomo, in bilico tra la vita e la morte (proprio lui, “l’equilibrista” della politica), riesca a mettere insieme ‘verità’ e ‘voti’ in una stessa frase.
Una cosa poco plausibile oggi, soprattutto in questi giorni in cui si cerca di raccattare un po’ di consensi facendo a gara a chi la spara più grossa. La verità non sembra più importante, basta solo riuscire a monetizzare in voti l’umore dell’opinione pubblica. Anzi, il gioco sta tutto nel non scoprire la verità e lasciare solo quella apparente agli slogan. Il resto lo fa l’ignoranza, o il non voler sapere.
Ed è proprio questo non voler saper, o non voler dire, o non poter dire, che rende ancora oggi il rapimento di Moro uno dei misteri dell’Italia repubblicana. E mi chiedo: perché dopo più di quarant’anni non si sa ancora dove sia stato portato un ex Presidente del Consiglio dopo l’agguato? Chi c’era quel giorno oltre ai brigatisti? Perché il nome della via in cui è tenuto prigioniero appare solo durante una “seduta spiritica” di accademici nei colli bolognesi e non nelle indagini della Polizia?
Eppure è stato rapito in Via Fani, il 16 marzo: il tutto alla luce del sole, nell’ora di punta, in una delle città più affollate d’Europa. Ma pochi hanno visto, e se qualcuno ha visto si è dimenticato. Se qualcuno ha scattato delle foto, sono andate perdute. Se qualcuno ha scoperto qualcosa, è stato subito zittito. Ma in Italia è sempre accaduto così: meglio mettere un milione di voti sopra all’atomo di verità, e sperare che lasciandolo sotto il tappeto dell’omertà non caschi il palco.