Meloni premiata da Musk: “Patriottismo è migliore arma contro il declino”

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meloni musk

“Un lavoro incredibile come primo ministro dell’Italia: record di crescita economica, di occupazione”, una donna “incredibile”, tanto da essere “ancor più bella dentro che fuori”: Elon Musk, con un pizzico di emozione nella voce, presenta Giorgia Meloni così, in una manciata di minuti, alla platea dell’Atlantic Council raccolta allo Ziegfeld Ballroom di New York per la cerimonia di attribuzione dei Global Citizen Awards.

È stata lei, la premier, a chiedere che a consegnarle il premio fosse il numero 1 di Tesla, facendo sollevare più di un sopracciglio nel think tank con base a Washinton Dc, che, forse non a caso, accoglie l’imprenditore – l’uomo più ricco del pianeta e grande sostenitore di Donald Trump – con un timido applauso.

Mentre sono tanti, e sentiti, i battimani che incassa Meloni, che abbandona i toni più istituzionali cercando il feeling con la platea.  Platea che applaude divertita quando la presidente del Consiglio cita il suo prof di inglese Michael Jackson e il celebre motivo ‘Man in the mirror’, con l’invito a cambiare il mondo partendo da se stessi. Sotto gli imponenti lampadari di cristallo, rigorosamente spenti per lasciar scintillare le candele sui tavoli, Meloni tratteggia la filosofia che accompagna il suo “nazionalismo occidentale”, come lo ha definito ‘Politico’.

Ed ecco che per lei “nazione e patriottismo sono parole di cui non dobbiamo vergognarci”, tutt’altro: “Significano più di un luogo. Significano uno stato d’animo a cui si appartiene condividendo cultura, tradizioni e valori. Quando vediamo le nostre bandiere, se ci sentiamo orgogliosi, significa che proviamo l’orgoglio di far parte di una comunità, e che siamo pronti a fare la nostra parte per migliorarne le sorti”.

Nel suo elegante vestito di velluto nero, la presidente del Consiglio racconta la leader che ha scelto di incarnare. “Come politico – dice – hai fondamentalmente due opzioni: essere un leader o uno che segue, indicare o meno una rotta, agire per il bene del tuo popolo o agire guidato solo dai sondaggi. Bene, la mia ambizione è guidare, non seguire”. Anche se questo comporta, a volte, il rischio di andare controcorrente. Per lei la rotta resta la consapevolezza che “la nostra libertà, i nostri valori e l’orgoglio che proviamo per essi sono le armi più temute dai nostri avversari. Quindi non possiamo rinunciare alla forza della nostra identità, perché sarebbe il miglior regalo che possiamo fare ai regimi autoritari”.

Ed ecco allora che, per la premier, “il patriottismo è la migliore risposta al declino. Difendere le nostre radici profonde è la precondizione per raccogliere frutti maturi. Imparare dai nostri errori passati è la precondizione per essere migliori in futuro”.

Per riuscire, “occorre recuperare la consapevolezza di chi siamo”, dice mettendo in guardia dai rischi dell’oikofobia -cita il filosofo conservatore Roger Scruton- ovvero “l’avversione per la propria casa, un disprezzo che ci porta a voler cancellare i simboli della nostra civiltà”. Le “autocrazie – avverte – stanno guadagnando terreno”, giocando anche su una narrazione “a cui i regimi autoritari tengono molto” e che “riguarda l’idea dell’inevitabile declino dell’Occidente, l’idea che le democrazie stanno fallendo”.

“Un esercito di troll e bot stranieri e maligni è impegnato a manipolare la realtà e a sfruttare le nostre contraddizioni. Ma ai tifosi dell’autoritarismo, lasciatemi dire molto chiaramente che difenderemo i nostri valori. Il presidente Reagan – afferma ancora citando il leader repubblicano e sollevando l’applauso della platea che gli rende omaggio – una volta disse: ‘dobbiamo renderci conto che nessun arsenale, o nessuna arma nell’arsenale del mondo, è così formidabile come la volontà e il coraggio morale di uomini e donne liberi. È un’arma che i nostri avversari nella società di oggi mondo non hanno’. Ecco, non potrei essere più d’accordo”.

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