40 licenziamenti alla Meneghetti di Rosà: mercoledì sciopero, presidio davanti alla sede dell’Unità di Crisi Regionale e incontro per provare a risolvere la situazione

362
Meneghetti, nessun accordo raggiunto
Nonostante lo sciopero e gli incontri in Regione per scongiurare i 40 licenziamenti, nulla di fatto alla Meneghetti di Rosà

Sciopero di 8 ore e presidio davanti alla sede dell’Unità di Crisi della Regione Veneto a Venezia: è la risposta di Fiom e Uilm di Vicenza, insieme alle Rsu della Meneghetti Spa di Rosà, alla scelta dell’azienda di procedere con 40 licenziamenti. Lo sciopero si terrà mercoledì 13 novembre. Nello stesso giorno, a partire dalle 9.30, nella sede dell’Unità di Crisi veneziana si terrà un incontro fra le parti per provare a risolvere la situazione e a far cambiare idea all’azienda che ha dichiarato questi esuberi a causa, spiegano i sindacari, “di non ben chiarite nuove esigenze produttive ed organizzative”.

La Meneghetti è una società operante nel settore della produzione di elettrodomestici sia conto terzi sia per la vendita sul mercato con marchio proprio, che nello stabilimento di Rosà occupa 194 lavoratori e lavoratrici dipendenti, oltre a 18 persone impiegate in staff leasing.

Marco Distefano della Fiom vicentina e Alain Bortolini della Uilm di Vicenza hanno sottolineato la posizione rigida dell’azienda sui licenziamenti: “Nonostante le ripetute richieste sindacali di attivare strumenti di sostegno al reddito come gli ammortizzatori sociali e di promuovere percorsi di formazione – hanno dichiarato i due sindacalisti -, l’azienda ha preferito ignorare le nostre istanze, optando per una strada che mette a rischio il futuro di decine di famiglie.” La richiesta è dunque di riconsiderare questa decisione e di sedersi al tavolo delle trattative per trovare soluzioni alternative che salvaguardino i posti di lavoro: “I lavoratori e le lavoratrici della Meneghetti – hanno aggiunto – non sono solo forza lavoro da usare quando serve, sono cittadini, persone e sono famiglie che hanno dedicato anni della propria vita a questa azienda e che meritano rispetto e tutele.”

L’azienda, spiegano i sindacati, conferma la sua intenzione di procedere con i licenziamenti dei 40 lavoratrici e lavoratori, proponendo esclusivamente un incentivo economico solo a fronte dell’accettazione, da parte dei sindacati, della procedura di licenziamento, senza prendere in considerazione le proposte alternative avanzate delle RSU e dai sindacati. Questa offerta, secondo le organizzazioni sindacali, è irricevibile e non tiene conto delle esigenze dei lavoratori e del territorio. Fiom e Uilm hanno più volte ribadito la necessità di attivare ammortizzatori sociali, percorsi di formazione e di procedere, eventualmente al termine o durante il periodo di CIGS, a licenziamenti su base volontaria con incentivi congrui. Tuttavia, l’azienda ha mostrato una rigidità nei confronti di queste richieste, preferendo optare per una soluzione drastica che penalizza pesantemente i lavoratori e le loro famiglie.

Nell’ultimo incontro, convocato dalla Regione, l’azienda ha inoltre annunciato la possibile cessione di parte della produzione e la chiusura dei piani di vetro ceramica, senza presentare alcun piano concreto per affrontare questa situazione. I bilanci aziendali, inoltre, non sembrano rispecchiare la crisi dichiarata, anzi, gli ultimi anni dimostrano che c’è stata una crescita continua.

Mercoledì dunque si terrà un nuovo incontro in presenza a Venezia, durante il quale la Regione proporrà un piano per ridimensionare la portata dei 40 licenziamenti, nel frattempo le lavoratrici e i lavoratori saranno in presidio davanti al palazzo della Regione, per manifestare la propria determinazione a difendere i posti di lavoro e a chiedere un intervento deciso delle istituzioni. Verificare la completezza della documentazione presentata dall’azienda e la conformità della procedura alle norme vigenti.

“Siamo convinti che un confronto costruttivo tra le parti sociali e le istituzioni possa contribuire a individuare soluzioni che salvaguardino il livello occupazionale e riducano l’impatto sociale di questa difficile situazione.” concludono i due sindacalisti vicentini.