Gli Italiani sono sempre meno. Lo dice l’ultimo censimento Istat dando la notizia che un po’ tutti conoscevamo già: la popolazione italiana è scesa sotto i 59.000.000. Un dato tanto semplice quanto lapidario, come sempre lo sono i numeri, che fotografa una popolazione italiana sempre più vecchia con una percentuale di donne sulla popolazione residente pari al 51,2% con uno scarto di 1.367.537 unità sugli uomini. Ma quali sono i fattori, esclusa la pandemia, che hanno portato alla riduzione degli italiani?
Va fatta una premessa. Un aspetto che non può essere ignorato è il sempre maggior invecchiamento della popolazione che tuttavia presenta delle discrepanze se si confrontano i dati specifici di ogni regione. La più giovane con un’età media di 43,9 anni rimane la Campania, mentre la Liguria, dove l’età media calcolata si attesta sui 49,5 anni, continua ad accaparrarsi la nomea di regione più “anziana”.
Se si nota, poi, un considerevole aumento degli stranieri residenti in Italia, il 58,7% dei quali vive al Nord, a partire dal 2015 nemmeno l’immigrazione, che è sempre più di passaggio verso paesi più ricchi di prospettive, di lavoro e di impresa, è stata più sufficiente a compensare il sempre più marcato calo del numero degli italiani: negli ultimi otto anni, la popolazione residente in Italia è diminuita sempre più fino a scendere adesso sotto i 59 milioni.
Il fattore principale della riduzione di popolazione residente, connesso all’invecchiamento, lo si trova nel saldo naturale (differenza tra nascite e morti) che ad oggi è in negativo. Nel 2022 i decessi sono stati 715mila, che hanno interessato prettamente le donne, con un tasso di mortalità complessivo pari al 12,1 per mille. Rispetto all’anno precedente il numero dei morti è aumentato quasi del 2% con l’apice nei mesi di gennaio – dicembre e luglio – agosto interessatondo due volte su tre ultra – ottantenni.
Quindi, la riduzione delle nascite è la ragione più immediata del calo demografico: i nati sono 393mila, con un tasso di natalità che si aggira intorno al 6,7 per mille. In totale si rilevano quasi 7mila nascite in meno rispetto all’anno precedente. Ciò si lega inscindibilmente al “calo della popolazione femminile nelle età convenzionalmente considerate riproduttive (dai 15 ai 49 anni), oltre che dalla continua diminuzione della fecondità”. Ed eccoci dunque travolti da un circolo vizioso tremendo che sembra condannarci alla nome di “Paese di vecchi”.
Tuttavia i rischi che corre un paese con una forza giovanile ridotta aumentano sempre più, partendo dall’economia, Si guardi, infatti, al rischio di corto circuito del sistema pensionistico contributivo – pochi lavoratori davanti a un mare di pensionati e dunque la necessità di aumentare sempre più l’età di pensionamento – o ancora alla mancanza di personale per lavori reputati particolarmente usuranti.
Insomma, ancora una volta i dati Istat danno uno spaccato di realtà non esattamente roseo, facendo ragionare i suoi fruitori sulla contemporaneità da cui quei dati sono colti. Una popolazione, quella italiana, che invecchia sempre più, quanto potrà ancora sostenere un sistema produttivo che ha bisogno di crescere?