Meno donne in strada. Dimezzate le africane

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Le donne che si prostituiscono in strada sono in diminuzione, e il calo tocca anche il Vicentino. L’ultimo rapporto del Progetto N.A.VE., che con le sue unità di strada verifica settimanalmente quante donne si vendono in strada offrendo informazioni e verificando situazioni di sfruttamento, ha registrato nel 2018 la presenza sulle strade del Veneto di 1215 prostitute(1061 donne, 143 transessuali e 11 uomini), circa il 30% in meno dell’anno precedente.

In provincia di Vicenza il calo è stato analogo, da 370 a 242 prostitute. Il Vicentino toccato dal fenomeno lungo il tratto viario che collega i Comuni di Vicenza, Creazzo, Altavilla e Montecchio Maggiorein direzione Verona, è la provincia che conta il maggior numero di prostitute in strada, con 414 presenze contro le 524 dell’anno precedente. Seguono la Provincia di Venezia con 200, Padova con 198 e Treviso con 161. Non si registrano casi di prostituzione in strada nelle province di Belluno e Rovigo.

«Rispetto ai dati va precisato che gli anni “anomali” sono stati il 2016 e il 2017, nei quali si è registrato un aumento della prostituzione in strada collegato ai flussi migratori e legato, soprattutto, alla presenza di donne provenienti dall’Africa subsahariana, Nigeria in primis». A spiegarlo è Barbara Maculan, presidente della cooperativa Equality, che ha curato le rilevazioni in Provincia. Le Nigeriane, infatti sarebbero diminuite del 51%, a differenza delle est europee e delle sudamericane, calate del 20 per cento. Nel 2018 sono state 90 la prostitute africane, mentre erano 100 quelle provenienti dall’est Europa, 48 le sudamericane e 4 le italiane. «Il Vicentino, poi, è caratterizzato da una numerosa presenza di persone transessuali – spiega Barbara Maculan -, provenienti soprattutto dall’area caraibica e dal Sudamerica. Il motivo sembra dovuto alla presenza delle basi militari americane, visto che le stesse persone transessuali intervistate sui clienti dichiarano che la maggior parte sono soldati Usa».

Chi si trova in strada, in genere, «ha alle spalle organizzazioni criminali. Sono persone che pagano per venire in Italia e pagano per prostituirsi, visto che ogni metro di marciapiede ha un prezzo – prosegue Maculan -. Può accadere che una donna si affranchi dal racket ma che non abbia imparato a fare altro nella vita e che continui a prostituirsi. Ci è addirittura capitato, in vent’anni di attività, di trovare in strada figlie di prostitute».

Resta difficile da sondare il fenomeno della prostituzione “indoor” quella che avviene in appartamenti privati, hotel o centri massaggi. «Non sono le stesse persone – spiega Barbara Maculan -. Le cinesi, per esempio, non sono presenti in strada ma solo in appartamenti o altre attività. In una ricerca fatta alcuni anni fa emergeva che si tratta di persone che si prostituiscono per arrotondare lo stipendio».