Si sono recentemente svolti alcuni incontri tra amministrazione comunale di Vicenza e rappresentanze scolastiche sul tema delle mense. Chiesto dai genitori, è stato incentrato sulla delibera di Giunta dello scorso 2 agosto e relativa alle tariffe per il servizio nelle scuole dell’infanzia e primarie per l’anno scolastico 2024-2025.
All’incontro erano presenti dirigenti dei 10 istituti comprensivi cittadini interessati dal servizio (seimila alunni). La novità consiste nel passaggio da un modello “a consumo” a uno “a prescindere”.
In un articolo pubblicato sull’edizione odierna de Il Corriere del Veneto si leggono alcune dichiarazioni rilasciate da Giovanni Selmo, assessore all’Istruzione del Comune di Vicenza. “In questa settimana stiamo incontrando, uno per uno tutti i soggetti coinvolti – ha spiegato al termine dell’incontro -, il che significa dirigenti scolastici e comitati genitori non solo dei 10 istituti comprensivi cittadini, ma anche delle 17 scuole comunali. Nel corso della prossima settimana tireremo le conclusioni. Siamo disponibili a ragionare sui vari aspetti sollevati, ma l’impianto generale rimane quello che abbiamo illustrato“.
Insomma, non si torna indietro. Il quotidiano ricostruisce il senso del provvedimento sulle mense scolastiche di Vicenza: “La delibera in questione spiega che «in occasione del recente assestamento di bilancio, il servizio istruzione ha evidenziato la necessità di finanziare maggiori spese correnti relative ai servizi di ristorazione scolastica e somministrazione dei pasti. Secondo le previsioni il servizio inciderebbe per quasi 365 mila euro sul bilancio di previsione 2024, per 425 mila su quello del 2026 e per 357 mila nel 2027».
L’altro aspetto che viene sottolineato riguarda una voce particolarmente gravante, rispetto agli scorsi anni, il cosiddetto «scodellamento dei pasti», che un tempo veniva gestito dal personale scolastico e che ora ricade in capo al comune, con relativo affidamento esterno del servizio e sostenimento dei relativi costi, che ammontano a circa 480 mila euro l’anno.
L’altro fattore che va ad incidere sugli aumenti – secondo l’amministrazione – è dovuto ai rincari delle materie prime e dell’energia, i cui valori sono ancorati al 2019.
«Considerato che a fine anno scade l’attuale contratto con i fornitori del servizio – è scritto nel documento -, se si vuole che “la gara sia appetibile” è necessario che i costi vengano aggiornati»”.
L’articolo riferisce anche della posizione dei genitori: “Dal canto loro le famiglie nei giorni scorsi hanno espresso, in una lettera di tre pagine inviate all’assessore Selmo, tutte le loro perplessità sulle modalità di pagamento (con un’unica soluzione a inizio anno o in cinque rate), sulla scomparsa delle riduzioni, possibili solo in caso di assenze continuative prolungate oltre i 20 giorni, sia facendo leva su un confronto parametrato con altre città del Veneto dal quale emergerebbero aumenti, in alcuni casi anche dell’80%, sottolineando, inoltre, l’introduzione di 9 fasce Isee rispetto alle tre preesistenti. Decisione politica, quest’ultima, sottolinea Selmo, attuata per far pagare di più chi ricade nelle fasce più alte”.
Fonte: Il Corriere del Veneto