L’uguaglianza per i cittadini italiani è sancita dalla Costituzione all’articolo 3 secondo il quale sono “illegittime tutte le disposizioni che collegassero particolari distinzioni aventi rilievo sociale a circostanze indipendenti dalla capacità e dal merito“. Ed evidentemente è sulla base di una lettura “speculare” di questo principio costituzionale che pochi mesi fa da Vicenza Holding, il cui azionista per due terzi era Achille Variati in quanto sindaco e presidente della provinca, Matteo Marzotto è stato scelto e poi confermato come vice presidente di Ieg di Rimini.
Se, prima e dopo essere stato condannato sia pure in 1° grado a 10 mesi per reati fiscali, di certo, lo dice la Costituzione, non poteva essere discriminato per cui è stato il presidente di quella Fiera di Vicenza che sotto la sua guida è arrivata a doversi consegnare ai riminesi, lasciando in mano a Vicenza solo un inutile 19% delle quote destinate per giunta ad assottigliarsi ulteriormente. Un demerito? Sì ma lo pareggerà, costituzionalmente, col merito di non poter far danni a Rimini dove ai suoi “zero tituli” (nello stesso articolo 3 la Costituzione vieta espicitamente, poverino, i titoli nobiliari, si sono accompagnate le zero deleghe che, togliendgli quelle concordate con Variti, gli ha, poi, affidato Lorenzo Cagnoni, il presidente vero.
Ma se l’uguaglianza tra cittadini e, quindi, il non penalizzare i demeriti, magari pregressi, rispetto ai meriti, magari attesi, ha mantenuto su una qualche ben retribuita sella il rampollo non più tanto baby dei Marzotto, i principi inviolabili della Costituzione (visto cosa è successo a Renzi che ha provato a cambiarla?!) sono stati ora applicati anche a Marco Poggi, esimio commercialista di Vicenza e per anni presidente anche dell’Ordine provinciale.
Il demerito di aver sempre fatto così bene (da presidente, membro effettivo o supplente) il sindaco della Banca Popolare di Vicenza e di sue controllate (nonché di… aziende della Zonin spa allora di Gianni Zonin, la stessa azienda ora caccia di liquidi per ecceso di debiti) da consigliarne l’acquisto o il mantenimento delle azioni della BPVi ancora il 13 febbraio 2015 sul caro (per chi gli ha creduto) Giornale di Vicenza, di sicuro Marco Poggi avrà modo di pareggiarlo col merito di non poter far danni proprio a Vicenza Holding, quella di… Variati e Marzotto, dove è stato confermato, a rieccolo il “simil” Marzotto, come presidente del Collegio dei Sindaci… che dovranno controllare le attività della Holding. Quali? Incassare, se ci saranno, o meno, se non ci saranno, gli eventuali dividendi (quest’anno una milionata a… debito) del suo unico asset che è la quota di Ieg del 19% e spendergli girando un po’ di utili ai tre enti proprietari (Comune, Provincia e Camera di Commercio al 96.3% complessivo con alcune briciole anche alla BPVi in LCA e alla Finvi confindustriale che è nella catena di controllo del GdV) e spendendo il resto per gli organi di amminsitrazione e controllo…
Ma se, col solito aggiustamentino alla vicentina tra meriti e demeriti, con Matteo Marzotto e Marco Poggi l’uguaglianza sancita dalla Costituzione è salva, la possibile conferma di Achille Variati tra i nove membri del cda di Cassa Depositi e Prestiti (ne leggiamo sempre sul GdV di oggi, 23 luglio) in quota Upi (Unione delle Province Italiane) dimostra, se pure ce ne fosse bisogno, che i suoi principi e dettami sono intoccabili.
L’ex sindaco ed ex presidente della Provincia di Vicenza, che in virtù dell’incarico provinciale è stato eletto presidente dell’Upi e da questa designato in sua rappresentanza alla CdP, non solo è rimasto, decaduto dalla provincia, ai vertici dell’associazione inchinandosi da uomo delle Istituzioni alla richiesta pressante degli altri presidenti in carica (in ciò seguendo l’esempio di Giorgio Napolitano che si “sacrificò” per il bene pubblico e accettò la presidenza bis della Repubblica, con gli effetti a tutti ora noti), ma, si legge, sarebeb disposto a dire sì al secondo appello: rimanere in CdP.
E come negargli, Costituzionalmente, il diritto egualitario a fare il bis nel braccio armato finanziario del Mef (il Ministero delle’Economia e delle Finanze ne possiede l’82,77%, il 15.93% è di un gruppo di Fondazioni bancarie e l’1.33% sono azioni proprie) solo perché a suo demerito, lui che ha lavorato, nella notte dei tempi, in banca, prerequisito per essere desigano in CdP, c’è l’aver dichiarato, a banca distrutta, che lui, Variati, non poteva capire cosa stessero facendo di “sbagliato” nella BPVi Gianni Zonin e l’amico Giuseppe Zigliotto, che pure stimava molto e che frequentava con una certa assiduità (e, si sa, gli amici si confidano sennò che amici sarebbero…)?
Se il demerito “bancario” dell’ex bancario Achille Variati è non aver capito di banche (e lui stesso deve averlo capito presto visto che si è dedicato, pensione da maturare in aspettativa a parte, alla politica) chi meglio di lui, cara Costituzione egualitaria, può maturare il merito di stare nel cda della CdP che gestisce 250 miliardi di risparmi postali e dove a decidere sono il presidente, scelto dalle Fondazioni, e, soprattutto, l’Ad, indicato da Luigi Di Maio d’accordo con Matteo Salvini, che si sono spartiti gli incarichi alal Cencelli?
Ma cosa fanno gli altri 7 membri, tra cui forse il nostro Achille, per maturare meriti che pareggino i loro eventuali demeriti?
Dicono sempre di sì come Matteo Marzotto in Ieg e Marco Poggi in Vicenza Holding.
L’ideale per il vecchio pluri ex miglior politico di Vicenza dopo il suo maestro Mariano Rumor: dire sempre sì e, se va male, scaricare le responsabilità ad altri… tutti uguali secondo l’articolo 3 della Costituzione.