Meritocrazia Italia chiede integrazioni alla riforma sull’equo compenso

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Equo Compenso
Equo Compenso

L’accidentato iter del disegno di legge in materia di equo compenso sembra alle battute conclusive. Il testo approvato in questi giorni dal Senato ricalca fedelmente la proposta di legge già presentata nel corso della precedente legislatura, che non fu varata in via definitiva per via dell’interruzione della legislatura.
S’introduce l’obbligo di una giusta remunerazione per le prestazioni rese dai liberi professionisti e si dispone che i c.dd. con-traenti forti (p.a., imprese bancarie e assicurative e loro controllate e mandatarie, aziende con più di 50 dipendenti o con un fatturato annuo di oltre 10 milioni di euro) corrispondano il c.d. ‘equo compenso’.
Le clausole pattuite in violazione di tale norme saranno radicalmente nulle, ma non inficeranno la validità dell’intero contrat-to. Il professionista, per tutelare le proprie ragioni, potrà adire il Tribunale del luogo di sua residenza o domicilio e il Giudice, rilevato il carattere iniquo del compenso, provvederà a rideterminarlo condannando il committente al pagamento della diffe-renza tra l’equo compenso e quanto versato. Agli Ordini e ai Collegi professionali spetterà introdurre norme deontologiche per sanzionare l’iscritto che viola tale disciplina.

L’unica modifica del testo approvato, riguarda l’art. 7 che, in riferimento alla procedura per ottenere il parere di congruità sul compenso del professionista, conteneva un rinvio all’art. 702 bis c.p.c. abrogato dall’ultima riforma del processo civile e so-stituito dal rito semplificato ex art. 281 decies c.p.c.

Ora il disegno di legge passa alla Camera dei Deputati per la terza lettura e l’approvazione definitiva.

La proposta normativa, necessaria, solleva però almeno qualche perplessità.
V’è chi rileva che la modifica formale dell’art. 7 avrebbe potuto rappresentare un’occasione utile per rivisitare il meccanismo sanzionatorio o per allargare l’ambito soggettivo di applicazione alle piccole e medie imprese.
Non convince neppure il regime transitorio, che esclude l’applicazione retroattiva ai contratti già in corso, suggerendo l’applicabilità anche ai contratti in corso limitatamente agli incarichi conferiti dopo l’entrata in vigore della legge oppure l’adeguamento dei contratti già stipulati alla nuova legge entro un anno dall’entrata in vigore della stessa.

Meritocrazia Italia, facendo seguito a quanto già espresso, auspica una rapida conclusione dell’iter parlamentare del disegno di legge, che tuttavia non tralasci le criticità emerse, per potere restituire dignità e competitività alle libere professioni e al tempo stesso porre un ulteriore tassello per realizzare gli obiettivi posti dal PNRR. In particolare, insiste affinché
– venga considerata l’opportunità di favorire il monitoraggio delle attività su cui incide e si applica l’equo compenso, mediante l’istituzione di organismi di controllo ad hoc a partecipazione mista, ministeriale e dei rappresentanti dei professionisti;
– venga operato un ragionevole bilanciamento degli interessi, riportando su un piano sostanzialmente paritario la contrattazione tra i c.dd. clienti forti (banche, assicurazioni, pubblica amministrazione, etc.) e le categorie dei professionisti;
– venga favorita la corretta applicazione, sia in ambito giudiziale che stragiudiziale, dei parametri tariffari, da parte degli organi giudicanti, al fine di rendere effettiva l’applicazione delle regole sull’equo compenso.
Meritocrazia ha già chiesto altresì la rivisitazione del sistema dei parametri forensi, con reinserimento dei minimi tariffari in estensione dell’obbligo all’equo compenso a tutti i settori e comparti, prevedendo altresì l’obbligatorietà dell’anticipo, da parte dello Stato, del compenso per il gratuito patrocinio ovvero, in mancanza, il contenimento del termine di pagamento massimo entro il mese successivo alla conclusione dell’operato, in uno all’estensione del principio di gratuità dalle spese proces-suali (di cui all’articolo unico della l. n. 319 del 1958), salvo che per l’onere di pagamento del contributo unificato, anche alle procedure giudiziali aventi ad oggetto il recupero del credito costituito da compenso professionale.

Stop war.

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Fonte: Meritocrazia Italia chiede integrazioni alla riforma sull’equo compenso

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