L’ASVIS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo sostenibile) si pone come primo obiettivo quello di sconfiggere la povertà.
Un problema di dimensioni esorbitanti. Nel mondo si contano 736 milioni di persone che vivono con meno di 1,90 dollari al giorno.
Nel World Inequality Report 2022, che analizza il divario tra ‘ricchi’ e ‘poveri’ nel mondo e studia i fenomeni che negli ultimi trent’anni hanno reso i «ricchi sempre più ricchi» e i «poveri sempre più poveri», si racconta di una «disuguaglianza globale ai massimi storici». Le disuguaglianze globali contemporanee sono vicine ai livelli dell’inizio del ventesimo secolo.
Dal 1990 a oggi, l’1% più ricco della popolazione si è accaparrato il 38% della ricchezza aggiuntiva accumulata, a differenza del 50% più povero, al quale è arrivato soltanto il 2%. Un dato che da solo spiegherebbe lo schiacciamento verso il basso della c.d. classe media e il conseguente aumento del divario sociale.
Alla fine, il 10% della popolazione mondiale detiene il 76% di tutta la ricchezza.
Nel nuovo rapporto di Oxfam e Development Finance International (Dfi), pubblicato in occasione degli Annual Meetings del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, nella parte dedicata all’Italia si riporta che: «nel contesto italiano i temporanei, massicci interventi compensativi di welfare, hanno contribuito ad attenuare le disuguaglianze di reddito nel primo biennio pandemico. Ciò non deve tuttavia indurre all’ottimismo, se si considera che la riduzione delle disparità si è accompagnata con un calo dei redditi per una quota ampia della popolazione meno abbiente. Le sfide del momento (la crisi energetica, la crescente inflazione e i rischi di recessione) rischiano di qui in avanti di esacerbare ulteriormente le disparità».
Alcuni dati.
Dall’analisi sull’incidenza della povertà assoluta tra individui per classi di età in base al confronto 2020-2021 (fonte Istat) emerge che:
– l’incidenza maggiore riguarda le classi di età più giovane, fino a 17 anni: ci sono 1,4 milioni di bambini poveri;
– il 50,9% sono uomini e il 49,1% sono donne;
– il 55% di poveri d’Italia sono stranieri, con presenza prevalente al Nord-Ovest (65,7%);
– la maggiore concentrazione di poveri è nel Mezzogiorno (di cui 76,3% in Campania);
– quasi 2 persone su 3 sono genitori, per lo più con figli minori, e le famiglie più esposte alla povertà sono quelle con livello più basso di istruzione;
– l’età media delle persone povere è di 45,8 anni;
– nelle famiglie a maggior rischio di povertà si riscontra il 47,1% dei disoccupati, il 23,6% di working poor;
– i coniugati sono il 45,2%, mentre i celibi/nubili sono il 27,2%.
La ‘povertà’, però, non è soltanto un fatto economico.
Conta anche la povertà educativa, il principale ostacolo al pieno sviluppo della persona. Contano, cioè, anche i problemi di occupazione, quelli abitativi, familiari, di salute, connessi all’immigrazione. Contano la scarsa scolarizzazione, le dipendenze, gli stati di detenzione, l’emarginazione sociale, le difficoltà di inclusione dovute a diversa abilità.
Un problema che interessa tutti e che di tutti ha bisogno per trovare soluzione.
Le disuguaglianze, infatti, sono il termometro del torpore morale e dell’assenza sociale.
Occorre costruire un nuovo Umanesimo sociale. Il cambiamento deve essere anzitutto spirituale e culturale, con maggiore diffusione dei valori dell’onestà intellettuale, della legalità, del rispetto e della non discriminazione.
Per dare adeguata risposta al fenomeno, cioè, non basta la previsione di sussidi a pioggia, ma occorre puntare su strategie di inclusione, anzitutto lavorativa.
Giocano un ruolo decisivo anche adeguate fondamentale puntare anzitutto su politiche predistributive, che prevedano, tra l’altro, incentivi a modelli imprenditoriali con adozione di politiche di maggiore equità retributiva e livelli salariali dignitosi; eliminazione del divario retributivo di genere; promozione di salari superiori a un minimo spesso non commisurato al reale costo della vita); migliore protezione dei diritti dei lavoratori specialmente delle categorie più vulnerabili (lavoratori domestici, migranti e del settore informale) e del diritto di associazione sindacale; la partecipazione di una rappresentanza dei lavoratori alle decisioni che incidono sull’organizzazione delle attività; approvvigionamenti da fornitori le cui imprese siano votate a un business più etico e responsabile.
Essenziali anche politiche distributive, con incremento della spesa pubblica per i servizi essenziali e per la sicurezza sociale; regolamentazione degli operatori privati nei settori educativo e sanitario, secondo logiche di massima inclusione; politiche fiscali nazionali votate a una maggiore equità e progressività; riforma fiscale internazionale per contrastare la deleteria corsa globale al ribasso in materia di tassazione d’impresa.
FONTI
https://www.tag43.it Miliardari sempre più ricchi: cosa dice il World Inequality Report 2022 sulle diseguaglianze
https://www.oxfamitalia.org Disuguaglianze:Oxfam, “in aumento nei Paesi poveri causa pandemia . Nel 50% tagli a spese sociali, no tasse ai ricchi nel 95%”