Miccichè, l’uomo Intesa Sanpaolo costretto a dimettersi dalla Lega Calcio: una speranza in più per gli… azzerati di BPVi e Veneto Banca?

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Gaetano Miccichè neo eletto Presidente della Serie A e Giovanni Malagò Presidente del Coni nella sede della Lega Calcio per la conferenza stampa Foto LaPresse - Vince Paolo Gerace 19/03 /2018 - Milano (MI)
Gaetano Miccichè neo eletto Presidente della Serie A e Giovanni Malagò Presidente del Coni nella sede della Lega Calcio per la conferenza stampa Foto LaPresse - Vince Paolo Gerace 19/03 /2018 - Milano (MI)

Gaetano Micciché in una nota odierna ha detto: «Desidero annunciare, con questa dichiarazione, le mie immediate dimissioni dalla carica di presidente della Lega Serie A. Le indiscrezioni di oggi apparse sui giornali relative alla chiusura dell’istruttoria sulla mia nomina avvenuta venti mesi fa e al suo possibile esito sono inaccettabili e mi impongono questa decisione“.

Il presidente di Imi Intesa, issato ai vertici del calcio da un’elezione ora messa in discussione anche dalla procura, è il simbolo di una banca, Intesa Sanpaolo, che è sempre di più al centro del sistema.

Dopo aver acquistato per un euro le due ex Popolari Venete con un pacco di miliardi di bonus come dote aggiuntiva e dopo aver messo il suo cappello anche su una parte significativa, e influente, della stampa (Il Sole 24 Ore e il gruppo che edita Il Corriere della Sera) il gruppo guidato da Carlo Messina, tra l’altro maggior azionista di Banca d’Italia, aveva messo il suo uomo, Gaetano Miccichè, alla testa della Confindustria del calcio, le cui società sono fortemente indebitate anche con l’istituto lombardo piemontese.

La caduta di Miccichè, per motivi legati alla indagata illegittimità della sua elezione, potrebbe non voler dire nulla se fosse solo il risultato di una guerra per bande in Lega Calcio, ma potrebbe anche dare qualche speranza a chi, in un Paese dominato dall’illegalità o dalla legge addomesticata dai più forti, lotta contro colossi che fagocitano ogni spazio.

Come i debitori di Intesa Sanpaolo che le sono arrivati dalle ex Popolari venete, prima distrutte anche dal sistema, di cui Messina è attore principale se non regista, e poi regalate a una banca che, ad ascoltare anche nel processo BPVi in corso i ceduti “involontari”, non comprende le esigenze loro e del territorio.

E come i soci azzerati della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca che, non potendo rivalersi sul patrimonio andato ad arricchire gli azionisti e gli asset dell’Istituto destinato anche così a fare banco nel sistema, provano a chiamare in causa chi delle due Popolari ora in Lca ha preso il buono rifiutando, per decreto superiore, il cattivo.