A chi scrive, che possiede per formazione una prospettiva storica dello sviluppo della politica italiana, non viene difficile reperire il riferimento culturale della proposta depositata presso la Regione Veneto ieri da Gabriele Michieletto e Roberta Vianello (intergruppo Lega–Liga Veneta) sul permesso di soggiorno a punti per chi entra nel nostro paese (Nota riportata in calce).
La nota diffusa dai due consiglieri ritiene che «La possibilità di restare sul nostro Paese non è un diritto acquisito per tutti. Va meritato e dimostrato, con i fatti» e per questo motivo essi pensano che chi entra nel nostro Paese debba sottoscrivere con lo Stato un “patto di buona integrazione”, che si tradurrebbe poi in un permesso “a punti” per discriminare «chi vuole integrarsi nel nostro Paese, e chi, invece, con il suo comportamento scorretto, merita di essere rimpatriato», aggiungendo ironicamente che «la permanenza a casa nostra non è un diritto che si compra scontato al Black Friday».
Già alcuni anni fa la Lega, che un tempo era Lega Nord, ma adesso pare si configuri come Lega Italica, aveva deposto al Senato una proposta di legge per introdurre una sorta di patente a punti con la quale gli immigrati avrebbero dovuto dimostrare la conoscenza della nostra cultura, dimostrare di sapersi integrare, dimostrare di aver compreso i valori della nostra società.
È evidente, dunque, che la circostanza di dimostrare di conoscere, di comprendere e di sapere mettere in atto in termini di competenze i valori della nostra civiltà necessita che di volta in volta gli immigrati si presentino davanti ad una commissione per essere giudicati e far sì che si possa applicare su di loro il criterio della premialità, per promuoverli alla permanenza, oppure quello della punizione, con il conseguente rimpatrio a spese nostre, giudicato meno costoso rispetto alle spese che «il Paese dovrebbe sostenere per farsi carico di personalità dannose per il nostro tessuto sociale».
Il problema, a nostro avviso, starebbe nella composizione della commissione esperta di “valori nazionali”, preposta a giudicare la “buona integrazione” degli immigrati, la quale si configurerebbe come una vera e propria “commissione etica”, severa nello scrutare l’applicazione di tutti i valori della nostra società ai fatti concreti e comminando “penalità”, così si esprimono i due consiglieri veneti, ai “cattivi” che si comportano male.
E così, come anticipavamo, riaffiora alla memoria, ancora una volta, una prospettiva storica di elevato valore intellettuale che il nostro Paese ha già vissuto circa un secolo fa, quando un filosofo come Giovanni Gentile inverava il suo pensiero filosofico nella genesi della politica fascista, diventando anche Ministro della Pubblica Istruzione tra il 1922 e il 1924.
Era di Gentile, infatti, l’idea di realizzare uno Stato etico, cioè uno Stato che annullasse la morale e i valori ai quali ogni singolo soggetto si ispira e si ponesse come custode di una eticità universale o nazionale, alla quale tutti i cittadini debbano attenersi con estrema obbedienza.
Non solo, nella filosofia di Giovanni Gentile, che poi non sembra tanto diversa da quella che da anni propone la Lega, e ci scusiamo se il paragone possa risultare così elevato, concretamente, si tratta di superare, ad esempio, il sindacato, il cui antagonismo è una grandissima rotture di palle per gli imprenditori e per lo Stato, per sostituirlo con la corporazione, cioè un tipo di organizzazione verticale del lavoro in cui l’uomo e la donna si identifichino solo come lavoratori e non come cittadini e cittadine libere, ma ligi obbedienti alle direttive dei loro capi e dello Stato.
Così come, concretamente, Gentile proponeva di superare tutte quelle libertà individuali che generavano differenza e distinzione tra i soggetti, quale potrebbe essere oggi, ad esempio, la libertà di professare la propria religione o coltivare le proprie tradizioni culturali in Italia, al fine di realizzare un unico sistema di libertà vera e concreta nello Stato.
Resta da comprendere come si debba accedere a codesta (perché lontana da chi scrive) “commissione etica” valutatrice e dispensatrice di benemerenze, ricchi premi e cotillon oppure di punizioni, penalità ed espulsioni; saremmo curiosi di sapere se si possa accedere per adesione politica al partito di maggioranza, in tal caso prevediamo un po’ di confusione, l’ennesima corsa all’accaparramento delle poltrone, che vengono poi sostituite non appena cambia il governo; se si possa accedere per concorso, ma così prevediamo un po’ di confusione in fase di definizione di quelli che debbano essere riconosciuti come valori nazionali (ad esempio è ancora un valore la Resistenza al nazifascismo?); oppure se si possa accedere per titoli, ma il tal caso non assicureremmo che il nostro dottorato di ricerca in “Etica e Antropologia. Storia e Fondazione” sia orientato a realizzare l’integrazione attraverso la punizione, la penalizzazione, la discriminazione, l’espulsione, la deportazione…
UFFICIO STAMPA
CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO
TEL.: 041/2701261
N. 2361
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Immigrazione: Michieletto e Vianello (Lega–Lv), “permesso di soggiorno a punti per chi entra nel nostro paese: la nostra ospitalità si merita, non si compra al Black Friday”
(Arv) Venezia 25 nov, 2021 – “La possibilità di restare sul nostro Paese non è un diritto acquisito per tutti. Va meritato e dimostrato, con i fatti. Per questo abbiamo depositato un progetto di legge per chiedere un patto di buona integrazione tra chi entra nel nostro Paese e lo Stato. Il permesso a punti riconoscerà chi, davvero, vuole integrarsi nel nostro Paese, e chi, invece, con il suo comportamento scorretto, merita di essere rimpatriato. Perché la permanenza a casa nostra non è un diritto che si compra scontato al Black Friday”. Così i consiglieri regionali Gabriele Michieletto e Roberta Vianello, dell’intergruppo Lega – Liga Veneta, annunciano di aver presentato un progetto di legge statale che chiede l’introduzione di un punteggio sul permesso di soggiorno per chi entra nei confini nazionali. “L’assegnazione del permesso di soggiorno è una cosa molto importante per noi: perché chi resta qui, usa beni e servizi della nostra comunità frutto di sacrifici e risorse -dichiarano – Per questo ne deve avere rispetto, ma prima ancora, li deve conoscere. Ecco perché, riprendendo una proposta già chiesta dalla Lega al Senato alcuni anni fa, presentiamo una proposta di legge statale che introduca dei punteggi per chi dimostra di conoscere la nostra cultura, di essersi integrato, di aver compreso il valore di vivere nella nostra società.
Un patto di buona integrazione, che come in tutti i patti, prevede una premialità, per chi si comporta correttamente, e delle penalità, invece, per chi non rispetta la nostra ospitalità, con conseguente ed eventuale rimpatrio, il cui costo è certamente inferiore a quello che il Paese dovrebbe sostenere per farsi carico di personalità dannose per il nostro tessuto sociale”.
“Lo Stato – concludono i due consiglieri regionali – gestisce già con solerzia i punti di cinquanta milioni di patenti di guida, siamo certi che volendo sarà possibile fare altrettanto con questa proposta”.
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a cura di Michele Lucivero
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