Il sit-in a Valdagno del 16 agosto davanti alla chiesa con una fiamma accesa tutta la notte è stato un successo (nelle foto) e così venerdì 23 agosto dalle ore 22 a Trissino, sul sagrato della chiesa parrocchiale di San Pietro, in Via Dante Alighieri, i manifestanti si sono dati un nuovo appuntamento per esprimere solidarietà e vicinanza alle persone costrette a bordo delle navi Ong, nelle ore in cui è intervenuta la procura di Agrigento per sequestrare e far sbarcare gli immigrati a Lampedusa.
Li accoglierà Don Lucio Mozzo, parroco di Trissino e ci saranno altri parroci, amministratori locali e persone che sostengono l’iniziativa.
“Per tutti i bambini, donne e uomini fuggiti dai lager libici, vittime di violenze indicibili e ora costretti a dormire a terra sui ponti delle navi che li hanno tratti in salvo dal mare e tutte quelle persone che ancora sono trattenute con la violenza in quei luoghi“. Questo il messaggio degli organizzatori che continua così:
“Desideriamo mettere in relazione tutti quei cittadini che condividono una visione del mondo che vede nell’altro un essere umano, un fratello da accogliere e aiutare, e intendono esplorare strade che guardano al dialogo, all’accoglienza e all’integrazione. Anche un semplice incontro sul sagrato di una chiesa può trasformarsi in un’occasione preziosa per diffondere speranza, fiducia e un atteggiamento positivo per reagire alla marea di disumanità che tutto sembra poter travolgere. Siamo convinti che mai come in questo momento siano urgenti e necessari un risveglio di coscienza, una mobilitazione diffusa e una “resistenza umana” da parte di persone che mettano al centro di ogni azione il principio di umanità.
I sagrati possono diventare così luoghi rappresentativi di quella “Chiesa in uscita”, capace di essere davvero l’ospedale da campo di una comunità che porta dentro di sé ferite e lacerazioni profonde. L’iniziativa, come già avvenuto nelle settimane scorse a Valdagno e Monteviale, segue l’esempio di Don Carmelo La Magra del Forum Lampedusa solidale. È Lampedusa il “porto sicuro”, in quella terra di frontiera dove a nome di tanti italiani non si rinuncia ai valori di solidarietà e accoglienza in cui molti credono
Il nome dell’isola deriva dal latino “lampas”, fiaccola, a testimonianza dell’antico uso degli abitanti di segnalare con dei fuochi la giusta rotta ai naviganti. A fianco dei passeggeri e dell’equipaggio delle due navi e nel rispetto della Costituzione italiana ci impegniamo a tenere accesa una fiamma tutta la notte, mettendo in luce il diritto di questi naufraghi a una trattamento e a un futuro dignitoso.