Durante l’esame del dl Sicurezza, in commissione Affari costituzionali alla Camera, non sono stati approvati gli emendamenti M5S e Lega che chiedevano di destinare risorse economiche ai Comuni di frontiera maggiormente coinvolti nella gestione dei flussi migratori, ma il Governo si è impegnato a prevedere una disposizione ad hoc nella legge di Bilancio.
Come anticipato nei giorni scorsi, sul tema era in corso un’interlocuzione tra maggioranza e opposizione per presentare un emendamento bipartisan, che alla fine, però, non è stato depositato. “Pur condividendo la richiesta – ha detto in commissione la relatrice Vittoria Baldino (M5s) – di addivenire ad un emendamento condivisibile da parte di tutti i gruppi, concernente l’erogazione di risorse a vantaggio dei comuni di frontiera, per motivi legati ai tempi di esame del decreto legge, non è possibile formulare una nuova proposta emendativa”. Baldino ha invitato pertanto “a trasfondere il contenuto dell’emendamento in un ordine del giorno da presentare in assemblea”.
Ma è stato Matteo Mauri, vice ministro all’Interno, a riferire ai deputati che le risorse potrebbero arrivare con l’esame della manovra. Raccogliendo le sollecitazioni arrivate soprattutto dal centrodestra si è dichiarato “pronto a riferire tale unità di posizioni nelle sedi opportune” affinché “sia prevista una disposizione ad hoc nella legge di Bilancio”.
“Gli oneri per il rilascio della carta d’identità sono a carico del richiedente” protezione internazionale, “come stabilito” dalla legge. “Senza pagamento di tali costi, non si provvede al rilascio del documento”. Lo si legge in un documento depositato dal viceministro all’Interno Matteo Mauri in commissione Affari costituzionali alla Camera, durante l’esame del dl Sicurezza. Il documento risponde ad alcuni quesiti posti dalle opposizioni riguardo alla corretta copertura finanziaria del provvedimento.
Nel documento si parla anche del numero di migranti ospiti nei centri in Italia nel 2020: “Il dato medio degli ospiti” nei centri di accoglienza “pro-die registrato nel 2019” è “pari a 83.226”. Questo dato “è in costante calo nell’anno in corso e si attesta ora a circa 80.000. Sulla base delle valutazioni effettuate, riportate nella relazione tecnica bollinata” del dl Sicurezza “e verificata senza osservazioni dal servizio Bilancio della Camera, il capitolo di bilancio pertinente, sia nel 2020, sia nel 2021 e 2021, dimostra sufficiente capienza”.
Arriva una modifica delle possibili deleghe che il Garante nazionale dei detenuti può assegnare ai garanti territoriali. A deciderlo è stata la commissione Affari costituzionali alla Camera approvando un emendamento del M5s al dl Sicurezza.
Il decreto, nella sua versione originaria, prevedeva che il Garante Mauro Palma avrebbe potuto delegare per 6 mesi i suoi omologhi territoriali alle visite in carcere, alla vigilanza dell’esecuzione della pena nel rispetto delle norme internazionali, alla visione degli atti contenuti nei fascicoli dei detenuti e a monitorare il rispetto delle norme per il trattenimento dei migranti nei centri di identificazione. Non solo, i delegati avrebbero potuto occuparsi anche delle istanza e dei reclami, formulando specifiche raccomandazioni all’amministrazione interessata, o chiede al magistrato di sorveglianza l’emissione di “un ordine di esibizione” nei casi in cui i direttori delle carceri non rilascino le informazioni e i documenti richiesti.
Ma la modifica M5s sostituisce l’intero comma sulle deleghe prevedendo altre funzioni. È stato riscritto in questo modo: il Garante nazionale dei detenuti potrà delegare i garanti territoriali “per l’esercizio delle proprie funzioni nelle strutture sanitarie, socio-sanitarie e assistenziali, alle comunità terapeutiche e di accoglienza”, e nei centri di identificazione dei migranti.
I programmi di integrazione dei migranti, alla scadenza del periodo di accoglienza negli ex Sprar, dovranno prevedere corsi di italiano di livello almeno A1, percorsi per la conoscenza della Costituzione italiana e l’orientamento ai servizi pubblici essenziali, oltre che al lavoro. Lo prevede un emendamento della Lega al dl Sicurezza, riformulato dai relatori, approvato in commissione Affari costituzionali alla Camera.
La modifica rivede alcuni indirizzi (aggiungendo alcune novità, come il livello A1 per la conoscenza dell’italiano e la conoscenza della Costituzione) che dovranno essere contenuti nel Piano nazionale sulle linee guida per l’integrazione dei beneficiari di protezione internazionale. Il Piano viene messo a punto dal Viminale ogni due anni, rappresenta la base con la quale vengono predisposti dai comuni i percorsi di integrazione post-accoglienza.
Il Movimento 5 stelle si divide di nuovo sul dl Sicurezza. In commissione Affari costituzionali alla Camera è stato respinta una proposta di modifica a firma dell’ala critica del Movimento. I 20 deputati che lo hanno sottoscritto proponevano di prevedere per ogni regione almeno un centro di permanenza e rimpatrio per i migranti.
Durante il voto, il gruppo dei 5 stelle ha votato contro, tranne Francesco Berti, l’unico firmatario membro della commissione.
Fonte Public Policy