Dopo la partita-suicidio persa a Ferrara l’esonero di Domenico Di Carlo era inevitabile. La società aveva pure guadagnato quegli otto giorni che le servivano per trovare il nuovo allenatore dopo la incredibile “tregiorni” della settimana precedente, in cui la caccia all’uomo era stata abbandonata per mancanza di risposte positive da parte dei tecnici interpellati.
Silenziate una buona volta le voci su contatti e trattative, Rosso e il suo management hanno lavorato in riservatezza e chiuso nel giro di poche ore il rapporto con Di Carlo (la formula usata nel comunicato della società fa intendere che si sia raggiunta una risoluzione consensuale del contratto in scadenza il 30 giugno 2022) e firmato l’accordo con l’ex allenatore del Monza Cristian Brocchi.
La tifoseria si è divisa su di lui. I post sui social oscillano fra le posizioni attendiste e garantiste dei più bonac-cioni e quelle critiche dei più talebani. A prima vista queste ultime sembrano prevalere. Brocchi ha avuto una buona carriera come calciatore, non altrettanto – per ora – come allenatore, invero il suo curriculum non è – per così dire – stellare.
Dai tempi in cui è un attaccante del Milan, è notoriamente un protégé di Adriano Galliani e di Silvio Berlusconi, che lo vogliono alla guida del Monza appena acquistato. Dopo la promozione in B, i due patron brianzoli gli allestiscono uno squadrone per puntare al doppio salto di categoria e, nelle due sessioni di calciomercato, gli mettono a disposizione una rosa di oltre trenta giocatori, ingioiellata di campioni che sono un lusso per la B come Balotelli e Boateng. Non ostante l’overdose di titolari e riserve il Monza non domina il girone com’era invece pronosticato e fallisce non solo la promozione diretta ma anche quella attraverso i play off. Pur se è un loro pupillo, Galliani e Berlusconi interrompono il rapporto con Brocchi.
Qualcuno insinua che l’amicizia fra RR e i due boss monzesi abbia avuto un peso nella scelta vicentina del tecnico milanese e potrebbe essere che il suo ingaggio sia stato facilitato proprio da questi rapporti. A cui, se proprio vogliamo fare dietrologia, potremmo aggiungere che il presidente del Milan, Paolo Scaroni, è un socio dell’LR Vicenza.
Il Monza non ha mai giocato bene, nemmeno quando era infarcito di grandi nomi e i giocatori erano adatti al loro ruolo naturale e al modulo scelto dall’allenatore. Non so cosa potrà fare Brocchi a Vicenza, alle prese con giocatori selezionati da altri e con una rosa appesantita da limiti tecnici, anagrafici e caratteriali. Avrà tanto lavoro da fare, a cominciare con uno spogliatoio forse non così compatto e quindi da ricomporre e privare di primedonne. Subito, poi, dovrà fare un po’ di psicanalisi per capire che tare hanno i biancorossi che impediscono loro di giocare decentemente e da squadra. Ci sarà pure da mettere a fuoco un modulo sostenibile dalla rosa a disposizi-ne, magari mettendo in archivio il centrocampo a rombo causa di tanti problemi l’anno scorso e quest’anno pure. Vada infine, Brocchi, a capire qual è la causa della inflazione di infortuni e malanni che perseguita i giocatori vi-centini. Ormai è chiaro che non è né occasionale né casuale. Ma finora non è stato trovato rimedio.
Mi auguro che nessuno speri che basti il cambio di allenatore a invertire il trend disastroso del Vicenza. La crisi ha fatto emergere colpe e responsabilità diffuse che, in precedenza, erano rimaste nascoste o erano state sottaciute. Ora serve un salto di qualità a tutti i livelli, non solo sportivo ma anche amministrativo-gestionale, finanziario, organizzativo e comunicazionale. Quest’ultimo è urgentissimo perché la società ha perso la fiducia dei tifosi e credibilità e deve reagire concretamente, se possibile affidandosi meno al lessico da marketing americano e parlando di più al cuore della gente. I tifosi vicentini – come dice l’inno della squadra – son tutti brava gente, son molto numerosi. Però non sono proprio co…ni fino in fondo e, ora, si sono proprio stufati.