Mimmo Di Carlo, l’intervista: quando Vicenza e Cassino sono più vicine

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Domenico
Domenico "Mimmo" Di Carlo neonato

Domenico Di Carlo, comunemente conosciuto come Mimmo, è l’attuale allenatore del Lanerossi Vicenza, in serie B. Come prassi consolidata nei giornali sportivi, quando ci si riferisce ad un allenatore lo si chiama spesso “il tecnico di….”. E Mimmo Di Carlo è comunemente chiamato il tecnico di Cassino. Perché lui a Cassino ci è nato, nel 1964, e vi è rimasto fino all’età di 18 anni, quando, ritenuto una promessa del calcio italiano, fu chiamato verso società più blasonate.

Domenico "Mimmo"Di Carlo, il terzo in piedi da sinistra tra i baby del Cassino
Domenico “Mimmo”Di Carlo, il terzo in piedi da sinistra tra i baby del Cassino

Ma nel tempo non ha mai dimenticato le sue origini. Tutt’ora a Cassino vivono i suoi genitori e i suoi amici, e vi torna regolarmente. I suoi genitori tenevano una macelleria nel pieno centro della città, e il piccolo Mimmo gironzolava nel quartiere nei pressi del campo Boario, dove andava anche a scuola. Per il mare le sue mete erano Scauri, Formia e Gaeta, come un po’ tutti i cassinati. E nel frattempo… il calcio! Tutta la trafila con le giovanili della Policassino e poi Cassino, fino a sbarcare in prima squadra proprio quando il Cassino calcio approdò per la prima volta in serie C2 (la quarta serie, dove peraltro milita tuttora).

Domenico "Mimmo"Di Carlo, il quarto in piedi da sinistra nella squadra Allievi del Cassino
Domenico “Mimmo”Di Carlo, il quarto in piedi da sinistra nella squadra Allievi del Cassino

Di Carlo ha poi avuto una carriera calcistica entusiasmante, che lo ha portato a girare l’Italia, e ad ottenere dei grandi successi sportivi. Ha vinto la Coppa Italia col Vicenza nel 1997, in una squadra di cui era capitano e trascinatore. E poi è diventato allenatore, anche qui con ottimi risultati, guidando squadre di serie A, e arrivando fino ad essere il mister della Sampdoria nei preliminari di Champions League. Ma, come detto, senza mai dimenticare le origini di Cassino. Per questo lo abbiamo contattato, perché Di Carlo oggi rappresenta meglio di tutti quel legame (in apparenza un po’ azzardato) tra Cassino e Vicenza, tra il basso Lazio e il Veneto. Realtà lontane, ma di cui proprio il mister ha tracciato una connessione durante l’intervista.

ViPiù: Lei ha lasciato Cassino molto giovane, tuttavia mantiene un forte legame con la città e il territorio. Segue il calcio del Cassino (serie D)?

Di Carlo: Ovviamente sì! Sono tifoso del Cassino, e come potrei non esserlo? Ho vestito quella maglia, e quella è la mia città, nonostante Vicenza mi abbia poi praticamente adottato.

ViPiù: Ha esordito nel Cassino, giovanissimo…

Di Carlo: A 16 anni! Un giorno il mister mi disse: vai, e marca quel numero 10 dell’Osimana, non fargli toccare palla. Quel ragazzo si chiamava Gianfranco Matteoli!

ViPiù: Cosa ricorda di quegli anni? Di quelle sfide?

Di Carlo: Erano anni di lotta, Cassino lottava per agganciare il professionismo e sopravviverci. Ma le sfide più sentite, quelle che ci appassionavano di più erano ovviamente quelle con le squadre locali… contro il Formia, il Latina… una rivalità che dalla tifoseria si trasferiva a noi in campo!

ViPiù: E tralasciando il calcio, cosa ne pensa della realtà sociale di Cassino e del Basso Lazio?

Di Carlo: E’ un territorio stupendo, sul piano storico, ma anche su quello paesaggistico e naturalistico. E quello gastronomico. Eppure è un territorio che non riesce a valorizzare a pieno le proprie potenzialità. Si potrebbe fare ancora moltissimo sul piano turistico… Montecassino è la storia dell’umanità… ma i turisti vengono a visitarla, e vanno via, senza soggiornare neanche un giorno. Eppure ci sono le terme Varroniane, bellissime, ci sono scorci di storia ad ogni angolo, monti, mare… Occorre una sinergia di tutte le forze, politiche ed economiche, per uscire da questa crisi. Ma ce la possiamo fare!

ViPiù: E lei vede una qualche connessione tra Cassino e Vicenza?

Di Carlo: Beh, sono due realtà molto diverse, però c’è qualcosa che le lega. A Vicenza la gente è abituata a concentrarsi sul lavoro, testa bassa e lavorare! A Cassino, almeno al tempo in cui vi vivevo io, si respirava lo stesso spirito di sacrificio. La gente era venuta fuori dalla guerra, c’era la volontà, anzi, la necessità di ricostruzione, e anche lì, testa bassa e lavorare. È questo il legame tra le due città. Ed è questo spirito che tutti dovranno adottare per uscire dalla crisi attuale.

ViPiù: Anche il Cassino calcio non versa in situazione migliore.. continua a navigare tra quarta serie e serie inferiori…

Di Carlo: Anche lì occorre la sinergia di tutte le forze del territorio…

ViPiù: E allora una domanda che a questo punto è inevitabile, e che probabilmente fa sognare tutti i tifosi: c’è la speranza di vederla un giorno sulla panchina del Cassino?

Di Carlo: E perché no! Nel calcio non si può mai dire nulla di definitivo, ma ovviamente quella è la mia squadra, la mia maglia, la mia tifoseria!

E allora non resta che sperare che il Cassino risalga qualche categoria, e poi… l’allenatore, e che allenatore! c’è già! In bocca al lupo al Lanerossi Vicenza, e al Cassino!