La consigliera regionale vicentina Cristina Guarda (Europa Verde) “festeggia” il pronunciamento relativo alla valle dell’Agno, ma mette in guardia: “La battaglia è vinta ma la guerra contro speculazioni e cemento è ancora lunga”. Ecco le sue dichiarazioni
“Davide ha battuto il Golia dell’uso privato dell’acqua. Quello che è successo nel braccio di ferro tra uno dei colossi dell’idroelettrico e i cittadini è la dimostrazione che mobilitarsi per l’ambiente è l’unica maniera per difendere il bene comune”. A dirlo Cristina Guarda, consigliere regionale uscente di Europa Verde Cristina Guarda, alla luce del comitato tecnico regionale che ha dato parere non favorevole al progetto di sfruttamento del tratto di corso dell’Agno in località Ruari. A fine gennaio i cittadini di Valdagno e Valli del Pasubio si erano mobilitati contro quel progetto ora bocciato dalla Regione e Cristina Guarda aveva partecipato alla manifestazione, portando poi la questione all’attenzione dell’assessorato all’ambiente.
“Era stata una manifestazione molto partecipata – ricorda la candidata alla rielezione nelle fila di Europa Verde Cristina Guarda – uomini e donne scesi in strada contro il mini elettrico, come viene identificato nel linguaggio burocratico quel tipo di impianti che traggono energia elettrica attraverso turbine che sfruttano i salti d’acqua di piccole e medie dimensioni.
Lo chiamano minielettrico ma i problemi che questo tipo di impianti procura al territorio ed all’ecosistema fluviale è tutt’altro che piccolo. Quella odierna è una significativa vittoria di una battaglia importante, ma la guerra contro chi sa solo sfruttare i beni comuni fino all’ultima goccia e lasciare dietro di sè macerie e cemento, è ancora lunga”.
“Non sono contraria all’utilizzo di fonti rinnovabili di energia – chiarisce Cristina Guarda -, anzi credo che questa sia la strada giusta.
Ma non si può cedere a forme di speculazione basata sugli incentivi legati ai certificati verdi. Siamo di fronte ad impianti, spesso, che servono più a incassare gli incentivi che alla effettiva produzione di energia elettrica. Non importa se l’impianto produce poche kilowatt: costa poco intubare un ruscello per 1 o 2 chilometri e metterci una piccola turbina ed il gioco è fatto.In quel tratto inoltre non scorrerà più acqua nè ci saranno più pesci nè pescatori e, fattore ulteriormente grave, non ci sarà il ricarico della falda. Il trucco sta solo nel prendere gli incentivi, coprire la spesa e guadagnare sul resto. A discapito però del territorio e delle casse pubbliche”.
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