La proposta di istituire una mini naja avanzata dal presidente del Senato, Ignazio La Russa, trova sponda da Meritocrazia Italia.
“Si tratterebbe di una mini naja – spiega il presidente del movimento, Walter Mauriello -, della durata di poco più di un mese, da svolgere su base volontaria e incentivata da vantaggi in termini di crediti nello studio o nei concorsi per chi deciderà di seguire il percorso.
Il progetto prevederebbe un addestramento volontario di soli 40 giorni, grosso modo l’equivalente del vecchio Centro addestramento Reclute, e porterebbe i giovani a confrontarsi con la vita militare, tra gli Alpini o negli altri corpi, e ottenere così un addestramento di base.
Meritocrazia Italia guarda con grande favore all’iniziativa, che potrebbe spiegare utilità sulla formazione dei giovani, ragazze e ragazzi. Non si dovrebbe trattare di un’educazione alla guerra, ma di un percorso per l’acquisizione di maggiore consapevolezza civica, per la presa di coscienza delle possibilità e delle responsabilità, del valore del sacrificio e della coesione nei momenti di difficoltà.
Dovrebbe aiutare a imparare, insomma, non a sparare, marciare e combattere, ma a mettersi al servizio della comunità in caso di necessità (alluvione, terremoti, catastrofi ambientali), acquisendo le basi del primo soccorso e della topo- grafia. Si potrebbe imparare a guidare un’automobile, un camion o un’ambulanza, a realizzare un ponte radio o ad allestire un campo attrezzato.
L’attività addestrativa non dovrebbe, però, restare fine a sé stessa. Dopo il primo periodo di addestramento, ai giovani dovrebbe essere consentito di continuare a formarsi partecipando alle attività delle varie associazioni d’Arma come, ad esempio, quella degli Alpini (ANA), dei Paracadutisti (ANPdI), degli ufficiali in congedo (UNUCI) o nei gruppi della Protezione civile, accrescendo le proprie competenze e rinsaldando il legame collaborativo tra forze armate e cittadini.
In questo modo i giovani avrebbero la possibilità di crescere in un ambiente sano e, donando parte del loro tempo alla co- munità, potrebbero facilmente vincere quella noia che, troppo spesso, li spinge tra le braccia di un’indolenza che trova l’unica via di fuga in comportamenti devianti”.