L’Antica Minturnae è stata più volte distrutta e ricostruita, nel corso della storia, ma il territorio è sempre stato considerato un importante snodo a livello economico e commerciale grazie alla vicinanza dell’Appia che collegava il centro-nord con il sud della penisola.
L’attuale Minturno è una cittadina complessa a livello geografico, dislocata su più livelli. E in pochi sanno che il suo centro storico, arroccato su una collina e anticamente protetto da mura imponenti, per un certo periodo ha costituito una cittadina a sé stante: Traetto.
Il Patrimonium Traiectum – Dopo essere stata a lungo punto di riferimento economico, mistico e turistico, per i Romani, Minturnae venne distrutta tra il 580 e il 590 dall’invasione, si pensa, dei Longobardi.
La popolazione residente si ritrovò in una città devastata e infestata dalla malaria e cominciò ad allontanarsi dalla zona in pianura per stabilirsi sul colle più vicino, che prese il nome di Traetto (o Traietto/Trajetto). L’etimologia sarebbe da ritrovare in Ad Trajectum, intendendo il traghettamento da una sponda all’altra del fiume Garigliano che avveniva attraverso una scafa (scapha), una barca, cioè, priva di vela utilizzata dai Romani come scialuppa di salvataggio o collegamento tra coste e navi da guerra.
Nell’VIII secolo venne persino fondato il Patrimonium Traiectum: la cittadina divenne centro di un latifondo gestito da un diacono alle dirette dipendenze del Papa. Fu in quel periodo che arrivarono le mura di cinta che, tuttavia, non riuscirono a salvare la comunità dall’incursione dei Saraceni. Era l’883, e la Sicilia musulmana finì per stabilirsi a lungo nella piana del Garigliano, fino ad essere scacciata soltanto nel 915/16 dalla lega voluta da papa Giovanni X. A ricordo di quella battaglia, avvenuta sulla riva destra del fiume, venne innalzata la Turris Gareliani, demolita nel 1828 per favorire la costruzione del Ponte Real Ferdinando.
Sulla sponda sinistra, invece, tra il II e X secolo, il principe Pandolfo Capodiferro fece costruire la Turris Ad Mare, purtroppo andata distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale.
Traetto, nel frattempo, passò sotto il controllo di Gaeta per poi essere nuovamente rasa al suolo dagli Ungari. Risorse ancora una volta dalle sue ceneri ed ebbe persino dei propri feudatari fino a quando, alla fine del X secolo, venne donata all’Abbazia di Montecassino. Nel 1061, ai suoi abitanti furono concesse le Chartae Libertatis (carte di franchigia): l’abate Desiderio, in questo modo, fissava condizioni, obblighi e privilegi nei reciproci rapporti.
Si avvicendarono, poi, la conquista dei Normanni di Sicilia, l’appartenenza alla famiglia normanna dell’Aquila e, dal 1299, ai Caetani, una volta divenuti titolari della contea di Fondi (di cui Traetto faceva parte). Nel 1497, ancora, dopo la confisca per ribellione del filo-francese Onorato Gaetani dell’Aquila D’Aragona, I duca di Traetto, Federico d’Aragona donò la città al condottiero Prospero Colonna; un dono che si riconfermò in qualità di ringraziamento per aver combattuto, pochissimi anni dopo, nella battaglia del Garigliano che sancì l’inizio del dominio spagnolo nell’Italia meridionale.
Traetto è appartenuta ai Colonna fino al 1570, quando Isabella, figlia di Vespasiano e nipote di Prospero, morì. Passò, poi, per eredità al figlio di Isabella e, successivamente, ai Carafa di Stigliano del ramo della Stadera, arrivando nelle mani di Nicola Maria de Guzmán (figlio di Anna, ultima della discenzenza Carafa di Stigliano-Stadera); quest’ultimo, però, morì nel 1689 senza eredi, estinguendo di fatto le discendenze di Vespasiano I Gonzaga e dei Carafa di Stigliano. Quel patrimonio feudale valutato oltre 3 milioni di ducati e tutte le terre, città e castelli in suo possedimento vennero interamente devoluti alla Corona, che sperava di recuperare fondi da destinare alla guerra in cui era coinvolto il ducato di Milano. Non ci volle molto, infatti, perché gli spagnoli vendessero tutto quanto al genovese Francesco Maria Spinola, che divenne così il nuovo duca di Sabbioneta. Fino al 1806 (anno dell’abolizione del sistema feudale), Traetto appartenne ai Conti Carafa del ramo della Spina e durante l’occupazione napoleonica (1799) venne assalita ed espugnata dalle truppe franco-polacche, si dice a causa di un tradimento operato da un traettese stesso, nell’ambito delle ritorsioni in atto verso le città che spalleggiavano Fra’ Diavolo: in quell’occasione morirono centinaia di traettesi, oltre a diversi abitanti dei paesi limitrofi.
Infine, il 13 luglio 1879, Traetto tornò ad essere ufficialmente parte di Minturno.
Un’altra storia stava per cominciare…