Mirko De Carli (PdF): serve una stagione costituente in Europa

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È evidente più che mai – scrive di Mirko De Carli, coordinatore alta Italia del Popolo della Famiglia – lo stallo in cui ristagna in questi giorni la politica europea: l’EPP – European People’s Party si cimenta in prove muscolari per imporre Manfred Weber alla Presidenza della Commissione Europea, i gruppi vincitori delle ultime elezioni (Liberali e Verdi) che scalpitano per essere protagonisti nella formazione della prossima Commissione Europea e il fronte sovranista-conservatore che vive nel limbo di un’inconsistenza (in termini di numeri) parlamentare a dispetto di ottimi risultati nazionali (vedi in Italia e Francia).

In mezzo a tutto questo come sempre si muove con intelligenza e visione di prospettiva il premier ungherese Orbán Viktor: rimane saldamente nel PpE (smentendo le voci di un suo “salto della quaglia” verso il fronte dei conservatori-repubblicani) e promuovere una legislatura dalle maggioranze variabili dove nessun gruppo parlamentare sia escluso dalla partita della prossima commissione.

Per concretizzare questa prospettiva parla anche di un nome diverso da Weber per la presidenza della Commissione Europea: serve una persona terza che possa trovare il più ampio consenso e non un candidato “di parte”. Di fatto Weber è arrivato primo ma non ha vinto, anzi ha ridotto i consensi del PpE in Europa: per questo sarebbe necessario un radicale cambio di passo con un nome nuovo, sempre espressione dei popolari, ma senza un passato così “caratterizzato” come quello del leader bavarese della CsU.

Non possiamo che auspicare a un periodo di seria riflessione dentro e fuori il PpE con l’obiettivo davvero di aprire quella tanto attesa stagione delle riforme, a partire dalla modifica dei trattati fondativi dell’Ue, dalla riapertura di un processo costituente e dal superamento del Trattato di Maastricht.

L’Italia, fuori dagli equilibri parlamentari che contano, potrebbe giocare una partita da protagonista per quanto riguarda la scelta di un commissario economico: mi auguro non si persegua la strada di un nome interno a un partito di governo col solo ed unico obiettivo di regolare conti interni in previsione dei prossimi appuntamenti elettorali.

Auspico invece che si proponga un nome nuovo per la politica europea ma dalla spiccata capacità di dialogo e dalla già provata esperienza di governo. Faccio un nome? Guido Crosetto. I prossimi cinque anni saranno decisivi per delineare una prospettiva seria e convincente per l’Unione Europea del domani: se vogliamo che il progetto europeo ritorni ad essere “attraente” occorre che i leader europei più influenti oggi abbiamo il coraggio di non rinchiudersi nel bunker del proprio successo o insuccesso elettorale ma che si aprano ai cambiamenti che da tempo i popoli europei auspicano.

Con una sola ed unica parola d’ordine: speranza