“Missionarietà” al centro del nuovo anno pastorale

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Mons. Beniamino Pizziol, vescovo di Vicenza
Mons. Beniamino Pizziol, vescovo di Vicenza

Sabato 7 settembre si ripeterà l’appuntamento al santuario di Monte Berico come momento culminante del pellegrinaggio diocesano guidato dal vescovo Beniamino. In tale occasione mons. Pizziol presenterà le scelte pastorali per il nuovo anno, contenute nella lettera pastorale distribuita con La Voce dei Berico di questa settimana. Il Vescovo già ci aveva anticipato che il cammino che attende la nostra Chiesa diocesana sarà declinato a partire dalla missionarietà. Abbiamo incontrato il Vescovo per chiedergli un inquadramento di queste scelte.

Eccellenza perché la scelta della missionarietà?

«Sono arrivato a questa scelta dopo aver consultato i miei collaboratori, i direttori e i delegati degli uffici diocesani e gli organismi di comunione e partecipazione. Del resto conosciamo le finalità del nostro cammino pastorale diocesano: la comunione, la sinodalità, la corresponsabilità e la missionarietà. Queste dimensioni non riguardano un aspetto, un ambito o un tempo particolare dell’azione pastorale, ma sono costitutive e permanenti, manifestano l’identità stessa della chiesa universale e di ogni chiesa particolare. La dimensione missionaria della Chiesa è bene espressa dalle parole di papa Francesco: “Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione” (E.G. 27). In questa prospettiva desidero orientare e stimolare la nostra chiesa diocesana».

Come si declina concretamente questa scelta?

«Vogliamo impegnare un tempo congruo di due anni, per prendere coscienza della vocazione missionaria dell’intero popolo di Dio, per scoprirne le radici evangeliche, le testimonianze rese dalla Chiesa nel corso della storia, le gioie e le fatiche della vita e della missione delle comunità cristiane, in modo che questa dimensione missionaria venga sentita e vissuta come dimensione costitutiva e permanente».

E rispetto ai giovani, come questa continuerà ad essere una priorità?

«Veniamo da due anni intensi e appassionati in cui abbiamo messo al centro della vita e della missione della Chiesa le nuove generazioni, che hanno il compito di custodire e testimoniare il Vangelo di Cristo in questo passaggio epocale. Desidero ringraziare i giovani che ho incontrato, per la bella testimonianza di fede, di servizio e di gratuità che stanno offrendo alla chiesa diocesana. Questi incontri hanno riacceso in me, e mi auguro in coloro che vi hanno partecipato, un senso di speranza nel tempo che stiamo vivendo e di fiducia nel tempo che verrà».

Quali sono i passi che dobbiamo fare come Chiesa, in una prospettiva missionaria?

«Oggi è chiesta a tutti una “conversione pastorale” capace di generare “una nuova presenza dei credenti nel territorio, con un nuovo volto e un nuovo stile”. Questa è la sfida che ci sta innanzi, occorre il coraggio di affrontarla, senza restare abbarbicati a forme pastorali legate a un passato anche recente, che non può essere riprodotto e mantenuto in una situazione radicalmente mutata. Questo è il segmento di tempo in cui il Signore ci ha chiamati a testimoniare e a vivere la nostra fede».

(L’intervista integrale è pubblicata su La Voce dei Berici di domenica 8 settembre)