Ieri a Roma presso la sede del ministero del lavoro e delle politiche sociali, come qui anticipato, c’è stata la firma dell’accordo sull’attivazione della cassa integrazione guadagni straordinaria (cigs) per i tutti i lavoratori della Miteni. Il ricorso a questo tipo di ammortizzatore sociale è stato possibile a seguito della recente reintroduzione legislativa di questo strumento straordinario, soppresso dal precedente governo. All’incontro hanno preso parte il curatore fallimentare, la direzione lavoro del Veneto, Cgil, Cisl ed Uil territorali, Federmanager, Confindustria e la Rsu. Ha partecipato anche, in veste di uditore, la senatrice Barbara Guidolin, appartenente al Movimento 5 Stelle e membro della Commissione lavoro e previdenza sociale del Senato della repubblica: esprimiamo il nostro apprezzamento per la vicinanza dimostrataci dalla senatrice Guidolin.
Con la sottoscrizione dell’accordo di ieri i lavoratori della Miteni hanno ottenuto il risultato di rinviare di un anno i licenziamenti collettivi: infatti la Cigs ha durata di dodici mesi, con una possibile iniziale modulazione in ragione delle decisioni degli enti sul cronoprogramma di svuotamento. Ora si tratterà di ricercare tutte le migliori soluzioni per la ricollocazione del personale, verificando se sarà possibile anticipare il pensionamento dei lavoratori più anziani e contaminati. Su questi aspetti la Regione Veneto si è impegnata con una precisa deliberazione del consiglio regionale.
Rimangono però ancora sul tavolo altre questioni.
In primis gli aspetti sanitari: i lavoratori Miteni sono tra i più contaminati al mondo dai Pfas. Sulla nostra assistenza sanitaria, che dovrebbe vedere ad esempio anche un’implementazione della delibera della giunta regionale del Veneto n. 1191 del primo agosto 2017 attraverso screening e diagnostica di secondo livello, è stato chiesto un incontro con l’assessore regionale alla sanità: vedremo se ci sarà la convocazione.
Poi c’è il tema ambientale. Il sito di Trissino deve essere bonificato e al riguardo è al vaglio della relativa conferenza dei servizi – la prima riunione si è svolta il tre dicembre scorso – la documentazione comprendente la caratterizzazione di terreni e falda dello stabilimento e la proposta di bonifica presentata dall’azienda Miteni prima del fallimento. Gli enti avevano chiesto all’azienda di consegnare questa documentazione – come avvenuto – entro il quattro novembre 2018; come si sa Miteni è stata dichiarata fallita il successivo otto novembre 2018.
La questione dell’inquinamento del sito e della relativa bonifica, che a nostro avviso dovrebbe essere tale e non fermarsi solamente al pur necessario step della messa in sicurezza operativa, meglio nota come Miso, è di particolare importanza: anche per le possibili conseguenze che questo inquinamento del sito può avere determinato o può ancora determinare sulla salute di chi ci ha lavorato o ci lavora e dei cittadini. Pertanto è stato richiesto un incontro con l’assessore regionale all’ambiente, a cui potrebbe aggiungersi, se necessario, il comune di Trissino. Anche qui si è in attesa di una convocazione.
Su tutta questa vicenda poi pende ancora forse l’aspetto più determinante: l’indagine giudiziaria della procura della repubblica di Vicenza avviata a gennaio 2017, oltre 22 mesi fa. C’è stata una evidente differenza di velocità tra i tempi dell’indagine della procura e quelli della sezione fallimentare del tribunale. Confidiamo quindi che si giunga quanto prima possibile alla chiusura di questo tormentato iter per poter capire se sono state individuate da parte dell’autorità giudiziaria eventuali responsabilità e di che tipo.
Qui, oltre alla nostra contaminazione, c’è di mezzo un enorme danno alla popolazione e all’ambiente di una buona parte del Veneto: fare giustizia è l’impegnativo compito cui sono chiamate le istituzioni delegate allo scopo dalla costituzione.