?La decisione della Miteni di portare i libri in tribunale esprime arroganza e totale irresponsabilità verso i lavoratori e il territorio – affermano in una nota congiunta dei segretari generali della Cgil del Veneto e di Vicenza, Christian Ferrari e Giampaolo Zanni, e dei segretari generali della Filctem Cgil regionale e vicentina, Michele Corso e Giuliano Ezzelini Storti – Pur di non rispondere delle proprie responsabilità l?azienda scappa utilizzando norme e leggi vetuste che purtroppo lo permettono”.
Ma noi non ci stiamo e chiediamo l?immediata apertura del procedimento per il sequestro dei beni mobili e immobili di tutti i responsabili della Miteni, sia in Italia sia all?estero. Vogliamo veder tutelati, i lavoratori, i cittadini e vogliamo veder risanato un territorio devastato dalla totale irresponsabilità di chi in questi anni ha fatto finta di non sapere e di non vedere?.
Saremo a fianco dei lavoratori e con loro ci opporremo alla ?Fuga? della Miteni.
Nell?apprendere – scrive la CUB-Confederazione Unitaria di Base di Vicenza – la decisione del CdA di Miteni, industria chimica di Trissino, di inoltrare istanza di falimento, esprime piena solidarietà ai lavoratori che vedono così messo in pericolo il proprio futuro occupazionale. La scelta dell?azienda appare con ogni evidenza un goffo tentativo di evitare le proprie responsabilità nella soluzione dei gravissimi problemi ambientali causati negli anni, a partire dalla metà degli anni ?60, dovuti alla produzione nel sito trissinese di PFAS (composti perfluoro-alchilici di catena di varie lunghezze). Inquinamento che pare, dalle indagini finora svolte da ArpaV e procura di Vicenza, attribuibile con ogni probabilità alla Miteni stessa, visto che nei pozzi di rilevazione vicini al sito industriale i livelli di inquinamento risultano clamorosamente più alti di altri pozzi più lontani. Ricordiamo comunque che l?inquinamento della falda acquifera si estende a 21 Comuni delle provincie di Vicenza, Verona e Padova, interessando un bacino di 85 mila residenti, la cui bonifica presenta dunque costi altissimi; l’istanza di fallimento, quindi, ha il sottile intento di scaricare sui contribuienti i costi di bonifica ambientale. Recentemente è stata inoltre scoperta nei pozzi adiacenti alla Miteni la presenza di GenX e C604, prodotti lavorati in tempi piuttosto recenti, e dunque non attribuibili alle proprietà precedenti a quella attuale del gruppo ICIG che incolpa queste dell?nquinamento da PFAS. La CUB chiede quindi l?apertura immediata di un tavolo con l?azienda in modo da salvaguardare il futuro dei lavoratori e la loro salute, già compromessa da anni di esposizione alle sostanze tossiche lavorate. Nelle analisi svolte sui lavoratori sono state infatti rilevate quantità altissime di PFAS, composti di cui è accertata l?alta tossicità e capacità di permanenza nelll?organismo. Ritiene inoltre che la Miteni debba rispondere dell?inquinamento prodotto e farsi carico dei costi relativi alla bonifica.
La Miteni di Trissino – scrive Usb-Unione sindacale di base Vicenza – responsabile principale dell’inquinamento pfas dichiara fallimento..non deve farla franca.
Miteni/rimar hanno prodotto inquinamento, da sempre sia nel vecchio sito in cima a Trissino e poi nel sito sopra la poscola. hanno inquinato i dipendenti, i cittadini e…ora dopo le dichiarazioni di facciata sulla loro disponibilita’ a bonificare per salvare i loro profitti dichiarano fallimento… troppo semplice.
E’ il capitalismo signori.
Peccato che il profitto di pochi abbia devastato la vita di centinaia di migliaia di persone.
Da anni chiediamo il sequestro della Miteni e la nomina di un commissario per salvaguardare occupazione e risanare persone e territorio facendo pagare chi ha inquinato.
la Miteni/rimar non deve farla franca. I lavoratori e i cittadini devono di nuovo mobilitarsi e il governo deve subito intervenire.
Sosteniamo i lavoratori vittime due volte.
Nessuno deve essere licenziato. Subito sequestro e commissario.