Comprendiamo la preoccupazione delle mamme No Pfas – scrive in un comunicato l’azienda Miteni – non comprendiamo però il motivo per cui continuino a chiedere la chiusura dello stabilimento Miteni anche dopo le sentenze e i dati attuali sulla diffusione degli inquinanti. I dati sugli scarichi Miteni rilevati dagli Enti attribuiscono all’azienda meno dell’1% dell’inquinamento presente nel collettore Arica, almeno negli ultimi due anni.I dati dell’agenzia dell’Unione Europea ECHA, pubblicati lo scorso giugno, dimostrano che l’utilizzo dei Pfas è decine di volte più impattante sull’ambiente rispetto alla produzione Miteni. Il Tribunale Superiore delle acque pubbliche ha disposto gli interventi da compiere, tutti da attuare sugli utilizzatori di Pfas e non ha nemmeno citato Miteni. I controlli svolti questa estate sugli impianti di lavorazione dei Pfas non hanno rivelato alcun problema né perdita. Non si comprende dunque per quale motivo le Mamme No Pfas continuino a rivolgersi ancora oggi contro una azienda che ha scarichi ai livelli delle acque potabili e che sta investendo in modo importante per risolvere l’inquinamento storico del proprio sito, un problema che riguarda tutte le centinaia di aziende che usano Pfas nel territorio.
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