Il Sistema Moda – a livello nazionale e ancor più a livello veneto – continua a dimostrare una grande vitalità: ha saputo superare brillantemente le pesanti implicazioni della pandemia, confermando una eccezionale resilienza.
Il Tavolo Veneto della Moda riunisce le categorie datoriali maggiormente rappresentative a livello regionale (Confindustria, Confartigianato, CNA, Confcommercio, Confesercenti) e costituisce un osservatorio privilegiato delle trasformazioni in atto nel settore.
“La moda è uno degli asset strategici della manifattura italiana – commenta Roberto Bottoli, Coordinatore del Tavolo Veneto della Moda – da sempre capace di produrre ricchezza e occupazione e di mettere in campo un patrimonio di competenze artigianali e imprenditoriali uniche nel loro genere: un settore che da solo vale più di 80 miliardi di fatturato e 500.000 addetti (di cui circa 300.000 nelle sole PMI) concentrati nelle 5 regioni trainanti il settore: l’Emilia-Romagna, la Lombardia, le Marche, la Toscana, e il Veneto. In Veneto il comparto moda conta 9.500 unità produttive (17,6% del totale manifatturiero regionale), 7.626 unità della distribuzione, fattura 18 miliardi di euro, assorbe quasi 100 mila addetti ed esporta per un valore di oltre 9 miliardi di euro, dato, quest’ultimo che rende la moda, dopo la meccanica, il settore trainante le esportazioni della Regione. Ma non solo: il comparto, insieme alla meccanica e alle produzioni chimiche, è anche il settore che contribuisce in misura più rilevante al surplus della bilancia commerciale regionale. E a questi dati si devono aggiungere quelli del commercio non solo per i fatturati interni ma anche come veicolo promozionale del Made In Italy tramite i milioni di turisti che visitano il nostro Paese.
Non è mai facile fare un bilancio di fine anno su un settore così diversificato che comprende la filiera del tessile, della confezione, il calzaturiero, l’occhialeria, gli accessori e tutte le attività complementari quali stampa, ricamo, lavaggi e trattamenti speciali e un’infinità di altre varianti. Anche perché – continua Bottoli – bisogna tenere presente che all’interno di queste filiere vi sono posizionamenti molto diversi tra le aziende. Vi sono infatti aziende che producono direttamente per il consumatore finale (B2C), quali ad esempio quelle del distretto dello Sportsystem di Montebelluna e vi sono moltissime aziende che producono per grandi brand. Il Veneto resta ancora un territorio in cui è concentrata la produzione delle maggiori griffe mondiali, per l’enorme qualità della conoscenza tecnica accumulata, per l’elevatissima artigianalità delle lavorazioni. Proprio questa caratteristica ha consentito una ripresa più veloce dopo il doppio shock della pandemia e del conflitto in Ucraina”.
Tutto questo è dimostrato dai dati del mercato del lavoro: se la disoccupazione nel 2022 scende al 4,1 (contro il 4,7 del 2021) le assunzioni nei settori moda crescono mediamente del 50% rispetto al 2021, recuperando il crollo del biennio 2019-2020. L’altro dato interessante è che il settore garantisce ampia occupazione femminile: le assunzioni di personale femminile superano di oltre il 40% quelle del personale maschile.
“Purtroppo, il settore soffre della carenza di figure sia da inserire a fronte dei pensionamenti sia inerenti nuove professionalità – puntualizza Bottoli – Sono conseguenze del calo demografico ma anche della scarsa attenzione, di famiglie e istituzioni, verso le scuole professionali e tecniche. Nonostante lo sforzo della Regione, che ha dedicato un ITS (plurilocalizzato in Veneto e Lombardia) al mondo della moda, questi numeri non sono ancora sufficienti a garantire quel naturale ricambio generazionale che può mettere a rischio la sopravvivenza del settore. È un ambito in cui il Tavolo della Moda è attivo a fianco dei competenti Assessorati Regionali per supportare tutte le attività di orientamento utile a invertire questo trend”.
Tema forte rimane anche quello della tutela del Made in Italy, per il quale il Tavolo Veneto della Moda ribadisce il proprio appello alle Istituzioni nazionali affinché vengano rafforzati i controlli a livello comunitario delle merci che rientrano in Europa e successivamente in Italia per combattere la contraffazione e garantire così le condizioni per restare competitivi in un mercato globale dove molti attori non rispettano le regole, mettendo su mercati prodotti privi di quegli standard qualitativi che sono richiesti alle imprese italiane.
Altro trend, da sempre presente nel settore ma che ora – anche per un reale cambiamento nel comportamento dei consumatori – sta diventando vitale per il settore, è quello legato alla sostenibilità. Conferma Roberto Bottoli: “E’ in quest’ambito che si stanno concentrando gli investimenti di tutti gli operatori della filiera, poiché è ormai imprescindibile l’adozione di protocolli volti a garantire la sostenibilità dei prodotti e dei processi. E indubbiamente un mondo diverso e più complesso ma che il nostro settore sta affrontando con grande capacità di cambiamento e da cui possono nascere nuove opportunità in grado di valorizzare la qualità e la responsabilità sociale delle nostre imprese”.
Massima attenzione viene auspicata anche per contenere la piaga dei subappalti a laboratori irregolari o clandestini che, già da tempo presenti in altre aree del Paese, vanno a contagiare anche il territorio Veneto assorbendo una parte di quel reshoring conseguente alle complicanze logistiche create dalla pandemia.
Sempre in tema di concorrenza e criticità va segnalata la forte preoccupazione del Sistema per l’esponenziale aumento dei costi energetici nel nostro Paese che può essere spiazzante per le attività più energivore soprattutto della filiera tessile.