Molestie al direttore: caso Morra, e-pistola di Francesco Bonazzi

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Il caso Morra e il post di Francesco Bonazzi
Il caso Morra e il post di Francesco Bonazzi

Caro Direttore, a vivere in un Paese di scarse virtù pubbliche siamo abituati da anni (anche se non ci rassegniamo), ma quando l’iprocrisia prende il sopravvento e gli amici dei mafiosi danno lezione di antimafia, allora vuol dire che tutto è possibile. E il capovolgimento della realtà e dei valori (pochi) che sta andando in scena da 24 ore sul “caso Morra” è davvero emblematico di questa stagione politica che ti fa rimpiangere perfino la Prima Repubblica e il suo rispetto per le istituzioni.

Nicola Morra e Jole Santelli
Nicola Morra e Jole Santelli

Mentre apprendiamo dai giornali che il presidente del Senato, Elisabetta Casellati, avrebbe incontrato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, per discutere l’emendamento salva-Mediaset nascosto in un provvedimento anti-Covid, la Rai decide di non far andare in onda Nicola Morra, presidente della Commissione Antimafia, “reo” di aver “infangato” la memoria di Jole Santelli e di aver offeso la Calabria tutta. Noi, ingenui, pensavamo che la Calabria si sentisse infangata e offesa dall’arresto per mafia del consigliere regionale Domenico Tallini, farmacista di Forza Italia e ras delle preferenze in questa Regione dove tutti vogliono andare a curarsi. Ma vabbè, andiamo avanti.

Ieri, a Radio Capital (Gruppo Gedi-Repubblica), Morra aveva fatto un lungo intervento sulla sanità calabrese, sulle sue inefficienze e sui rapporti con la ‘ndrangheta. Poi, ha anche ricordato che se la Calabria è in questo momento acefala (solo politicamente, chè i boss son tutti lì e gestiscono pure le farmacie, come hanno scoperto i pm)  la colpa è anche dei calabresi che hanno votato Jole Santelli sapendo che era molto malata. “Era noto a tutti che la presidente Santelli fosse una grave malata oncologica”, ha detto Morra (M5s). La frase, abilmente estrapolata, è stata fatta passare per un indecente attacco a una persona che non c’è più e che ha lottato coraggiosamente contro il suo male. Le opposizioni hanno quindi chiesto le dimissioni del presidente dell’Antimafia, Forza Italia in testa, il giorno dopo la retata che ha coinvolto il Tallini, che ovviamente speriamo sia innocente.

Visto che c’erano da nascondere il traffico un po’ losco sull’emendamento Mediaset e gli arresti per la gestione della sanità calabrese, ne è andato di mezzo il povero Morra, di sicuro imprudente, ma almeno non ipocrita come le proteste di questi figli e figliocci di Marcello Dell’Utri (condannato per mafia) e Cesare Previti (condannato per compravendita di sentenze). Però era anche noto che tutti sapevano che la Santelli era malata e risulta da varie fonti che i maggiori partiti, in Calabria, si fossero accordati per le vicepresidenze e una fase di transizione in caso di “impedimento grave” del presidente Santelli o di una sua “prematura scomparsa”. Insomma, la malattia era il segreto non segreto.

A un certo punto, in campagna elettorale, lo scrisse anche il “Corriere della Sera”, con la classica fuga di notizie pilotata, in modo che la cosa non uscisse in modo irrispettoso o da sciacalli. E hanno fatto bene. La Santelli entrò in Parlamento grazie allo studio Previti, ma ha fatto il suo lavoro di deputato sempre a viso aperto e con competenza. Come tutte le persone gravemente malate, aveva tutti i diritti anche di candidarsi perché nessuno può entrare nella testa di una persona con un male incurabile e dirle quello che deve fare. Era malata? Ha fatto campagna elettorale, una cosa faticosissima, ha vinto e alla fine è stata di buon esempio per tutti i malati. Ecco, forse questo, al posto di Morra, l’avrei chiarito.

Ma poi ci è toccato sentire anche l’ex direttore Mediaset Giorgio Mulé, portavoce di Forza Italia in Camera e Senato, fiero amico di Dell’Utri, respingere anche le scuse: “Le parole del senatore Morra non solo non sono delle scuse ma sono un’ulteriore ferita nei confronti della memoria di Jole Santelli, dei malati di cancro e dei calabresi”. Presidente dell’Antimafia che ce l’ha con i malati di cancro. Siamo al record di delegittimazione.

Le scuse di Morra erano state queste: “Le parole su Santelli? Mi scuso, massimo rispetto per chi vive la malattia. Ma l’elettorato è pienamente responsabile”. E poi aveva aggiunto le parole che, queste sì, in una certa Italia che vive di ricatti incrociati, ancora si pagano: “Tallini è stato il più votato alle ultime elezioni” e “Forza Italia ha un problema nel suo dna, questo problema si chiama Marcello Dell’Utri“. Ecco, se state per indignarvi, non lo fate e cambiate canale. Perché visto che in Italia tutto deve sempre finire in farsa, la “punizione” per tanta cocciuta memoria, a Morra gliel’ha data la Rai, non Mediaset. Non lo hanno fatto andare in tv. Dovrebbe ringraziarli di una simile fortuna.

Francesco Bonazzi


La Rivoluzione senza nome. Credere disobbedire combattere, di Francesco Bonazzi (Aliberti editore)
La Rivoluzione senza nome. Credere disobbedire combattere, di Francesco Bonazzi (Aliberti editore)

(Torino, 1968). Si è laureato in legge a Pavia nel 1992. Ha lavorato all’Ansa dal 1992 al 1999 a Roma, Milano e Washington, occupandosi di economia e finanza. A fine 1999 è passato all’Espresso, dove ha firmato decine di inchieste. Nel 2009 è stato uno dei fondatori del Fatto Quotidiano. Tra il 2010 e il 2014 ha fatto l’inviato speciale per Il Secolo XIX. Ha lasciato il quotidiano genovese per fare prima il vicedirettore di Dagospia e poi il vicedirettore della Notizia. Firma su La Verità e Panorama ed è corrispondente dall’Italia di Alliance News.

Autore, tra gli altri, di La rivoluzione senza nome. Credere, disobbedire, combattereViva l’Italia! Contro l’economia della paura. Perché non siamo il malato d’EuropaPrendo i soldi e scappo. I loro affari con i nostri soldi


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