“A decidere l’esito del voto, il prossimo 4 marzo, saranno anche loro, gli italiani emigrati all’estero con sogni e valigie al seguito”, scrive oggi Laura Pilastro il GdV. “Un esercito di 4,9 milioni di persone sparse in 177 Paesi, di cui i 78 mila vicentini – prosegue il quotidiano locale – rappresentano un plotone in continua crescita. Per l’esattezza, sui 4,3 milioni di connazionali con diritto di voto, sono circa 66 mila gli expat partiti da queste latitudini. Come tutti gli altri chiamati, in quanto iscritti all’Aire, l’Anagrafe italiana dei residenti all’estero, a eleggere diciotto parlamentari (dodici deputati e sei senatori della circoscrizione Estero) e ad affermare così anche il legame con la propria terra d’origine.”.
“Un voto – aggiunge il giornale – che si effettua per corrispondenza e sul quale anche in passato si sono addensati sospetti di irregolarità. Ma a preoccupare, al momento, sono anche i ritardi. Alcuni vicentini, infatti, non hanno ancora ricevuto il plico che permette loro di votare. Risultato? Per chi non si è ancora rivolto al consolato di riferimento, il rischio è quello di essere tagliato fuori dalla consultazione….”.
Oltre a confermare personalmente la notizia e la preoccupazione, che ormai è certezza, sull’impossibilità di esercitare il loro diritto al voto, visto che ho due figli ingegneri che lavorano in Usa, uno in California, l’altro in Pennsylvania, e che nessuno dei due ha ricevuto le schede elettorali, aggiungo un’altra perla della nostra Repubblica democratica fondata sul lavoro… all’estero.
Nella foto c’è l’indirizzo a cui è stato spedito il plico per una elettrice che vive in Israele e che per un qualche miracolo è riuscito a riceverlo visto che è indirizzato sì a Gerusalemme, che, però, sarebbe situata non in quel Paese ma nella più piccola… Asia.
Fantastico il sistema di smistamento della posta che in Asia ha prima individuato il Medio Oriente e poi Israele magari anche grazie a quello che appare come un codice o brava la signora Angela a rintracciare tramite il Consolato il suo plico, ma quanto a ignoranza della geografia, visto che questo non è l’unico caso, la burocrazia italiana se la batte alla grande con Luigi Di Maio.